Fino all'inizio della prima guerra mondiale il principale fornitore dell'artiglieria italiana era stata la ditta Krupp.[1]Con l'entrata in guerra della Germania e la denuncia della Triplice alleanza da parte dell'Italia, la Krupp evitò di rifornire di artiglierie uno stato all'epoca neutrale, ma potenzialmente nemico[senza fonte].
L'obice era stato progettato dalla ditta Schneider nel 1906 e, in tale data, era stato scartato in un concorso indetto dal Regio Esercito[2]per munirsi di un nuovo pezzo da campagna. Tuttavia, pressati dalle esigenze belliche, gli organi tecnici dell'esercito spinsero l'Ansaldo a costruirne un certo numero nel periodo 1917-191[senza fonte].
Varianti
Nel 1918 venne effettuato un tentativo di creare un semovente montando il 105/14 scudato sullo scafo del carro Renault FT, senza che risultino ulteriori sviluppi di tale mezzo.[3] Da una fotografia,[4]risulta che questo prototipo fosse stato presentato alla famiglia reale, a Roma, il 1º aprile 1919 (assieme ad alcuni Renault FT, all'unico Schneider CA1 ceduto dalla Francia e ad uno dei due Fiat 2000, cui per l'occasione erano stati applicati, al posto di due-tre mitragliatrici, cannoni da 37 mm). Il semovente (peraltro con una configurazione identica ad un mezzo francese, sempre sull'FT e con obice da 105 mm) non fu mai utilizzato; non si conosce nemmeno la sua sorte finale. Non se ne ebbero più notizie fin dagli anni venti[senza fonte].
L'affusto era a culla a deformazione, a coda unica scatolata e scudato. L'obice era previsto per il traino animale, quindi le ruote erano in legno ed a raggi. Successivamente alcuni pezzi furono equipaggiati con ruote metalliche e pneumatici per il traino meccanico. Nel traino la coda dell'affusto era appoggiata su un apposito avantreno[senza fonte].
L'impiego
Nel corso della prima guerra mondiale furono prodotte alcune centinaia di pezzi,[2] acquistati dal Regio Esercito, ma mai distribuiti ai reparti per mancanza di un munizionamento che desse prestazioni sufficienti (con il munizionamento dell'epoca la gittata era poco più di 6 km).[3]Dopo la prima guerra mondiale, con l'acquisizione dell'obice Škoda 10 cm Vz. 1914, di prestazioni superiori, il 105/14 fu passato in riserva ed immagazzinato presso la Direzione di Artiglieria di Venezia[senza fonte].
Quando si avvicinò la seconda guerra mondiale gli obici tenuti in deposito furono revisionati e ad alcuni furono sostituite le ruote in legno con ruote metalliche per il traino meccanico, al 1º ottobre 1939 erano in linea 120 di questi pezzi.[5] Il munizionamento utilizzato fu quello già previsto per il cannone 105/28,[6] che portò la gittata, se non a valori eccezionali, almeno a valori accettabili (circa 8 km). L'uso principale del pezzo fu in postazioni fisse[6][7] in dotazione alla GAF.
^Vedi pubblicazione n.5081 - Armi e mezzi in dotazione all'Esercito del 1955, citata da Antarers, art. cit. pag 25.
Bibliografia
Filippo Cappellano, Le artiglieria del Regio Esercito nella seconda guerra mondiale, Parma, AES, 1998, ISBN88-87372-03-9.
(EN) Peter Chamberlain e Terry Gander, Light and Medium Field Artillery, New York, Arco, 1975.
(EN) Peter Chamberlain e Terry Gander, Weapons of the Third Reich: An Encyclopedic Survey of All Small Arms, Artillery and Special Weapons of the German Land Forces 1939-1945, New York, Doubleday, 1979, ISBN0-385-15090-3.
Periodici
Antares, Armamenti italiani 1945-1970, in Storia Militare, n. 197, Parma, Ermanno Albertelli, febbraio 2010, pp. 21-32.
Filippo Cappellano, Le artiglierie terrestri dell'Ansaldo nella Grande Guerra, in Storia Militare, n. 51, Parma, Ermanno Albertelli, dicembre 1997, pp. 4-13.