Cavanna nacque a Parigi e crebbe a Nogent-sur-Marne, nell'Île-de-France, figlio di un immigrato italiano originario di Bettola (in provincia di Piacenza), Luigi Cavanna, e d'una donna francese[1]. Nel suo libro Les Ritals Cavanna ha presentato gli ambienti dell'immigrazione italiana (Rital è uno spregiativo che designa gli italiani). François Cavanna è ricordato per il suo spirito ironico e caustico. «Se la tua mano destra ha commesso un'ingiustizia, cancella le impronte» e «Se si chiudono un leone affamato, un uomo affamato e una cotoletta in una gabbia, non è mai la cotoletta a vincere» sono due fra i suoi aforismi più celebri[2].
È fra i fondatori nel 1960 della rivista satirica illustrata Hara Kiri[3] che nel 1970 diventa "Charlie Hebdo", giornale caratterizzato da un tono caustico e irriverente che all'epoca causò molti scandali[4]. Oltre a Cavanna, Charlie Hebdo fece conoscere al grande pubblico altri grandi disegnatori e autori, come Cabu, Gébé e Wolinski.
Lo stile caratteristico di François Cavanna, satirico, bizzarro, vivace e colorato, l'ha reso celebre e ha determinato il successo dei suoi primi romanzi, a carattere autobiografico. Dal 1985, rallenta l'attività giornalistica e si dedica alla letteratura, nei più diversi generi[5].
Polemista vigoroso, nei suoi scritti e nelle sue vignette attacca con forza il consumismo, l'ingiustizia, la sofferenza degli animali usata come spettacolo e l'ipocrisia delle religioni.
Affetto da qualche anno dalla malattia di Parkinson, a cui si aggiunsero anche diverse complicazioni polmonari, morì il 29 gennaio 2014 all'età di 90 anni mentre era ricoverato in ospedale a causa di una frattura al femore[6].