«Intanto la buona Agnese (così si chiamava la madre di Lucia), messa in sospetto e in curiosità dalla parolina all'orecchio, e dallo sparir della figlia, era discesa a veder cosa c'era di nuovo.»
imprecisato (presumibilmente il paese nei dintorni di Lecco in cui risiede)
Data di nascita
imprecisata (da supporre fra il 1570 e il 1590)
Professione
nel romanzo la sua occupazione principale sembra la gestione della casa e del denaro di famiglia, nonché dei campi che possiedono; non è dato sapere se abbia fatto qualcos'altro in altri momenti della vita
Agnese è la madre di Lucia Mondella. Il cognome di Agnese è quello del defunto marito, il suo anno di nascita non è mai stato rivelato ma la sua età è calcolabile in circa 50 anni da altri passi del romanzo.
Agnese appare come una donna che dice di avere molta esperienza di vita: infatti offre preziosi consigli (dal suo punto di vista) anche a Renzo Tramaglino, promesso sposo della figlia, che tuttavia non si rivelano estremamente utili, come quello di fare un matrimonio "abusivo"[1] nel sesto capitolo del romanzo.
In realtà, la vantata esperienza di Agnese si riduce per lo più alla meticolosa registrazione di chiacchiere e pettegolezzi del villaggio. È un po' la classica "comare" del paese, che sa tutto di tutti e si basa molto sulle credenze popolari.
Si dimostra subito come una donna molto forte, abituata a lavorare e pratica, che gestisce da sola la vita della filanda e la casa, dove abita con sua figlia Lucia, che ha cresciuto presumibilmente da sola, vista l'assenza di accenni al padre.
Non è una donna molto dotta: ad esempio, quando le viene riferito che fra' Cristoforo è stato trasferito a Rimini, mostra di non aver mai sentito parlare di tale città. I suoi atteggiamenti si basano molto su notizie attinte per sentito dire, da fonti anche di dubbia attendibilità (da qui, ad esempio, la sua conoscenza della possibilità di effettuare un matrimonio a sorpresa). Tuttavia non è ingenua o religiosissima, come invece si dimostra la figlia Lucia, poiché crede solo a ciò che può vedere e provare: infatti è una donna molto attiva e fiera, a cui non piace farsi prendere in giro o farsi mettere i piedi in testa, specialmente dagli uomini più ricchi e potenti di lei.
È molto diffidente nei confronti della religione e della Chiesa, cosa alquanto rara vista l'epoca, e visto il carattere completamente opposto della figlia Lucia.
Agnese non manca inoltre di una certa astuzia: ad esempio, è sua l'idea vincente di distrarre Perpetua nella notte del matrimonio a sorpresa, facendo leva sui complessi della serva derivati dalla sua condizione di nubile.
Note
^Il Manzoni si riallaccia all'effettiva situazione del diritto canonico nel ducato di Milano dove non era stato pubblicato il decreto Tametsi, pertanto le nozze clandestine, sia pure considerate illecite avevano validità canonica. Il consenso dei nubendi era valido purché pronunciato alla presenza di due testimoni (Tonio e Gervaso) e del parroco, anche se dissenziente.