In alcune religioni, una figura femminile sacra occupa un posto centrale nella preghiera e nella vera e propria adorazione. Il Shaktismo, ad esempio, è il culto della forza femminile che anima il mondo ed è una delle tre principali scuole settarie dell'Induismo odierno. Nel buddhismo tibetano, il più alto avanzamento che chiunque può raggiungere è quello di diventare come i grandi "Buddha femminili" (come "Arya Tārā"), che sono rappresentati come esseri protettori supremi, senza paura e pieni di suprema compassione per tutti gli esseri senzienti.
Il primato costituito da una divinità femminile monoteistica o quasi monoteistica, la Grande Dea Madre, è un'ipotesi sostenuta da alcuni moderni studiosi del Matriarcato i quali la identificano come una versione femminile precedente o analogica al Dio maschile di Abramo, associato con l'ascesa storica del monoteismo nell'area del Mar Mediterraneo durante il periodo assiale.
La maggior parte delle moderne tradizioni di neopaganesimo onorano una o più divinità femminili. La Wicca ha un sistema "duo-teistico" di credenze, costituito da un'unica Dea e da un solo dio i quali nella ierogamia giungono a rappresentare un tutto unitario. All'interno del politeismo, tra cui il ricostruzionismo pagano, si onorano più dee e dei, solitamente intesi come esseri separati. Queste divinità possono far parte di un più vasto pantheon, o avere numi tetelari in regioni differenti. I "ricostruttori", come i loro antichi predecessori, onorano le divinità particolari dei loro paesi di origine.
Dea Terra e Grande Madre
Joseph Campbell ne Il potere del mito, un libro-intervista del 1988 realizzato con Bill Moyers, collega l'immagine della Dea Terra o Grande Madre con la simbologia di fertilità e riproduzione[3]. Per esempio, Campbell afferma che "ci sono stati sistemi di religione in cui la madre è il genitore primo, la fonte... Parliamo della Madre Terra. Ed in Egitto bisogna citare la Dea Nut, ossia "Madre celeste", che è rappresentata come la totalità della sfera celeste"[4]. Campbell continua affermando che la correlazione tra fertilità e la Dea ha trovato le sue radici nell'agricoltura e con le società agricole:
«Tutto ciò ha a che fare con la terra. La donna umana partorisce proprio come la terra fa nascere le piante... così la "magia della donna" e la "magia della terra" rimangono intimamente collegate, quando non finiscono per diventare la stessa cosa. La personificazione dell'energia che dà vita a forme e nutre le forme viventi è propriamente femminile; è presente nel mondo agricolo dell'antica Mesopotamia, in quello dell'antico Egitto raffigurato dalla valle del Nilo e nei precedenti sistemi di impianto-culturale in cui la Dea è la forma mitica dominante.[5]»
Campbell sostiene anche che l'immagine della Vergine Maria è stata derivata dall'immagine di Iside e del suo bambino Horus: "Il modello antico per la Madonna è Iside con Horus al suo seno"[6].
Cibele: Il suo nome era "Kubaba" tra gli ittiti, ma è stato cambiato con quello di Cibele in Frigia e di qui trasposta nella cultura romana. La sua influenza può essere veduta anche sulla Artemide greca come la "Signora della città di Efeso".
Hebat è la Dea Madre del pantheon ittita e moglie del dio supremo del cielo, Teshub. Lei era l'origine anche del culto della Dea presente tra gli hurriti.
Latona o "Leto" è una figura divina materna originaria della Licia. Era anche la dea principale della capitale della regione e venerata nel santuario denominato Letoon.
Tradizione preislamica
Nella Mecca della tradizione pre-islamica le dee Uzza, Manat e Allat erano conosciute come "le figlie di Dio". Uzza era adorata dai Nabatei, che la equiparavano con le dee greco-romane Afrodite Urania, Venere e Caelestis. Ognuna delle tre dee aveva un santuario separata nei pressi della Mecca.
Ushas è la dea principale del Ṛgveda. Prithivi, la Terra, appare anch'essa come una dea. I fiumi stessi sono divinizzati come dee. Agneya o Aagneya è la dea indù figlia di Agni, il dio del Fuoco. Varuṇa in forme femminili è la dea indù dell'acqua. Bhoomi, Janani, Buvana e Prithvi sono nomi della dea indù della Terra.
Gea o "Gaia" è la primordiale dea della Terra. La maggior parte degli altri dèi discendono da lei.
Era è la dea della famiglia e del matrimonio. Lei è la moglie di Zeus e la regina dell'Olimpo. Madre di Ares.
Ecate è la dea della stregoneria, degli incroci stradali e della magia. Spesso considerata anche come una dea ctonia o lunare. Lei è sia raffigurata come una singola divinità che come Dea triplice (nubile, madre, vegliarda).
Chalchiuhtlicue è la dea delle acque (fiumi, mari, tempeste, ecc)
Coyolxauhqui è una dea guerriera associata con la luna
Divinità femminili della Terra includono Cihuacoatl (Signora del parto e la mortalità materna), Coatlicue (dea terrena patrona dell'utero), Tlazolteotl (dea della sporcizia e della depurazione).
Itzpapalotl è una divinità dal ruolo mostruoso abbinata al Tamoanchan (un regno del paradiso)
La Dea dei Mari Mazu è colei che protegge pescatori e marinai, molto venerata nelle zone costiere del sud-est della Cina e nelle zone limitrofe nel Sudest asiatico.
Il termine "sacro femminile" è stato coniato nel 1970, con le opere di divulgazione di stampo New Age e rivolta principalmente alla Shaktiindù. È stato inoltre reso popolare nel corso del 1990 da Andrew Harvey ed altri, per entrare infine nella cultura popolare di massa nel 2003 con il bestseller di Dan Brown intitolato Il codice da Vinci.
Wicca
Nella Wicca "la Dea" è una divinità di primaria importanza, insieme al suo consorte il Dio Cornuto. All'interno di molte forme di Wicca la Dea ha finito per essere considerata come una divinità universale, più in linea con la sua descrizione nell'Incarico della Dea, un testo chiave della "religione della Natura" Wiccan.
Gorshunova. Olga V. (2008), Svjashennye derevja Khodzhi Barora…, (Sacred Trees of Khodzhi Baror: Phytolatry and the Cult of Female Deity in Central Asia) in Etnoragraficheskoe Obozrenie, nº 1, pp. 71–82. ISSN 0869-5415. (RU) .