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Clifford D. Simak nacque a Millville, nel Wisconsin, figlio di John Lewis Simak, originario boemo, e di Margaret Wiseman. Nella località rurale di Millville egli visse anche la sua giovinezza, e ciò già spiega la primazia degli scenari agresti, tipici d'altronde di tutto il Midwest americano, che delineano il corpus delle sue opere letterarie.
Simak studiò giornalismo all'Università del Wisconsin e, a partire dagli anni trenta, collaborò a diverse testate di Michigan, Iowa, Carolina del Nord e Missouri. Ad ogni modo, Simak legò la sua professione di giornalista principalmente al Minneapolis Star and Tribune di Minneapolis, in Minnesota, per il quale lavorò a partire dal 1939 e sino al 1976, occupandosi regolarmente di una rubrica settimanale di divulgazione scientifica. Divenne fra l'altro editore del Minneapolis Star nel 1949 e coordinatore del Minneapolis Tribune e del Science Reading Series nel 1961.
Sposatosi il 13 aprile 1929 con Agnes Kuchenberg, ne ebbe due figli, Scott e Shelley.
Esordi letterari
Nel 1931 Simak iniziò a scrivere fantascienza per le riviste pulp con il racconto d'esordio Il mondo del sole rosso (World of the Red Sun), pubblicato su Wonder Stories, ma uscì dal settore nel 1933. L'unica opera "di genere" scritta fra il 1933 e il 1937 fu Il creatore (The Creator, 1935, sul periodico Marvel Tales), una storia con implicazioni religiose piuttosto insolita nel panorama della fantascienza dell'epoca: in essa s'immagina che l'idea dell'onnipotenza divina sia falsa, e che anzi il dio venerato da gran parte dei terrestri non sia altro che l'abitatore di un universo più avanzato, pur sempre raggiungibile per mezzo di una nave interstellare.
Quando John W. Campbell iniziò a ridefinire il genere verso il 1937, Simak tornò alla fantascienza come collaboratore regolare della rivista Astounding Stories lungo tutto il periodo 1938-1950. Simak è dunque uno dei protagonisti della cosiddetta Età d'oro della fantascienza (Golden Age). Le sue prime pubblicazioni, come il romanzo Ingegneri cosmici (1939, poi riveduto nel 1950), seguivano la tradizione del sottogenere della superscienza perfezionato da E. E. "Doc" Smith.
Ben presto, tuttavia, egli sviluppò uno stile più personale e si distinse per la tendenza, rara tra gli autori di fantascienza degli anni quaranta e cinquanta, a incentrare le storie su aspetti più umani che tecnologici, prediligendo gli scenari rurali e le descrizioni d'ambiente e facendo ricorso a uno stile di scrittura definito "gentile" e "pastorale" e anche, secondo le parole di Asimov, "semplice e limpido" (simple and uncluttered[1]). Il tipico alieno di Simak è un personaggio tranquillo, riflessivo, antieroico o addirittura filosofo, come il Juwain di Anni senza fine, piuttosto che il "cattivo" invasore della fantascienza più tradizionale. Simak rese anzi l'idea della "fratellanza universale" uno dei suoi temi più cari, e non è raro incontrare nei suoi scritti veri e propri tentativi di formulare un'etica "cosmica".
Il primo dei romanzi di Simak ad ottenere ampia popolarità fu Oltre l'invisibile (Time and Again, 1951), il cui protagonista è un uomo che viaggia nel tempo: l'opera si pone in equilibrio fra l'avventura e il sense of wonder tipici della space opera e le aspirazioni umanistiche e intimistiche che saranno perno dell'originalità dell'autore.
Il suo romanzo più noto, definito anche "il manifesto della moderna fantascienza", è però Anni senza fine (1952, conosciuto anche col titolo originale City), i cui capitoli sono in effetti una sequenza di otto racconti interconnessi, scritti nell'arco di tempo compreso tra il 1944 e il 1952, più un Epilogo, aggiunto nel 1973 e presente dunque solo nelle edizioni successive del libro. Vincitrice dell'International Fantasy Award nel 1953, Anni senza fine è l'epopea della famiglia Webster a partire dal prossimo futuro fino ad attraversare innumerevoli secoli. Le specie che vivono sulla terra subiscono trasformazioni e mutazioni, si affacciano di volta in volta nuovi tipi di civiltà mentre il pianeta sembra vivere più d'una rinascita: filo conduttore è Jenkins, automa/maggiordomo devoto alla famiglia Webster che assume le funzioni di memoria storica dell'umanità, fino a diventare l'unico riferimento realmente "umano" nonché protagonista malinconico dell'ultimo Epilogo. Caratterizzato da tratti fiabeschi e riferimenti mitici, il libro rappresenta sogni e paure dell'essere umano moderno e fa un esame della civiltà urbana in cui è inserito.
Durante la stesura di Anni senza fine, Simak pubblicò anche una serie di storie di guerra e western, sempre per riviste pulp, ma sono altri esiti fantastici del periodo ad aver destato maggiore attenzione: L'anello intorno al sole (Ring Around the Sun, sempre del 1952, tradotto in passato anche come Mondi senza fine) e il racconto lungo Il grande cortile (The Big Front Yard, 1958, vincitore del premio Hugo), nei quali si ripropone la dicotomia fra scenari agresti e scenari urbani. Del 1957 è il racconto Lulu, sulle avventure di un'astronave innamorata del suo equipaggio di tre uomini.
Simak scrisse varie opere di successo anche negli anni sessanta. Nel 1964 ottenne per la seconda volta l'Hugo grazie al romanzo La casa dalle finestre nere (Way Station, 1963), il cui protagonista è un guardiano solitario, incaricato del mantenimento dell'unica stazione galattica della Terra, nell'eventualità che arrivino viaggiatori da altri mondi. Il viaggio nel tempo si ripropone al centro della storia con Infinito (Why Call Them Back From Heaven?, 1967), i cui uomini si fanno ibernare nella speranza che venga un giorno scoperta la ricetta dell'immortalità; L'ospite del senatore Horton (The Werewolf Principle, 1967) si fonda su un plot enigmatico e vagamente inquietante; in Pescatore di stelle (Time Is the Simplest Thing, 1961) il protagonista riesce a sondare le profondità dello spazio con le sole forze della mente.
Il tema della "fratellanza universale" è sviluppato da Simak a partire dall'idea che essa sarebbe possibile se, in futuro, si diffondessero i poteri extrasensoriali, in primo luogo la telepatia; questi aiuterebbero infatti a superare i problemi di incomprensione e incomunicabilità, portando le specie viventi ad un certo grado di empatia.
L'ultimo periodo
La qualità delle produzioni più lunghe di Simak iniziò a diminuire nel corso degli anni settanta, insieme col peggiorare delle sue condizioni di salute, anche se i racconti brevi continuarono ad essere ben accolti: un esempio per tutti è La grotta dei cervi danzanti (Grotto of the Dancing Deer, 1981), che fu omaggiato, ultimo fra i suoi scritti, da diversi premi del settore.
Se titoli come La riserva dei folletti (The Goblin Reservation, 1968), Fuga dal futuro (Our Children's Children, 1973) o Pellegrinaggio vietato (Enchanted Pilgrimage, 1975) rappresentano soprattutto esempi di science-fantasy, d'altra parte anche in vari fra gli ultimi romanzi, come per esempio in Mastodonia (id., 1978) e ne I visitatori (The Visitors, 1980), si fa sentire il problema dello scontro uomo-natura, del conflitto fra progresso e tecnologia da un lato e umanità e valori dall'altro, talora secondo una visione pessimistica secondo cui alcuni impulsi distruttivi sono innati nell'essere umano e per alcuni dei suoi errori non c'è rimedio.
Fra mille difficoltà, dovute alla precarietà della sua salute, Simak riuscì, nel 1986, a completare e pubblicare il suo ultimo romanzo, La strada dell'eternità (Highway of Eternity). Morì due anni dopo al Riverside Medical Center di Minneapolis, all'età di 83 anni.
Considerato uno dei massimi scrittori della fantascienza "classica", Simak fu il terzo, nel 1977, a ricevere l'onorificenza del Damon Knight Memorial Grand Master Award alla carriera. Isaac Asimov, il cui pensiero e la cui poetica erano comunque talora distanti da quelli di Simak, riconobbe la propria ammirazione: "È una delle tre persone alle quali devo la mia formazione e carriera di scrittore. Devo ringraziare John Campbell e Fred Pohl di precetto, e Cliff Simak per il suo esempio" (He is the third of three people, then, who formed my writing career. John Campbell and Fred Pohl did it by precept, and Cliff Simak by example[1]). Robert A. Heinlein arrivò ad affermare che "fin dai primi anni Trenta, leggere fantascienza è leggere Simak" (since the earliest thirties, to read science fiction is to read Simak[2]).
«Per il lettore, comunque, il fascino non risiede soltanto nell'aspetto razionale e utopico delle parabole simakiane, ma in quello inconscio. Nelle fantasie di uomini che sono diventati demiurghi (come possono esserlo gli scrittori: creano personaggi dal nulla, modificano la realtà, hanno accesso a fonti di sapere segrete), che vivono in un limbo inespugnabile, hanno il potere di fermare il corso del tempo o si sono estraniati dalle bassezze del mondo. In They Walked Like Men rivive il dissidio fra misantropia e lealtà verso il mondo, fra solitudine e amore per la vita che, nonostante tutto, costituisce il legato più sincero di Clifford D. Simak.[3]»
Opere
Ciclo della Città
Saga composta da otto racconti apparsi originariamente su rivista e riuniti dall'autore nel romanzo fix-upAnni senza fine (City), Gnome Press, 1952; trad. Tom Arno, I romanzi di Urania 18, Arnoldo Mondadori Editore, 20 Giugno 1953; trad. Giorgio Monicelli, 1964, nella collana "I massimi della fantascienza", a cura di C. Fruttero e F. Lucentini, 1984 Arnoldo Mondadori Editore. Nell'edizione in volume gli otto episodi sono interconnessi da una cornice narrativa composta appositamente e scandita in un prologo e otto interludi.
"Il modo semplice" ("The Trouble with Ants" poi "The Simple Way"), Fantastic Adventures gennaio 1951.
Vent'anni dopo il completamento della serie, Simak la espanse con un ulteriore nono racconto:
"Epilogo" ("Epilog"), nell'antologia Astounding: John W. Campbell Memorial Anthology, a cura di Harry Harrison, Random House, 1973.
Quest'ultimo episodio venne aggiunto al romanzo fix-up in occasione della ristampa Ace Books (1981), ma dato che l'autore non era completamente soddisfatto dalla nuova conclusione alcune ristampe dell'opera scartano il racconto aggiuntivo e si attengono al testo originario del 1952.
Impero (Empire), collaborazione non accreditata con John W. Campbell, Galaxy Science Fiction Novel 7, World Editions, Inc., 1951. Trad. Ugo Malaguti, Opere di Clifford D. Simak 4, Perseo Libri, 1995.
Il creatore (The Creator), Marvel Tales of Science and Fantasy marzo-aprile 1935; prima pubblicazione rilegata Fantasy Publications, 1946. Trad. Gianni Pilo, nell'antologia Tutte le storie di Frankenstein a cura di Stephen Jones, I Nuovi Best-seller 15, Newton Compton Editori, 1 Febbraio 1996.
Aliens for Neighbours, 1961 (ristampa per la Gran Bretagna di The Worlds of Clifford Simak)
All the Traps of Earth and Other Stories, 1962 (contenuto revisionato nel 1963)
Other Worlds of Clifford Simak, 1962
The Night of the Puudly, 1964 (ristampa per la Gran Bretagna All the Traps of Earth and Other Stories)
Worlds Without End , 1964
Best Science Fiction Stories of Clifford Simak , 1967
So Bright the Vision , 1968
The Best of Clifford D. Simak, 1975
Sette ombre azzurre (Skirmish: The Great Short Fiction of Clifford D. Simak , 1977)
Brother And Other Stories , 1986
The Marathon Photograph and Other Stories , 1986
Off-Planet, 1989
The Autumn Land and Other Stories, 1990
Immigrant and Other Stories, 1991
The Creator and Other Stories, 1993
Over the River and Through the Woods: The Best Short Fiction of Clifford D. Simak , 1996
The Civilisation Game and Other Stories , 1997
Saggistica
The Solar System: Our New Front Yard, 1962
Trilobite, Dinosaur, and Man: The Earth's Story, 1965
Wonder and Glory: The Story of the Universe, 1969
Prehistoric Man: The Story of Man's Rise to Civilization, 1971
Curatele editoriali
From Atoms to Infinity: Readings in Modern Science, 1965
The March of Science, 1971
Nebula Award Stories #6, 1971
The Best of Astounding, 1978
Adattamenti filmici
Good Night, Mr. James adattato come The Duplicate Man su The Outer Limits nel 1964. Simak dice che questa è una "storia viziosa - così viziosa che è l'unica delle mie storie adattate dalla televisione".
Racconto breve pubblicato in Italia sul n.7 del maggio 1953 della Rivista Urania, col titolo Buona notte, signor James[4]
Riconoscimenti
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