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Motivo: quanti e quali di questi distretti sono realmente riconosciuti e rilevanti?
Un distretto industriale è un'agglomerazione di imprese, in generale di piccola e media dimensione, ubicate in un ambito territoriale circoscritto e storicamente determinato, specializzate in una o più fasi di un processo produttivo e integrate mediante una rete complessa di interrelazioni di carattere economico e sociale.
Storia
Sebbene il modello di sviluppo industriale basato sui distretti non sia un'esclusiva italiana, esso ha trovato in Italia le condizioni ideali per la sua affermazione sin dagli anni settanta, contemporaneamente alle prime avvisaglie di crisi della grande impresa: essendo venute meno le condizioni di crescita espansiva della domanda di mercato, abbondanza di risorse e stabilità monetaria sulle quali si era basato lo sviluppo industriale degli anni sessanta, le grandi imprese riscontrarono notevoli difficoltà nel mantenere le proprie strategie di crescita espansiva. Molte di esse intrapresero una profonda riorganizzazione sia avviando azioni di decentramento produttivo sia sfruttando le potenzialità della specializzazione e della divisione del lavoro tra imprese di uno stesso settore. Contemporaneamente, si registrò un processo di crescita di un tessuto di piccole imprese di origine artigiana, fortemente radicate con la produzione tradizionale di aree geografiche ristrette, che raggiunse gradualmente rilevanti quote di mercato in produzioni di nicchia.
La legislazione italiana riconosce e tutela circa 200 distretti industriali, distribuiti a macchia di leopardo sull'intero territorio nazionale[1].
Caratteristiche distintive
La formazione dei distretti industriali ha interessato prevalentemente settori industriali connotati da:
processi produttivi ad alta intensità di lavoro umano e scarsa automazione;
limitato fabbisogno di capitale fisso (investimenti e attrezzature);
Tali caratteristiche sono riscontrabili nella produzione di beni di consumo durevoli per la casa (mobili, ceramiche) e la persona (occhiali, gioielli, abbigliamento) e dei macchinari impiegati per la loro produzione.
Organizzazione del processo produttivo
L'organizzazione del processo produttivo all'interno dei distretti industriali registra un'elevata scomposizione tra imprese differenti, ciascuna delle quali può conseguire i vantaggi della specializzazione (efficienze ed economie di scala). Contestualmente, la fitta rete di relazioni interimpresa garantisce al processo l'adattabilità, in termini di volumi (elasticità) e di differenziazione di prodotto (flessibilità), necessaria per adeguare rapidamente l'offerta alle variazioni della domanda.
Rapporti tra imprese
I rapporti tra imprese sono improntati alla cooperazione tra soggetti che operano a livelli differenti del sistema produttivo e alla concorrenza fra quelli che svolgono la medesima attività. Ciò da un lato favorisce il coordinamento, dall'altro conferisce al sistema un elevato dinamismo.
Il ruolo nello sviluppo economico
Il successo del modello produttivo dei distretti industriali è concordemente ascritto a due principali fattori di sviluppo.
Anzitutto, il forte ancoraggio socio-culturale ad un territorio circoscritto favorisce una rapida circolazione delle idee e una facile interazione tra gli individui, che condividono una "cultura distrettuale". Questa non si basa solo sulla condivisione delle conoscenze tecnico-produttive, veicolate anche mediante specifici canali di formazione, ma include anche la cultura imprenditoriale e l'identificazione nei valori e negli interessi del distretto.
Un secondo fattore di sviluppo è l'esistenza di un approccio sistemico nelle relazioni interimpresa secondo la logica della specializzazione flessibile. La natura reticolare delle strutture organizzative distrettuali deriva spesso non da precisi schemi progettuali guidati da un'impresa leader, ma come risposta spontanea al contesto competitivo; è così assicurata la possibilità di sostituire un'impresa con altre che siano in grado di svolgere la medesima attività lungo il processo produttivo. Contestualmente, si registra una notevole stabilità dei rapporti, spesso basati su relazioni di mutua fiducia, in grado di favorire la ricerca di forme di coordinamento che possano accrescere l'efficienza complessiva del distretto.
Giacomo Becattini, Distretti industriali e made in Italy, Firenze, Bollati Boringhieri, 1998.
Giacomo Becattini, Il distretto industriale. Un nuovo modo di interpretare il cambiamento economico, Torino, Rosenberg & Sellier, 2000.
Salvatore Monni e Alessandro Spaventa, What next? How the internationalization process might lead to the dissolution of Veneto's low-technology industrial districts, in Rivista di Politica Economica, July-August 2007, pp. 171–217.
Salvatore Monni e Alessandro Spaventa, Cluster e distretti tecnologici: modelli e politiche, in Argomenti, n.26 2009, pp. 71–98.
Carlo Trigilia, Sviluppo locale. Un progetto per l'Italia, Roma-Bari, Editori Laterza, 2005.