Pubblicò i libretti delle opere, in concorrenza con Ricordi[2] Attilio Barion era molto attento ad utilizzare le opportunità accordate dalla legge sul diritto d'autore allora vigente della licenza obbligatoria[3] riuscendo così a pubblicare a prezzi concorrenziali i libretti più famosi.
Oltre che a titoli destinati al grande pubblico come Carolina Invernizio, pubblicò i classici a prezzo contenuto. Curò la diffusione della letteratura italiana anche nei luoghi di emigrazione come il Sud America, in particolare l'Argentina.
Fu il primo editore a pubblicare le opere complete di Francesco De Sanctis, affidate alla curatela di Luigi Galeazzo Tenconi,[4] e collaborò con l'Istituto per le biblioteche scolastiche e popolari. Fu definito l'editore tipo delle bancarelle[5] che, trasformò in un efficace mezzo di diffusione della cultura negli ambienti popolari, in contrapposizione ad una visione elitaria del mondo dell'editoria. Dopo la sua morte la casa editrice fu retta dalla moglie[6], per confluire poi nella Mursia.[7]
^I libretti Barion erano stampati su carta economica, senza illustrazioni nella copertina, ma costavano 50 centesimi contro un prezzo di una lira dei libretti editi da Ricordi
^Secondo la legge sul diritto d'autore allora vigente dopo 40 anni c'era la possibilità di pubblicare i testi pagando agli autori il compenso del 5% del prezzo di copertina
^Luigi Galeazzo Tenconi seguì la curatela delle opere della letteratura italiana e tradusse molte opere delle letterature straniere
Cristina Brambilla, Attilio Barion: l'impegno della divulgazione delle edizioni popolari nel volume Stampa e piccola editoria tra le due guerre a cura di Ada Gigli Marchetti e Luisa Finocchi. Milano. Franco Angeli, 1997, p. 495