Fin dall'età di 25 anni, Antonio Ferri inizia a progettare numerosi apparati funebri influenzato dalle tematiche riguardanti la morte e la memoria che si diffondono in Toscana tra Sei e Settecento[6] in forma di apparati funebri, monumenti funebri e sepolcri.[7]
Egli iniziò a sperimentare questo tema nella basilica di San Lorenzo.
Attivo anche a Roma, fu però a Firenze[8] che creò le sue opere più importanti, divenendo architetto della corte granducale al tempo di Cosimo III[9][10].
Antonio Ferri e altri architetti di fiducia verranno infatti inviati da questi nella maggior parte dei territori del Granducato interessati dai terremoti della fine del secolo. L'architetto redigerà numerose perizie e disegni sullo stato delle fortificazioni medicee[11]. Suo è il progetto per il teatro nella villa medicea di Pratolino.
Alla fine del Seicento Antonio Maria Ferri realizzò degli scaloni monumentali in alcuni palazzi fiorentini, collocati in importanti snodi urbani della città. Queste scale si trovano in quattro palazzi: palazzo Franceschi-Dragomanni[12][13](via Guicciardini, 13), palazzo Corsini al Parione[14] (via del Parione, 11), palazzo Panciatichi (via Cavour, 2), palazzo de' Visacci (Borgo Albizi, 18), e in villa Feroni a Bellavista[15][16][17]. Questa progettazione di scaloni nobili è inserita nel contesto della produzione architettonica di scaloni monumentali del periodo.
L'architetto realizza inoltre l'uniformazione di due palazzi fiorentini, uno di proprietà della famiglia Orlandini e l'altro di proprietà della famiglia Gondi denominato in seguito Palazzo Orlandini del Beccuto (via de' Pecori). Anche questi lavori si inseriscono all'interno di una tendenza costruttiva evidenziatasi a Firenze già tra Cinque e Seicento quando più palazzi minori venivano accorpati al palazzo principale[7].
L'architetto realizzò anche dei lavori alla cupola della chiesa di San Frediano in Cestello[18] e dei lavori alla chiesa del Santissimo Crocifisso[19] di San Miniato[20][21].
Si distinse anche per la scrittura di un noto trattato intitolato Pratiche di prospettiva, fortificazione, e d'artiglieria fatte per l'Accademia de Nobili eretta e protetta in Firenze dal Ser.mo Princ.pe Ferdinando di Toscana d'Antonio Ferri lettore in essa Accademia d'architettura civile e militare.
^Marta Andreoni, Le scale di Antonio Maria Ferri (1651-1716) architetto fiorentino, Tesi di laurea, relatore prof. Mario Bevilacqua, A. A. 2010/2011, Facoltà di architettura dell'Università degli Studi di Firenze
^abDebora Scrofani, Antonio Ferri (1651-1716): architettura religiosa e civile, Tesi di laurea, relatore prof. Giovanni Leoncini, A. A. 2001/2002, Facoltà di lettere dell'Università degli Studi di Firenze
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^Fabio Sottili, “Per ridurre alla moderna”: architetti, ingegneri e capimastri nel Settecento, in Fabio Gabbrielli (a cura di), Palazzo Sansedoni, Siena 2004
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