Il territorio si estende su 930 km² ed è suddiviso in 39 parrocchie raggruppate in 5 zone pastorali: zona cittadina, zona Umbertide, zona Flaminia, zona Mocaiana e zona Saonda-Chiascio.
Storia
Attraverso l'epistolario di san Girolamo, abbiamo la certezza dell'esistenza di una chiesa eugubina costituita e organizzata almeno fin dal IV secolo, rendendola così - per fondazione - una delle più antiche del centro Italia.[2]
Attorno alla metà del V secolo è da collocare il martirio del soldato Verecondo, da identificarsi con un santo africano[3], sulla cui tomba sorse in seguito un'abbazia benedettina. Verso la fine del V secolo, i resti di sette martiri africani (Secondo, Secondino, Agapito, Emiliano, Antonio, Tertulla, Mariano e Giacomo) vennero traslati a Gubbio: per due di quei martiri, Giacomo e Mariano, a cui fu dedicata la cattedrale, sant'Agostino aveva composto due sermoni. Attorno al culto per questi santi si consolidò l'identità ecclesiale della città umbra e molti vescovi eugubini del tempo vengono citati come Episcopi Sancti Mariani.
Il primo vescovo storicamente documentato è Decenzio, menzionato in una lettera di papa Innocenzo I del 416, nella quale il pontefice si riferisce ai praedecessores tui, indizio che altri vescovi hanno preceduto Decenzio, almeno fin dal IV secolo.[4] Il secondo vescovo noto è Gaudioso, menzionato in una lettera di Gregorio Magno del 599 come visitatore della chiesa di Tadinum.[5]
Pochi sono i vescovi storicamente documentati per il primo millennio. Eruditi locali, per colmare i vuoti nella cronotassi episcopale, hanno inserito una serie di nomi inattendibili e fantastici[6], ed è stato merito dello storico Mauro Sarti nel Settecento aver restituito a Gubbio l'esatta successione dei vescovi certi della Chiesa eugubina. Dopo Decenzio e Gaudioso, bisogna arrivare alla seconda metà dell'VIII secolo per conoscere il terzo vescovo di Gubbio, Florentino, che prese parte al concilio lateranense celebrato da papa Stefano III nel 769.[7] I concili romani hanno restituito poi i nomi dei vescovi Bennato nell'826, Erfone nell'847 e nell'853[8] e Domenico nell'861 e nell'868.[9]
L'invasione degli Ungari e degli Avari del 917 arrecò danni irreparabili a città e territorio e cancellò quel che rimaneva dell'antico splendore. La rinascita ecclesiale e territoriale si deve principalmente all'insediarsi di numerosi monasteri tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo. Tra questi bisogna ricordare il monastero di San Donato di Pulpiano, fondato da monaci irlandesi, le abbazie benedettine di Sant'Emiliano in Congiuntoli e di Santa Maria di Sitria, e soprattutto il monastero camaldolese di Fonte Avellana, notevole centro culturale grazie a san Pier Damiani. Strettissimi furono i rapporti tra il monastero avellanita e la diocesi eugubina; diversi infatti sono stati i vescovi di Gubbio che provenivano dal monastero camaldolese, da Giuliano, attestato all'inizio dell'XI secolo, fino a Gabriele Gabrielli, vescovo dal 1377 al 1383.
Tra XI e XII secolo la Chiesa eugubina fu onorata della presenza di tre santi vescovi, Rodolfo (ca. 1058-1064) e Giovanni (ca. 1104-1105), camaldolesi di Fonte Avellana, e soprattutto Ubaldo Baldassini (ca. 1129-1160), oggi venerato come patrono della città e della diocesi: a lui si devono la ricostruzione urbana e della cattedrale (distrutta da un incendio nel 1126), la riforma e rinascita spirituale del clero, dei canonici della cattedrale (ai quali venne fatta adottare la regola Portuense) e del popolo, la riorganizzazione delle parrocchie rurali e la difesa delle libertà civili.[2]
Gli episcopati di Cervini (1544-1555) e del suo successore Savelli (1555-1560) segnarono un periodo di rinascita per la vita ecclesiale: vennero riformati il capitolo della cattedrale e la curia vescovile, creati l'archivio e il seminario (fondato nel 1601), riorganizzata la rete parrocchiale, applicate le nuove norme liturgiche, riformata la disciplina del clero, ed ebbero inizio le visite pastorali.
Con l'estinzione della dinastia dei della Rovere e il ritorno di Gubbio alle dirette dipendenze di Roma, iniziò il declino della città che divenne un piccolo centro di provincia: la diocesi passò dall'immediata soggezione alla Santa Sede a essere suffraganea della sede metropolitana di Urbino (4 giugno 1563). Tuttavia i vescovi eugubini non accettarono di buon grado questa suffraganeità, considerandosi sempre soggetti alla Santa Sede. I dissidi fra il metropolita di Urbino ed i vescovi di Gubbio si protrasse fino al Settecento, quando papa Benedetto XIII dovette intervenire nuovamente il 23 maggio 1725 per riconfermare i diritti metropolitici degli arcivescovi di Urbino sulla sede di Gubbio.
Tra i successivi vescovi eugubini si segnalano Ulderico Campagna (1630-1638) e Alessandro Sperelli (1644-1671), che si distinsero per il loro impegno nell'applicazione dei decreti tridentini con la riforma del seminario e l'indizione di diversi sinodi diocesani. Sperelli in particolare fece restaurare la cattedrale (da lui riconsacrata il 22 settembre 1652) ed erigere la cappella della Madonna, e lasciò alla città la sua ricchissima biblioteca personale, primo ricco nucleo dell'odierna Biblioteca Sperelliana; e Giuseppe Pecci (1841-1855), insignito anche della porpora cardinalizia, che ebbe parte notevole nella stesura del documento con il quale papa Pio IX proclamava il dogma dell'Immacolata Concezione e nell'elaborazione del Sillabo.
Con l'erezione della diocesi di Pergola, tra 1818 e 1819 la Chiesa eugubina perse una larga parte del suo territorio storico sul versante marchigiano, compreso il monastero di Fonte Avellana; in cambio di questa perdita territoriale, la diocesi ottenne nuovamente l'immediata soggezione alla Sede Apostolica.
La diocesi nel 2021 su una popolazione di 54.540 persone contava 52.020 battezzati, corrispondenti al 95,4% del totale.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
1950
55.000
55.000
100,0
82
53
29
670
32
154
65
1970
48.000
48.000
100,0
73
54
19
657
21
130
67
1980
47.150
47.200
99,9
68
47
21
693
23
96
67
1990
47.950
48.000
99,9
62
41
21
773
1
21
65
40
1999
47.900
48.000
99,8
58
38
20
825
7
23
112
40
2000
47.800
48.000
99,6
56
36
20
853
7
21
111
40
2001
47.800
48.000
99,6
58
38
20
824
7
22
113
40
2002
47.800
48.000
99,6
52
32
20
919
7
22
83
40
2003
47.200
48.000
98,3
51
31
20
925
7
20
87
40
2004
47.200
48.000
98,3
50
31
19
944
8
19
87
39
2006
47.200
48.000
98,3
47
28
19
1.004
12
21
86
39
2013
52.181
55.754
93,6
53
35
18
984
9
19
92
39
2016
52.800
53.000
99,6
49
30
19
1.077
9
20
80
39
2019
51.800
54.825
94,5
43
32
11
1.204
8
18
71
39
2021
52.020
54.540
95,4
45
30
15
1.156
8
17
72
39
Note
^Appartiene alla diocesi la parte del comune sulla riva sinistra del Tevere con le parrocchie del Cristo Risorto, di San Giovanni Battista e di Santa Maria nell'abitato di Umbertide; il resto del territorio comunale è suddiviso fra l'arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve e la diocesi di Città di Castello.
^Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 482.
^abSarti, De Episcopis Eugubinis, p. 20. Czortek, Il cristianesimo a Gubbio tra tarda antichità e alto medioevo, p. 17. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 504.
^abSarti, De Episcopis Eugubinis, pp. 20-21. Czortek, Il cristianesimo a Gubbio tra tarda antichità e alto medioevo, p. 17. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 504.
^abSarti, De Episcopis Eugubinis, pp. 21-22. Czortek, Il cristianesimo a Gubbio tra tarda antichità e alto medioevo, p. 17. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 505.
^Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichs italiens…, p. 247. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 531.
^Nel marzo 1128 Ubaldo era ancora priore di San Mariano, mentre nel novembre 1129 era già priore Baronzio; Ubaldo fu dunque eletto vescovo di Gubbio fra queste due date. Angelo Fanucci, S. Ubaldo. Il suo vero volto, Gubbio 2007, p. 25, nota 31.
^La successione Francesco I, Giovanni Bervaldi e Francesco II è riportata da Gams e Eubel; Eubel (Hierarchia Catholica, vol. I, p. 242, nota 7) riporta l'indicazione seconda cui il 1º marzo 1306, per la morte di Francesco I, papa Clemente V riservò alla Sede Apostolica le entrate della diocesi. Ughelli, Sarti e Pesci invece escludono Giovanni Bervaldi e riconoscono un solo Francesco, vescovo dal 1302 al 1326 ca.
^È l'ultimo della serie dei camaldolesi di Fonte Avellana eletto vescovo di Gubbio (Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 569).
^Questa è la data riportata da Eubel, che si riferisce al giorno in cui Bertrando versò alla Camera Apostolica la tassa dovuta alla Santa Sede per la sua nomina; in realtà, come scrive Pesci (I Vescovi di Gubbio, p. 573), già il 29 dicembre precedente la sede di Gubbio era vacante, perché in quel giorno venne nominato il vicario capitolare per la vacanza della sede. Questo spiega perché lo stesso Eubel data la nomina del successore Matteo al 26 gennaio 1401.
Umberto Pesci, I Vescovi di Gubbio, in Archivio per la storia ecclesiastica dell'Umbria, volume IV, 1918-1919, pp. 485–633 (testo online: I parte, II parte da p. 513)