A Zurigo, a differenza della disastrosa edizione precedente, la selezione italiana formata da Alfredo Binda, capitano, e Domenico Piemontesi e Leonida Frascarelli come gregari, fece la corsa fermando i primi tentativi di fuga e imponendo un ritmo tale da ridurre il numero dei battistrada a sei: gli stessi Binda e Frascarelli, il belga Georges Ronsse iridato nel 1928, l'austriaco Max Bulla, il francese Marcel Bidot e il lussemburghese Nicolas Frantz. L'attacco di Bidot e Frantz costrinse i due italiani a ricucire il distacco, mentre Ronsse e Bulla rimasero a ruota degli azzurri sfruttandone il lavoro. Raggiunti i fuggitivi, Bidot si staccò e sul traguardo si presentarono in cinque, con Ronsse che beffò i compagni di fuga in volata e bissò il successo di Budapest; secondo fu Frantz, terzo Binda.[1] Dei ventuno partiti, in sedici arrivarono al traguardo.[2]
Nella gara dilettanti, corsa subito dopo quella dei professionisti, si ebbe ancora una doppietta per la selezione italiana, con Pierino Bertolazzi medaglia d'oro e Remo Bertoni argento; terzo il francese René Brossy. Conclusero la prova 23 dei 29 ciclisti al via.[2]