Fuller divenne un'artista professionista sul finire degli anni 1880. Nel 1892, lasciò l'Australia alla volta del Sudafrica, realizzò dei dipinti su commissione per Cecil Rhodes,[2] per poi trapiantarsi in Europa, rimanendovi per un decennio. Durante quel periodo, nel 1899, andò in Sudafrica per realizzare altre opere per conto di Rhodes.[2] Tra il 1895 e il 1904, i suoi dipinti furono esposti al Salon di Parigi e alla Royal Academy di Londra.[2][4][5]
Nel 1904, Fuller andò a vivere a Perth, nella sua terra natia.[6] In quegli anni, Fuller frequentava la Società Teosofica locale,[7] e dipinse alcune delle sue opere più note, tra cui A golden hour, che la National Gallery of Australia, detentrice del quadro dal 2013, considera un capolavoro pittorico.[8] A partire dal 1908, Fuller viaggiò molto vivendo prima in India, poi in Inghilterra e infine a Sydney.[9] Nel 1914, le tele di Fuller vennero esposte in quattro gallerie pubbliche, tre in Australia e una in Sudafrica, un risultato da record per era una pittrice australiana dell'epoca.[10] Lei fu insegnante inaugurale di disegno dal vero presso la School of Fine and Applied Arts, fondata nel 1920 dalla New South Wales Society of Women Painters.[11]
Ultimi anni e morte
Nel 1927, Fuller venne isolata nel manicomio di Gladesville, rimanendovi per quasi un ventennio fino al 1946, anno della sua morte.[12]