Augusta Vittoria di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Augustenburg
Augusta Vittoria di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Augustenburg (Lubsko, 22 ottobre 1858 – Doorn, 11 aprile 1921) è stata l'ultima imperatrice tedesca e regina di Prussia, in quanto consorte di Guglielmo II di Germania. BiografiaAugusta Vittoria era la prima figlia di Federico VIII di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Augustenburg, e di sua moglie, Adelaide di Hohenlohe-Langenburg[1]. Nacque nel Castello di Dolzig. Trascorse un'infanzia molto tranquilla in Lusazia. La famiglia, però, fu presto costretta a tornare in Danimarca a causa dello scoppio della seconda guerra dello Schleswig. È cresciuta a Dolzig fino alla morte di suo nonno, Cristiano Augusto II, duca di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Augustenburg, nel 1869. La famiglia si trasferì quindi a Primkenau in una tenuta di campagna ereditata da suo padre[2]. Augusta era conosciuta come "Dona" all'interno della famiglia. MatrimonioPrincipessa ereditariaIl 27 febbraio 1881 Augusta Vittoria sposò il principe della corona Guglielmo di Prussia, futuro erede al trono. Guglielmo aveva precedentemente proposto a sua cugina di primo grado, la principessa Elisabetta d'Assia e del Reno (conosciuta in famiglia come "Ella"), figlia della sorella di sua madre, di sposarlo ma lei rifiutò. La famiglia di Guglielmo era originariamente contraria al matrimonio con Augusta Vittoria, il cui padre non era nemmeno un sovrano. Tuttavia, il cancelliere Otto von Bismarck fu un forte sostenitore del matrimonio, credendo che avrebbe posto fine alla disputa tra il governo prussiano e il padre di Augusta[3]. Dal matrimonio con Guglielmo nacquero sette figli:
ImperatriceIl 15 giugno 1888, a seguito dell'incoronazione del marito, divenne imperatrice tedesca e regina di Prussia. Ebbe un rapporto un po' tiepido con la suocera, Vittoria, che aveva sperato che lei potesse contribuire a sanare la frattura tra lei e il figlio. L'imperatrice era anche infastidita dal fatto che il titolo di capo della Croce Rossa fosse andato ad una donna che non aveva alcuna esperienza (anche se nelle sue memorie, la principessa Vittoria Luisa descrive un quadro diverso, affermando che sua madre amava le opere di carità). Augusta si occupò molto di beneficenza e fondò numerose associazioni per il sostentamento dei bisognosi. Durante la prima guerra mondiale partecipò a numerose associazioni caritatevoli. Augusta spesso si divertiva a snobbare la suocera, con piccoli incidenti, come ad esempio dicendole che avrebbe indossato un abito diverso da quello che l'imperatrice le aveva raccomandato e informò l'imperatrice madre che la figlia non era stata chiamata in suo onore (anche se, ancora una volta, nelle sue memorie, Vittoria Luisa dichiara che venne chiamata così sia in ricordo della nonna che della bisnonna, la regina Vittoria). Augusta e sua suocera si avvicinarono per alcuni anni dopo l'incoronazione, poiché Augusta era spesso sola mentre suo marito era via per esercitazioni militari, sebbene non avesse mai lasciato i bambini soli con lei per non essere influenzati dal suo noto liberalismo. Augusta era presente al capezzale di Vittoria quando morì di cancro al seno nel 1901. Augusta ebbe anche relazioni poco cordiali con alcune sorelle di suo marito, in particolare la principessa Sofia. Nel 1890, quando Sofia annunciò la sua intenzione di convertirsi all'ortodossia greca, Dona la convocò e le disse che se lo avesse fatto, non solo Guglielmo l'avrebbe trovato inaccettabile come capo della Chiesa statale evangelica delle province più antiche della Prussia, ma sarebbe stata esclusa dalla Germania e la sua anima sarebbe finita all'inferno. Sofia rispose che era affar suo. Augusta divenne isterica e partorì prematuramente suo figlio, il principe Gioacchino, a causa del quale era iperprotettiva nei suoi confronti per il resto della sua vita, credendo che fosse delicato. MorteNel 1920, il trauma dell'esilio e dell'abdicazione, unite alla rottura del matrimonio di Gioacchino ed al suo successivo suicidio, furono troppo per Augusta. Morì nel 1921, a Doorn nei Paesi Bassi. Guglielmo II fu devastato dalla sua morte. La Repubblica di Weimar permise di trasportare la salma in Germania, dove ancora oggi riposa, non lontano dal Neues Palais, a Potsdam. Poiché non gli era permesso di entrare in Germania, Guglielmo II poté accompagnare sua moglie nel suo ultimo viaggio solo fino al confine tedesco. AscendenzaOnorificenzeOnorificenze prussiane[4]Onorificenze straniere[4]— 16 maggio 1881
Dediche
Note
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