Artista di buona cultura, formatosi nell'atmosfera dei poeti de La Pléiade e capace di fondere elementi italianeggianti, un tessuto fiammingo, spunti personali ed originali e cenni di storia drammatica contemporanea, presentati in un linguaggio fiabesco.[3]
Purtroppo pochi lavori di Caron sono sopravvissuti, per lo più di tematiche storiche, allegoriche, oppure basati su cerimonie di corte, scene astrologiche, e sui massacri compiuti negli anni sessanta del 1500.
Pur prendendo in prestito un soggetto piuttosto ricorrente nelle stampe dell'epoca, Caron si distinse per lo scenario architettonico innovativo, all'interno del quale si svolgono i cruenti fatti storici, trasposti tramite colori brillanti e un'atmosfera astratta.[4] Ebbe la tendenza di piazzare le sue figure umane in scenari ampi, sull'esempio dell'Abbate; inoltre le sue figure assunsero forme allungate, come nel celebre Ritratto di donna (1577). Stilisticamente, Caron era un manierista, che si caratterizzò per la prospettiva esagerata, in cui le forme sembrano scomparire nello spazio, e per l'uso non naturalistico del colore.[2]
La stessa sensibilità moderata e la semplicità espressiva si manifestarono nell'opera Astronomi che studiano l'eclissi, fenomeno, quest'ultimo, che avvenne storicamente nel 1571, un anno prima del massacro dei protestanti. Caron associò il fenomeno naturale al presagio nefasto, per le sciagure sociali. Il dipinto è stato datato al 1572, anno ormai di piena maturazione dell'artista, come attestarono gli elementi compositivi, i colori, i gesti e le espressività.[3]
Le altre opere di Caron furono spesso di tematiche fantastiche, come nel caso di Augusto e Sibilla oppure descriventi la vita di corte, come i Trionfi delle stagioni, risalente al 1580 e nel quale la narrazione si soffermò sulle abitudini di corte a seconda delle stagioni.
Molti suoi lavori sono stati attribuiti anche ad altri pittori e solamente recenti studi approfonditi hanno chiarito alcuni dubbi sulla sua carriera artistica.[3]