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75/32 Mod. 1937

75/32 Modello 37
Tipocannone da campagna
Impiego
UtilizzatoriItalia (bandiera) Italia
Produzione
CostruttoreAnsaldo
Entrata in servizio1941
Descrizione
Peso1.160 kg (in batteria)
Lunghezza canna2,574 m
Calibro75 mm
Tipo munizioniGranata esplosiva
Peso proiettile6,3 kg
Velocità alla volata624 m/s
Gittata massima11.500 m[1]
Elevazione-10°/45°
Angolo di tiro50°
CaricaTNT
Soldatini online.it
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Il cannone 75/32 Mod. 37 (indicato, quando era ancora in fase di prototipo, come 75/34 Mod. S.F.) fu un pezzo di artiglieria utilizzato dal Regio Esercito nel corso della seconda guerra mondiale. Costruito sull'affusto dell'obice 75/18 Mod 35 rappresentò il cannone più moderno disponibile nel corso del conflitto per l'artiglieria divisionale italiana.

Le origini

Artiglieri del regio esercito sul fronte orientale con un 75/32

Gli obici 75/18 appena nati già presentavano grosse limitazioni balistiche, dato che la loro gittata massima era di circa 9 km, quando le artiglierie divisionali degli altri eserciti europei non solo erano di calibro maggiore, ma anche presentavano gittate sensibilmente superiori,[2] pertanto il Servizio Tecnico Armi e Munizioni chiese che venisse studiata una nuova bocca da fuoco allungata da montare sull'affusto dell'obice 75/18 Mod 35. L'incremento della lunghezza della bocca da fuoco, oltre che all'aumento della gittata come artiglieria da campagna, era finalizzato all'impiego del nuovo pezzo in funzione controcarri.[3] Il pezzo, studiato in modo da avere il maggior numero possibile di parti in comune con l'obice 75/18, montava una canna lunga 34 calibri, fu approntato presso l'Arsenale di Napoli ed il prototipo fu presentato nel 1937. Questo modello, chiamato 75/34 Mod. S.F.,[4] fu così adottato dal Regio Esercito e la produzione fu assegnata alla Ansaldo. Questa intervenne sulla bocca da fuoco, accorciandola e modificandone il freno di bocca, ottenendo così la versione di serie 75/32 Mod. 1937.

La tecnica

75/32 trainato da un Fiat-SPA TL37

La canna era monopezzo e nel prototipo era fornita di un freno di bocca a tulipano che venne poi sostituito dall'Ansaldo da un freno di bocca "a pepiera" nella produzione. La rigatura aveva un passo di 20 calibri.

L'affusto, analogo a quello del 75/18 Mod. 1934/1935, aveva ruote a razze metalliche inizialmente in elektron, lega aeronautica di magnesio e alluminio, e successivamente in lamierino di acciaio. Le ruote erano grande diametro (1,3 m) con anello semipneumatico e sospensione elastica a barra di torsione. La velocità massima del traino per il pezzo era di 60 km/h, superiore a quella del trattore utilizzato normalmente per le artiglierie leggere.[5] Le code divaricabili erano ripiegabili in solo due elementi, ottenendo in questo modo una configurazione di marcia di lunghezza abbastanza limitata.

Il pezzo era in grado di sparare sia un cartoccio proietto su due cariche (quindi due diverse velocità alla bocca), sia un cartoccio proietto in un pezzo unico. A partire dal 1943 fu fornito di uno scudo spesso 12 mm e di un sistema di caricamente rapido per permettere un ingaggio più facile dei mezzi corazzati.

Il pezzo fu ordinato in 192 complessi nel 1938, ma, constatata la sua utilità in funzione controcarro, le commesse salirono rapidamente, tanto che nel 1943 risultavano ordinati 542 pezzi.[6] Tuttavia a questa notevole mole di mezzi richiesti non corrispose una produzione adeguata, in quanto i pezzi effettivamente prodotti furono una batteria sperimentale su 5 pezzi nel periodo 1937-39, 30 pezzi fino al 1941, 44 nel 1942 e 98 nel primo semestre del 1943,[7] tuttavia un numero imprecisato di bocche da fuoco fu prodotto per i semoventi e per i carri P26/40.

Il pezzo utilizzava come trattore il Fiat-SPA TL37, fino ad una velocità di 35–40 km/h, altrimenti poteva essere trainato da tre pariglie di cavalli o da trattori cingolati.

L'impiego

Munizionamento del 75/32[8]
  • granata 75/27 mod 32 (cartoccio e bossolo V0 350 o 490 m/s)
  • granata 75/32 a doppio effetto (cartoccio e bossolo V0 360 o 570 m/s)
  • granata 75/32 perforante (cartoccio proietto)
  • granata controcarri EP (a carica cava) (cartoccio proietto, in due tipi V0 580 m/s)
  • proietto EPS con spoletta posteriore

Il cannone, sebbene il prototipo fosse pronto fino dal 1937, entrò in produzione solo nel 1939. Anche le modalità di impiego non furono subito chiare, dato che ad una proposta del 1940 di utilizzare il pezzo in funzione principalmente anticarro, lo Stato Maggiore del Regio Esercito negò l'efficacia del mezzo in tale ruolo, soprattutto considerando la bassa celerità di tiro e l'assenza di una mira ottica.[9]

Il cannone venne utilizzato sul fronte russo, su tre gruppi inquadrati nel 201º Reggimento d'artiglieria motorizzato, alle dirette dipendenze del comando di corpo d'armata. Qui si dimostrò molto efficace contro i T34 sovietici, adempiendo molto bene al ruolo controcarro, sia con i proiettili perforanti ma soprattutto con i proietti E. P. (Effetto Pronto), i quali utilizzavano una carica HEAT particolarmente efficace vista la bassa velocità alla bocca di fuoco del pezzo[10]

Nel 1943 i pezzi destinati al fronte russo erano stati persi, mentre restavano operativi ancora 5 gruppi fra cui 2 del 9º Reggimento artiglieria (Divisione di fanteria "Brennero") e 2 del 235º Reggimento artiglieria (divisione corazzata "Ariete II").

Successivamente all'armistizio dell'8 settembre, 48 pezzi furono inquadrati nelle forze della Wehrmacht[11] con la classificazione 7,5 FK 248(i).

Dopo la fine della seconda guerra mondiale tutti i pezzi furono eliminati dal servizio, in quanto il calibro da 75 mm era considerato ormai totalmente obsoleto per le artiglierie divisionali.[11]

Note

  1. ^ Secondo N. Pignato, art. cit. pag 13 raggiungeva 12.300m.
  2. ^ In Germania il 10,5 cm leFH 18 aveva una gittata superiore ai 12000 m, in Gran Bretagna il 25 libbre Mk I, con calibro 88 mm aveva una gittata di 12000 m e in Francia il 105 Mod 36 aveva una gittata di 16400 m.
  3. ^ «...Questa modifica è stata richiesta per necessità di impiego; a parte la tendenza di altre nazioni all'aumento della gittata essa risulta, per l'artiglieria da campagna, veramente necessaria specialmente per consentire il tiro contro carri armati nella fase di avvicinamento, durante la quale i cannoni anticarro non possono essere utilizzati», dal verbale della 25ª sessione del Comitato Superiore Tecnico per le Armi e Munizioni (1937), citato da F. Cappellano, op. cit. pag 70.
  4. ^ Soldatini on Line - Il portale italiano dei soldatini - L'artiglieria italiana al 10 giugno 1940.
  5. ^ N. Pignato, art. cit. pag 13, indica come trattore il TL 37, con velocità massima di 38,2 km/h.
  6. ^ F. Cappellano, op. cit. pag 70.
  7. ^ F. Cappellano, op. cit., pag. 71.
  8. ^ F. Cappellano, op. cit., apg 72.
  9. ^ F. Cappellano, op. cit., pag 70 e 71.
  10. ^ IT.CULTURA.STORIA.MILITARE ON-LINE: Articoli: da icsm: II GM, su icsm.it. URL consultato il 18 maggio 2018.
  11. ^ a b N. Pignato, art. cit. pag 17.

Bibliografia

  • Filippo Cappellano, Le artiglierie del Regio Esercito nella seconda guerra mondiale, Albertelli Edizioni Speciali, Parma, 1998 ISBN 88-87372-03-9
  • Nicola Pignato, L'ultimo "75" dell'artiglieria italiana, su Storia Militare N° 188, Maggio 2009, pag 4-17

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