Enea Piccolomini (Siena, 18 gennaio 1844 – Siena, 30 gennaio 1910[1]) è stato un grecista, filologo classico e bibliotecario italiano, docente di letteratura greca nelle Università di Pisa e di Roma, socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei[2].
Biografia
Nato a Siena nel 1844, discendente da un'illustre famiglia di origine toscana, Enea Piccolomini, dopo la laurea in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Siena, seguì corsi di filologia a Berlino ma frequentò anche le lezioni dell'epigrafista Adolf Kirchhoff e dello storico Theodor Mommsen[3], dai quali ebbe modo di apprendere metodologie rigorose e d'impronta positivista, difformi dall'indirizzo umanistico e retorico prevalente in Italia negli studi classici.[3]
Nel biennio 1869 - 1870, Piccolomini fu volontario alla Biblioteca Laurenziana, per poi trovare impiego nella Biblioteca comunale senese, affiancando il vecchio direttore.[3] Nel novembre 1871 iniziò la carriera accademica come incaricato di letteratura greca all'Istituto di studi superiori di Firenze e, nell'anno successivo, fu assistente di letteratura greca e latina.
Nel 1874 fu nominato professore straordinario di letteratura greca nell'Università di Pisa e nella sua lezione inaugurale "Sulla essenza e sul metodo della filologia classica" espose un programma di lavoro per gli studi classici.[3] Cinque anni più tardi divenne ordinario per la stessa cattedra,[3] succedendo a Domenico Comparetti.[4]
Nel 1889 Piccolomini si trasferì all'ateneo romano dove ben presto, alla fine dell'anno successivo, avvertì i primi sintomi della grave malattia che lo costringerà a lasciare l'insegnamento; venne sostituito da Nicola Festa, morendo poi nel 1910, a sessantasei anni.[3]
La sua produzione, non particolarmente corposa, si caratterizza per il metodo scientifico, tipico della scuola germanica. Tra le sue collaborazioni si possono citare quella con la rivista tedesca Hermes[5] e con la Rivista di filologia e di istruzione classica di Torino.[3][6] Nel 1882 aveva fondato il periodico Studi di filologia greca, che però cessò le pubblicazioni tre anni dopo.[4]
Oltre che di filologia classica, Piccolomini si occupò di studi bizantini.[7]
A testimonianza di questi interessi, si può citare l'opera, pubblicata nel 1879, Estratti inediti dai codici greci della biblioteca mediceo-laurenziana, che contiene annotazioni su testi di Gregorio Nazianzeno e Massimo Planude.[7]
Opere
- Lettere volgari del secolo XIII scritte da senesi, con Cesare Paoli, Bologna, G. Romagnoli, 1871. Ristampa anastatica: Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1968.
- Alcuni documenti inediti intorno a Pio II e a Pio III, Siena, Tipografia dell'Ancora di G. Bargellini, 1871.
- Intorno ai Collectanea di Massimo Planude, in "Rivista di filologia e d'istruzione classica" , A.2 (1874), P. 149-163.
- Sull'essenza e sul metodo della filologia classica, Firenze, Tipografia editrice dell'Associazione, 1875.
- Estratti inediti dai codici greci della biblioteca mediceo-laurenziana, Pisa, Tipografia T. Nistri, 1879.
- Sulla morte favolosa di Eschilo, Sofocle, Euripide, Cratino, Eupoli, Pisa, Tipografia T. Nistri e C., 1883.
- I carmi di Eroda recentemente scoperti, in "Nuova antologia di scienze, lettere ed arti", Serie 3 v. 38 (1892) p. 706-730.
- Sui frammenti del romanzo di Nino e della Hekale di Callimaco, in "Nuova antologia di scienze, lettere ed arti", Serie 3 v. 46 (1893) p. 490-507.
- Index codicum Graecorum Bibliothecae Angelicae ad praefationem additamenta, Firenze-Roma, Tipografia F.lli Bencini, 1898.
Note
Bibliografia
- Giuseppe Dino Baldi, Enea Piccolomini. La filologia, il metodo, la scuola, Firenze, Gonnelli, 2012
Voci correlate
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