Bindo de Vecchi nacque a Siena nel 1877 figlio di Matteo de Vecchi ed Elena Bindi Sergardi.
La sua formazione giovanile, risentì dei frequenti cambiamenti di scuole e città a causa dei trasferimenti legati alla carriera del padre, ufficiale dell’Esercito italiano, decorato per il suo impegno durante i moti risorgimentali.[1][2]
Il suo percorso universitario iniziò nel 1893 presso la Facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Napoli dove frequentò i laboratori dell'anatomista Giovanni Antonelli (1838-1914). Un successivo trasferimento a Bologna lo portò a completare gli studi nell’ateneo cittadino, avendo tra i suoi docenti Augusto Murri (1841-1932). Dietro suggerimento del Murri venne ammesso come interno nel Laboratorio di anatomia patologica diretto dal patologo Giovanni Martinotti (1857-1928).[3]
Dopo la laurea, conseguita nel 1899, venne nominato assistente di anatomia patologica. Nel 1901 si assentò dal laboratorio universitario per prestare servizio militare come volontario presso l’ospedale di Bologna, dove ottenne l’incarico di addetto al laboratorio di batteriologia e chimica.[4][5] Tornato nell’istituto di anatomia patologia, con la qualifica di dissettore, ottenne nel dicembre 1902 la libera docenza. Dopo alcuni anni di insegnamento, al quale accostò l’affiancamento al Martinotti nel corso ufficiale di tecnica delle autopsie, nell’estate del 1908 si recò a Dresda per implementare la sua formazione presso il laboratorio diretto da Christian Georg Schmorl (1861-1932), dal quale apprese le ultime innovazioni teoriche e tecniche sull’istologia.
Lasciò la Germania nel 1909 per mettersi al servizio delle popolazioni della Sicilia e della Calabria, colpite dal terremoto di Messina del 1908, ottenendo per questo suo impegno due medaglie d’onore. Dopo la nomina a direttore del laboratorio della poliambulanza di Bologna, ottenne l’incarico di direzione dei servizi batteriologici per la lotta anticolerica nella provincia di Siracusa dalla girezione Generale della sanità pubblica.
Nel 1912, sulla linea dei suoi ideali sociopolitici, diretti in senso patriottico e nazionalista, aderì all’Associazione Nazionalista Italiana, movimento fondato due anni prima da Luigi Federzoni[6], per poi arruolarsi, nel 1915, come volontario al fronte durante la prima guerra mondiale, rifiutando di ricoprire cattedra di anatomia patologia presso l’Università degli studi di Perugia. Prestò servizio in prima linea in una sezione di sanità della I Armata, ottenendo la Croce di guerra ed altri riconoscimenti al merito; negli anni successivi ottenne il grado di Maggiore e venne incaricato della direzione del laboratorio batteriologico di Armata di Bassano. La sua esperienza al fronte non gli impedì di portare avanti i suoi impegni accademici a Bologna e Padova[6], fornendogli materiale per nuovi esperimenti e ricerche.[7]
Si classificò primo al concorso per la cattedra di anatomia patologica dell’Università di Perugia, che resse dal 1920 al 1923; venne in seguito chiamato a coprire la medesima cattedra presso gli atenei di Sassari e poi di Catania. Nel 1925, a seguito di una brevissima parentesi come professore ordinario presso l’Università di Palermo, ottenne la direzione della cattedra di anatomia patologica dell’Università di Firenze[8], unanimemente indicato come degno successore del celebre patologo Guido Banti (1852-1925).[9]
Nel 1930 fu eletto rettore dell'università di Firenze, carica che rivestì fino alla morte, sopraggiunta in data 28 dicembre 1936. Durante il suo rettorato, seppur in concordanza con i dettami del fascismo, Bindo mostrò intenti liberali nell’impronta che intendeva potesse avere l’ateneo fiorentino, auspicando per questo un rinnovamento che potesse metterlo
«[...] in grado di marciare al passo con la vita del paese, inspirandosi alle esigenze del periodo storico nel quale tutti noi dobbiamo operare.»
(Gabriele Turi, Le istituzioni culturali del regime fascista durante la seconda guerra mondiale, in “Italia contemporanea”, marzo 1980, n. 138, p. 20.)
Nell’ottica di questo rinnovamento, volto anche allo sviluppo di una nuova sistemazione delle infrastrutture universitarie[10], scrisse un saggio in cui evidenziava le necessità di un cambio di passo nell’insegnamento medico in Italia, mettendo in luce l’urgenza di un adeguamento dei programmi al costante aumento delle conoscenze e sottolineando inoltre che
«[...] l’Università non dovrebbe abbandonare mai i suoi figliuoli spirituali, ma dovrebbe restare in intimo contatto con loro […] sempre prodiga dei suoi insegnamenti.»
(Bindo de Vecchi, Le Scuole Mediche di oggi e di domani, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1932.)
Uomo di cultura, fu membro di varie associazioni scientifiche[12], tra cui la Società Colombaria di Firenze.[13] Nel 1934 ottenne la presidenza del Comitato fra gli Enti di Alta Cultura.
Il contributo scientifico
Durante la sua attività di ricerca, principiata fin dai tempi del suo studio presso il laboratorio di Giovanni Martinotti, Bindo de Vecchi produsse importanti studi scientifici sulla tecnica delle autopsie[14] e l’anatomia patologica. Portò avanti una lunga serie di esperimenti tra cui assai rilevanti furono gli studi dedicati alle malattie del sistema circolatorio, in particolare quelli riferiti alle endocarditi, per le quali approfondì l’origine batterica dell’infiammazione che dimostrò essere legata anche all’azione delle tossine prodotte dai batteri stessi[15][16]:
«Fino a quel tempo si riteneva che le endocarditi fossero provocate esclusivamente dall'azione diretta di determinati batteri. Il D. poté dimostrare sperimentalmente che anche le tossine prodotte dai microrganismi in corso di gravi tossinfezioni sono in grado di innescare processi flogistici evolventi in seno al tessuto delle valvole cardiache, caratterizzati da proliferazione cellulare con deposizione di fibrina e necrosi; introdusse così un nuovo concetto di valvulite, e mise in evidenza come la localizzazione del processo infiammatorio alle valvole cardiache sia favorita dall'attrito dei loro lembi provocando un aumento dell'attrito stesso mediante l'inoculazione di sostanze dotate di azione ipertensiva e dimostrando altresì che i prodotti tossici dello streptococco, causa di gravi flogosi valvolari, posseggono azione ipertensiva [...]»
(Antonio Pavan, de Vecchi, Bindo in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991))
Altri esperimenti lo indussero a ritenere che anche le endocarditi sviluppatesi in soggetti affetti da tubercolosi potessero essere talora indotte dalle tossine tubercolari.
Unitamente ai suoi studi sulla tubercolosi, della quale analizzò l’induzione sperimentale nelle ghiandole surrenali[17], nonché su varie patologie della milza[18], Bindo de Vecchi fu il primo patologo in Italia ad illustrare al mondo medico italiano la recente scoperta del granuloma reumatico (o “nodulo di Aschoff”, dal nome dello scopritore Karl Aschoff), lesione tipica della febbre reumatoide che colpisce l’endocardio, della quale approfondì lo studio mediante induzione sperimentale.[19]
Vita privata
Bindo de Vecchi si sposò con Vittoria de’ Pazzi, nobildonna appartenente all’omonima casata fiorentina; da questa unione nacquero le tre figlie Maria Maddalena (1921), Margherita (1924) e Nicoletta (1925).
Affiancando agli studi di medicina una solida cultura umanista, venne educato alla musica e, in ambito esclusivamente privato e familiare, fu musicista compositore di liriche vocali per pianoforte.[20] Tra i suoi interessi privati si annoverano inoltre il collezionismo librario e la fotografia, passione che lo accompagnò durante il suo impegno come medico al Fronte, dove realizzò un “reportage” fotografico dei luoghi della Grande Guerra.[21]
Tra le sue amicizie e corrispondenze si annoverano varie personalità del mondo letterario e culturale italiano del tempo, come gli scrittori Ugo Ojetti[22] e Giovanni Papini.[23]
Opere
Saggi e articoli medico-scientifici
Sulla tubercolosi sperimentale delle capsule surrenali, in Riforma medica, IV [1900], pp. 698–700
Über die experimentelle Tuberculose der Nebennieren, in Centralblatt für Allgemeine Pathologie und Pathologische Anatomie, vol. 12, fasc. 14, Jena, s.n., 1901, pp. 577–592
Su di un caso di tubercolosi mammaria, in La Clinica chirurgica, X [1902], pp. 657–673
Su alcune rare localizzazioni del processo tubercolare, I, Tubercolosi del miocardio, II, Tubercolosi dello stomaco, in La Clinica medica, XLI [1902], pp. 88–102
La simpaticectomia cervicale in relazione con lo sviluppo della tubercolosi oculare sperimentale. Nota preventiva, in Riforma medica, XX [1904], pp. 369–373
Über einen Fall von Hypernephrom der Leber, in Virchows Archiv für pathologische Anatomie und Physiologie und für klinische Medizin, Berlin, s.n., 1904, pp. 133–150
Tubercolosi oculare sperimentale e simpaticectomia cervicale, in Arch. di anatomia patol. escienze affini, I [1905], pp. 428–456, 507-573; II [1906], pp. 33–130
Studi sperimentali sull'endocardite, in Boll. delle scienze mediche, s. 8, V [1905], pp. 351–354
Ricerche sperimentali sulle endocarditi da tossine batteriche, in Arch. di anatomia patol. e scienze affini, I [1905], pp. 151–170
Studi sulla endocardite sperimentale, in Riforma medica, XXI [1905], pp. 425–431
Doppelseitiges Nierensarkom mit chromaffinen Zellnestern, in Virchows Archiv für pathologische Anatomie und Physiologie und für klinische Medizin, Berlin, s.n., 1905, pp. 282–296
Intorno ad un caso di flebosclerosi, in Boll. delle scienze mediche, s. 8, VI [1906], pp. 529–557
Nuove ricerche sulla endocardite sperimentale, in Boll. delle scienze mediche, s. 8, VIII [1908], pp. 1–52
Wirkung der toxischen Produkten des Streptococcus pyogenes auf den arteriellen Blutdruck, in Zentralbl. f. Bakteriologie u. Parasitenk. Abt. 1., Orig., XLVI [1908], pp. 471–486,
Action des produits du streptococcus pyogenes sur la pression artérielle, in Archives ital. de biologie, II [1908], pp. 396–400
Tumori e pseudo-tumori dell'endocardio, in Boll. di scienze mediche, s. 8, IX [1909], pp. 481–520
Über die "Verruga Peruviana", Leipzig, Barth, 1909
Contributo sperimentale alla conoscenza della miocardite reumatica, in Pathologica, II [1910], pp. 489–495,
Sur la myocardite rhumatismale; étude anatomo-pathologique et expérimentale, in Arch. de méd. expér. et d'anatomie pathol., XXIV [1912], pp. 352–420
Tecnica e diagnostica delle autopsie, Milano, Vallardi, 1914 (2ª ed. ibid. 1928)
Le basi biologiche della patologia, in Annali della Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Perugia, Perugia, s.n., 1921, pp. 3–24
Teratologia generale, in Pio Foà (a cura di), Trattato di anatomia patologica per medici e studenti, 6 voll., Torino, UTET, 1920-24
Sulla essenza e sul determinismo genetico del processo endocarditico, in Arch. di patol. e clinica medica, IV [1926], pp. 241–256
Sulle splenopatie ad "aree di Gamna", in Annali di medicina navale, III [1928], pp. 305–315
Considerazioni istogeneti che sui cosiddetti "noduli di Gamna", in Haematologica, IX [1928], pp. 459–499
Ricerche sistematiche sulla genesi e sul valore delle lesioni perivasali spleniche, conosciute col nome di "aree di Gamna", in Arch. di patologia e clinica medica, LXXXI [1929], pp. 17–19
Sul processo endocarditico nella prima infanzia: Nota I, in Riv. di clinica pediatrica, XXVII [1929], pp. 599–612; The endocarditic process in childhood, in Arch. of pathology, XII [1931], pp. 37–69;
L'importanza degli istiociti valvolari nello svolgimento dei processi endocarditici sperimentali, in Lo Sperimentale, LXXXVI [1932], pp. 1–29
Le Scuole Mediche di oggi e di domani, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1932
Relazione sull'arteriosclerosi eseguita sul materiale degli istituti di Firenze, Milano, Torino, in Cuore e circolazione, XIX [1935], pp. 226–242, in coll. con N. Rogers
Anatomia patologica dell'apparato digerente, riveduto dal prof. A. Costa, in Trattato italiano di anatomia patologica, diretto da F. Vanzetti, I, Torino 1949, pp. 291–520 (postumo)
Saggi e articoli storici
La vita e l’opera di maestro Antonio Benivieni fiorentino, in Atti della Società Colombaria di Firenze degli anni 1930-1932, XI, Firenze, Stabilimento tipografico già Chiari succ. Carlo Mori, 1932, pp. 103–122
I libri di un medico umanista fiorentino del sec. XV dai “Ricordi” di maestro Antonio Benivieni, in “La Bibliofilia” n. 34, Firenze, [Tip. S. Landi], 1932, pp. 293–301
Onorificenze
Medaglia di benemerenza per il terremoto calabro-siculo
Croce al merito di guerra
Cavaliere dell’Ordine della Polonia restituita
— 18 maggio 1932
Note
^Durante i moti risorgimentali Matteo de Vecchi si arruolò nell’esercito sardo dopo essere fuggito dal Ducato di Modena. Prese parte a tutte le guerre risorgimentali fino alla presa di Roma del 1870, ottenendo medaglie e onorificenze. Sara Morelli, Commemorando la Prima Guerra Mondiale: foto, libri, documenti di famiglia e cimeli, in In occasione dei 400 anni dalla morte di William Shakespeare: riflessioni, eventi, iniziative, Quaderni della Fondazione Ranieri di Sorbello, 4/2018, Perugia, Fondazione Ranieri di Sorbello, 2018, p. 190.
^Fondazione Ranieri di Sorbello, Archivio, Carte de Vecchi, b. 4, f. 3.17 Diploma di Medaglia commemorativa delle guerre combattute per l'indipendenza e l'unità d'Italia, Roma, 1896 ottobre 16.
^Giovanni Dagnini, Commemorazione di Bindo de Vecchi, s.l., s.n., Commemorazione letta alla Società Medica Chirurgica di Bologna nella Seduta Scientifica del 18 marzo 1938-XVI, p. 5.
^L'Università degli studi di Firenze 1924-2004, 2 voll., Firenze, Olschki, 2004, v. 1, p. 269.
^Attività didattica e scientifica della R. Università degli studi di Firenze nel decennio 1924-II e.f. 1934-XII e.f., Firenze, Tipocalcografia classica, 1934 – XIV, p. 217.
^L'Università degli studi di Firenze 1924-2004, cit., v. 1, p. 45.
^L'Università degli studi di Firenze 1924-2004, cit., v. 1, p. 404.
^Gino Patrassi, Bindo de Vecchi, estratto da: Annuario della R. Università di Firenze 1936-37, Firenze, Stabilimento grafico G. Ruffilli [1937], p. 3.
^Bindo de Vecchi, Tecnica e diagnostica delle autopsie, Milano, Vallardi, 1914 (2ª ed. ibid. 1928).
^Commemorazione del Prof. Bindo De Vecchi tenuta nell’aula Magna della R. Università, gennaio 1938 – XVI, Firenze, Tipografia Enrico Ariani S.A., 1938, pp. 9-32.
^Bindo de Vecchi, Ricerche sperimentali sulle endocarditi da tossine batteriche, in Arch. di anatomia patol. e scienze affini, I [1905], pp. 151-170.
^Bindo de Vecchi, Sulla tubercolosi sperimentale delle capsule surrenali, in Riforma medica, IV [1900], pp. 698-700.
^Bindo de Vecchi, Sulle splenopatie ad "aree di Gamna", in Annali di medicina navale, III [1928], pp. 305-315.
^Commemorazione del Prof. Bindo De Vecchi tenuta nell’aula Magna della R. Università, gennaio 1938 – XVI, Firenze, Tipografia E. Ariani S.A., 1938, p. 18.
^Tra le carte del fondo de Vecchi conservate presso la Fondazione Ranieri di Sorbello di Perugia sono presenti alcune composizioni per canto e pianoforte (databili 1901-1927), testimonianza della personale formazione musicale del de Vecchi, comune a molti esponenti delle classi colte e agiate. Vedi Stefano Ragni, Le liriche vocali di Bindo de Vecchi, in Rossini e la cultura musicale a Palazzo Sorbello, a cura di Antonella Valoroso e Sara Morelli, Perugia, Fondazione Ranieri di Sorbello, 2018, pp. 42-43; Fondazione Ranieri di Sorbello, Archivio, Carte de Vecchi, b. 5, f. 3.1 Spartiti contenenti composizioni musicali autografe di Bindo de Vecchi, cc.37 (s.d.).
^Fondazione Ranieri di Sorbello, Archivio, Carte de Vecchi, b. 5, F. 3.2b Lettera di Ugo Ojetti a Bindo de Vecchi, 1916, novembre 17.
^Fondazione Ranieri di Sorbello, Archivio, Carte de Vecchi, b. 5, f. 3.2c Lettera di ringraziamento di Giovanni Papini a Bindo de Vecchi, 1933.
Bibliografia
Isidor Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte der letzten fünfzig Jahre, 2 voll. Urban & Schwarzenberg, Berlin und Wien, 1932–1933, p. 1608
Attività didattica e scientifica della R. Università degli studi di Firenze nel decennio 1924-II e.f. 1934-XII e.f., Firenze, Tipocalcografia classica, 1934 - XIV
Ettore Bufalini, Bindo de Vecchi, in “Illustrazione Toscana e dell'Etruria”, gennaio 1937, p. 2.
Bindo de Vecchi, in Annuario della R. Università di Firenze 1936-37, Firenze, Stabilimento grafico C. Ruffilli, [1937]
Gino Patrassi, Bindo de Vecchi, estratto da: Annuario della R. Università di Firenze 1936-37, Firenze, Stabilimento grafico G. Ruffilli
Commemorazione del Prof. Bindo De Vecchi tenuta nell’aula Magna della R. Università, gennaio 1938 – XVI, Firenze, Tipografia E. Ariani S.A., 1938
Giovanni Dagnini, Commemorazione di Bindo de Vecchi, s.n.t., Commemorazione letta alla Società Medica Chirurgica di Bologna nella Seduta Scientifica del 18 marzo 1938
Gabriele Turi, Le istituzioni culturali del regime fascista durante la seconda guerra mondiale, in “Italia contemporanea”, marzo 1980, n. 138, pp. 5–23
Lelio Lagorio, Testimonianza, in Sandro Rogari (a cura di) L’Università degli Studi di Firenze fra istituzioni e cultura nel decennale della scomparsa di Giovanni Spadolini – atti del convegno di Studi: Firenze, 11-12 ottobre 2004, Firenze, Firenze University Press, 2005, pp. 127–131
L'Università degli studi di Firenze 1924-2004, 2 v., Firenze, Olschki, 2004
Rossini e la cultura musicale a Palazzo Sorbello, a cura di Antonella Valoroso e Sara Morelli, Perugia, Fondazione Ranieri di Sorbello, 2018
Sara Morelli, Commemorando la Prima Guerra Mondiale: foto, libri, documenti di famiglia e cimeli, in In occasione dei 400 anni dalla morte di William Shakespeare: riflessioni, eventi, iniziative, Quaderni della Fondazione Ranieri di Sorbello, 4/2018, Perugia, Fondazione Ranieri di Sorbello, 2018