Ricco possidente terriero e imparentato con i signori di Válor, Hernando Abenabó y Abencillo discendeva da una famiglia dell'élite di origine musulmana che aveva accettato di convertirsi al cristianesimo dopo la conquista di Granada da parte dei Re cattolici di Spagna, ricevendo in cambio concessioni e titoli nobiliari.
Egli si mise a capo della rivolta dei moriscos dopo l'assassinio del leader originale, suo cugino Abén Humeya, nel 1569, da parte di fazioni interne alla rivolta insofferenti al crescente dispotismo di quest'ultimo. Assunta la conduzione della rivolta, venne a sua volta ucciso per denaro, su commissione del comando spagnolo, da un altro suo cugino, Gonzalo El Seniz, il 15 marzo 1571, quando ormai la rivolta stava per essere definitivamente stroncata dalle truppe di Giovanni d'Austria.
Consegnando il cadavere del cugino ai suoi mandanti, El Seniz disse: «Il pastore non ha potuto consegnare la pecora viva, consegna ora il suo vello». Il suo cadavere così oltraggiato fu esposto sulla pubblica via, venne dilaniato e la sua testa fu esposta in una cesta metallica presso una porta della città con la scritta:
(ES)
«Esta es la cabeza del traidor Aben Aboo; nadie la quite so pena de muerte.»
(IT)
«Questa testa è quella del traditore Aben Aboo; che nessuno la tolga, pena la morte.»
La macabra esposizione rimase ivi almeno fino al 1600.