Enrico II di Rodez
Enrico II, in occitano Enric II de Rodés, in francese: Henri II de Rodez (1236 circa – 4 settembre 1304), della Casa di Millau, è stato conte di Rodez e visconte di Carlat dal 1274 fino alla sua morte, oltre che trovatore e mecenate di trovatori. OrigineEnrico, secondo il Veterum Scriptorum, Tome I, era il figlio del Conte di Rodez, Ugo IV e di Isabelle de Roquefeuil, figlia di Raimondo II Signore di Roquefeuil e della moglie Delfina di Turenne, come ci viene confermato dal testamento della madre, Isabelle[1]. BiografiaDi Enrico si hanno scarse notizie: rimase vedovo della sua seconda moglie, Mascarose, dop il 1291; infatti in quella data, secondo la Histoire généalogique de la maison d'Auvergne, Tome II, Mascarose fece il suo testamento[3]. Nel 1301, secondo la Histoire généalogique de la maison d'Auvergne, Tome II, Enrico II, fece testamento ed aveva disposto che Cecilia sarebbe stata la sua erede per la contea di Rodez, mentre alle altre figlie lasciava i feudi minori[4]. Secondo un manoscritto del convento di Rodez, Enrico II morì il 4 settembre del 1304 e fu sepolto nel monastero di Bonval, accanto al padre[5]. Matrimoni e figliEnrico II aveva sposato nel 1256, Marchesa, figlia di Barral (signore di Baux e visconte di Marsiglia) e di Sibylle d'Anduze, come ci viene confermato dal contratto di matrimonio, del Veterum Scriptorum, Tome I[6]. Marchesa morì presto[5] (prima del 1270).
Dopo essere rimasto vedovo, Enrico II si sposò in seconde nozze con Mascarose[5], figlia del Conte di Comminges[3], Bernardo VI e di Teresa di cui non si conoscono gli ascendenti.
Rimasto vedovo nel 1292, Enrico si risposò per la terza volta nel 1302 con Anna di Poitiers († 1351), figlia di Aymar III di Valentinois, come ci conferma la Histoire généalogique des ducs de Bourgogne de la maison de France[7], che rimasta vedova (nel 1304), si risposò, nel 1313, con Giovanni I delfino d'Alvernia[7]. Mecenate e trovatoreSecondo il professore ordinario di Filologia Romanza nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Messina, Saverio Guida, nel suo Jocs poetici alla corte de Enrico II di Rodez (Modena) (1983) (non consultato) riporta che diversi trovatori vennero sostenuti dal mecenatismo di Enrico II che fu anche lui un trovatore[2]; inoltre l'argomento è trattato anche da Margarita Egan, nel suo The Vidas of the Troubadours, che riporta che di Enrico II ci sono rimaste sei poesie: quattro tenzones e due partimen (se non altro cinque torneyamens). La sua breve vida ci riferisce di uno scambio di distici tra lo coms de Rodes (il conte di Rhodes) e Uc de Saint Circ. Il conte dichiara di avere rimesso in piedi Uc con il suo generoso mecenatismo. Tra gli altri trovatori che vennero sostenuti alla corte di Enrico c'erano Guiraut Riquier, Folquet de Lunel, Cerverí de Girona e Bertran Carbonel. Note
BibliografiaFonti primarie
Letteratura storiografica
Voci correlate
Collegamenti esterni
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