Il suo Theatrum Naturae fu fra i primi esempi di musei privati impostati sulla classificazione di reperti e racchiude le oltre 450 specie elencate nell'opera "Il viaggio di Monte Baldo" in cui racconta le sue esperienze scientifiche sull'omonimo gruppo montuoso[1], con un taglio naturalistico e cartografico che va oltre l'interesse prevalentemente officinale fino ad allora rivolto a questo tipo di opere. In analogia ai contemporanei Hortus simplicum di Luca Ghini a Pisa e Hortus cintus di Francesco Bonafede a Padova, il monte Baldo è delineato come un hortus in cui la ricchezza floristica pone l'accento sulla specificità degli endemismi e la varietà autoctona del territorio.[1]
Un docufilm sul famoso speziale, fu ideato, scritto e diretto da Mauro Vittorio Quattrina[2]
Note
^ab Daniele Zanini, Le piante di Francesco Calzolari, in GIROS Notizie, vol. 49, gennaio 2012, p. 93.