Attraverso un resoconto che mescola la narrazione del romanzo con documenti televisivi originali dell'epoca, il regista rievoca il dramma umano dello statista Aldo Moro e il dubbio che si era fatto strada in Chiara, una delle brigatiste. Il doppio livello narrativo ci presenta drammatici stralci degli "interrogatori" a cui lo statista fu sottoposto durante la sua detenzione, e proiezioni oniriche che culminano con la sua ipotetica liberazione.
Il titolo della pellicola viene dalla poesia Buongiorno, mezzanotte di Emily Dickinson,[3] nella traduzione del 2001 a opera del poeta e romanziere Nicola Gardini, che per primo ha utilizzato la forma «Buongiorno, notte».[4]
Oltre al libro di Anna Laura Braghetti, il regista ha preso ispirazione da altre fonti; ad esempio, la frase pronunciata dal capo dei brigatisti, Mariano, per motivare i suoi, cioè che l'uccisione imminente di Moro "è il più alto atto di umanità possibile in una società divisa in classi", è ripreso direttamente da un comunicato letto il 10 maggio nell'aula di tribunale alla caserma La Marmora di Torino, dai fondatori incarcerati delle BR, Renato Curcio e Alberto Franceschini: «... Ecco perché noi sosteniamo che l'atto di giustizia rivoluzionaria esercitato dalle Brigate Rosse nei confronti del criminale politico Aldo Moro, (...), è il più alto atto di umanità possibile per i proletari comunisti e rivoluzionari, in questa società divisa in classi».[5]
Cast
Maya Sansa è Chiara, la brigatista assalita da scrupoli di coscienza: il personaggio, seppur di fantasia, è un calco delle figure di Anna Laura Braghetti,[6] autrice del libro a cui è ispirato il film, e di Adriana Faranda,[7] quest'ultima tra i primi "dissociati" dopo il delitto Moro e che, assieme al compagno Valerio Morucci, votò contro la decisione di uccidere lo statista.
Selezionato in concorso alla 60ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, il film ha ottenuto un rilevante successo di critica, venendo apprezzato sia dai parenti di Aldo Moro[9] sia da alcuni ex brigatisti, come Gallinari e Morucci, con quest'ultimo che si è espresso in merito: «I suoi amici negavano autenticità alle sue lettere mentre alcuni di noi, nel leggerle, ci trovavamo ad associarle a quelle dei condannati a morte della Resistenza. Questo il film lo sottolinea, ed è proprio vero. Fu una cosa sconvolgente».[10][11]
Nonostante fosse il favorito per la vittoria del Leone d'oro, il film ricevette solo un premio "per un contributo artistico individuale di particolare rilievo",[12] suscitando per questo molte polemiche tra gli addetti ai lavori; lo stesso regista Marco Bellocchio, deluso, abbandonò la manifestazione, delegando all'attore Luigi Lo Cascio il compito di ritirare il premio ottenuto.[13][14]
Nel 2022 Bellocchio gira Esterno notte, opera basata sugli stessi fatti della pellicola del 2003, dapprima distribuito al cinema sotto forma di due lungometraggi e poi trasmesso come miniserie televisiva.[16] Tale midquel si concentra sui risvolti politici e sulle reazioni delle istituzioni e dei conoscenti di Moro, interpretato questa volta da Fabrizio Gifuni.[16]
^Citato in: Maria Adelaide Aglietta, Diario di una giurata popolare al processo delle Brigate Rosse, prefazione di Leonardo Sciascia (Milano Libri Edizioni, 1979), pp. 110-111
^Ruth Glynn, Women, Terrorism, and Trauma in Italian Culture, 2013, p. 148