Napoletano d'origine, Antonio Gomez fu un "giovinastro scapestrato, appena si trovava qualche soldo, lo spendeva nell'ubbrìachezza e negli stravizi. Il lavoro e lui furono sempre nemici"[senza fonte]. Volontario nella prima guerra di indipendenza del 1848, emigrò in Francia, ove si arruolò nella Legione straniera francese prestando servizio in Algeria dal maggio 1853 al giugno del 1855. Cameriere su un piroscafo, il 7 dicembre 1855, Gomez fu condannato a Marsiglia a sei mesi di carcere per aver perso un baule affidatogli; scontata la pena nel 1856 emigrò in Inghilterra a Birmingham e poi a Londra come garzone nel Café Chantant di Leicester Square.
Il 26 febbraio 1858 fu condannato dalla corte d'Assise di Parigi per circostanze attenuanti ai lavori forzati a vita. Scontò 29 anni nel carcere della Caienna e, liberato nel marzo 1887, a seguito della grazia, si ritirò a Napoli ove morì, in estrema miseria, in età avanzata[1][2].
Note
^Rinaldo Caddeo, L'Attentato di Orsini, 1858, 1932, pag.232
^Per altri autori fu invece ucciso a pugnalate dopo aver ottenuto la grazia. Cfr. Biagio Cognetti, Pio IX ed il suo secolo: dalla rivoluzione francese del 1789 alla ..., 1868, pag. 123.
Bibliografia
Guido Artom, Orsini sfida l'ultimo Napoleone, in Storia Illustrata, 1978, n° 250.