Gli obici75/18 appena nati già presentavano grosse limitazioni balistiche, dato che la loro gittata massima era di circa 9 km, quando le artiglierie divisionali degli altri eserciti europei non solo erano di calibro maggiore, ma anche presentavano gittate sensibilmente superiori,[2] pertanto il Servizio Tecnico Armi e Munizioni chiese che venisse studiata una nuova bocca da fuoco allungata da montare sull'affusto dell'obice 75/18 Mod 35. L'incremento della lunghezza della bocca da fuoco, oltre che all'aumento della gittata come artiglieria da campagna, era finalizzato all'impiego del nuovo pezzo in funzione controcarri.[3] Il pezzo, studiato in modo da avere il maggior numero possibile di parti in comune con l'obice 75/18, montava una canna lunga 34 calibri, fu approntato presso l'Arsenale di Napoli ed il prototipo fu presentato nel 1937. Questo modello, chiamato 75/34 Mod. S.F.,[4] fu così adottato dal Regio Esercito e la produzione fu assegnata alla Ansaldo. Questa intervenne sulla bocca da fuoco, accorciandola e modificandone il freno di bocca, ottenendo così la versione di serie 75/32 Mod. 1937.
La tecnica
La canna era monopezzo e nel prototipo era fornita di un freno di bocca a tulipano che venne poi sostituito dall'Ansaldo da un freno di bocca "a pepiera" nella produzione. La rigatura aveva un passo di 20 calibri.
L'affusto, analogo a quello del 75/18 Mod. 1934/1935, aveva ruote a razze metalliche inizialmente in elektron, lega aeronautica di magnesio e alluminio, e successivamente in lamierino di acciaio. Le ruote erano grande diametro (1,3 m) con anello semipneumatico e sospensione elastica a barra di torsione. La velocità massima del traino per il pezzo era di 60 km/h, superiore a quella del trattore utilizzato normalmente per le artiglierie leggere.[5] Le code divaricabili erano ripiegabili in solo due elementi, ottenendo in questo modo una configurazione di marcia di lunghezza abbastanza limitata.
Il pezzo era in grado di sparare sia un cartoccio proietto su due cariche (quindi due diverse velocità alla bocca), sia un cartoccio proietto in un pezzo unico. A partire dal 1943 fu fornito di uno scudo spesso 12 mm e di un sistema di caricamente rapido per permettere un ingaggio più facile dei mezzi corazzati.
Il pezzo fu ordinato in 192 complessi nel 1938, ma, constatata la sua utilità in funzione controcarro, le commesse salirono rapidamente, tanto che nel 1943 risultavano ordinati 542 pezzi.[6] Tuttavia a questa notevole mole di mezzi richiesti non corrispose una produzione adeguata, in quanto i pezzi effettivamente prodotti furono una batteria sperimentale su 5 pezzi nel periodo 1937-39, 30 pezzi fino al 1941, 44 nel 1942 e 98 nel primo semestre del 1943,[7] tuttavia un numero imprecisato di bocche da fuoco fu prodotto per i semoventi e per i carri P26/40.
Il pezzo utilizzava come trattore il Fiat-SPA TL37, fino ad una velocità di 35–40 km/h, altrimenti poteva essere trainato da tre pariglie di cavalli o da trattori cingolati.
granata 75/27 mod 32 (cartoccio e bossolo V0 350 o 490 m/s)
granata 75/32 a doppio effetto (cartoccio e bossolo V0 360 o 570 m/s)
granata 75/32 perforante (cartoccio proietto)
granata controcarri EP (a carica cava) (cartoccio proietto, in due tipi V0 580 m/s)
proietto EPS con spoletta posteriore
Il cannone, sebbene il prototipo fosse pronto fino dal 1937, entrò in produzione solo nel 1939. Anche le modalità di impiego non furono subito chiare, dato che ad una proposta del 1940 di utilizzare il pezzo in funzione principalmente anticarro, lo Stato Maggiore del Regio Esercito negò l'efficacia del mezzo in tale ruolo, soprattutto considerando la bassa celerità di tiro e l'assenza di una mira ottica.[9]
Il cannone venne utilizzato sul fronte russo, su tre gruppi inquadrati nel 201º Reggimento d'artiglieria motorizzato, alle dirette dipendenze del comando di corpo d'armata. Qui si dimostrò molto efficace contro i T34 sovietici, adempiendo molto bene al ruolo controcarro, sia con i proiettili perforanti ma soprattutto con i proietti E. P. (Effetto Pronto), i quali utilizzavano una carica HEAT particolarmente efficace vista la bassa velocità alla bocca di fuoco del pezzo[10]
Dopo la fine della seconda guerra mondiale tutti i pezzi furono eliminati dal servizio, in quanto il calibro da 75 mm era considerato ormai totalmente obsoleto per le artiglierie divisionali.[11]
Note
^Secondo N. Pignato, art. cit. pag 13 raggiungeva 12.300m.
^«...Questa modifica è stata richiesta per necessità di impiego; a parte la tendenza di altre nazioni all'aumento della gittata essa risulta, per l'artiglieria da campagna, veramente necessaria specialmente per consentire il tiro contro carri armati nella fase di avvicinamento, durante la quale i cannoni anticarro non possono essere utilizzati», dal verbale della 25ª sessione del Comitato Superiore Tecnico per le Armi e Munizioni (1937), citato da F. Cappellano, op. cit. pag 70.