Sacerdote di rito bizantino, è un autore minore della letteratura italo-albanese del Settecento. Fu trascrittore e autore di un importante manoscritto religioso in albanese, Kënka e Lazërit (Il Canto di Lazzaro), un canto devozionale popolare della tradizione albanese di Sicilia, la cui opera costituisce una testimonianza significativa della lingua albanese dell'epoca.
Francesco Parrino nacque a Piana degli Albanesi nel 1754 da una famiglia arbëreshe, figlio di papàs Demetrio e di Angela Manzone. Fece i primi studi nel Seminario Italo-Albanese di Palermo, dimostrando ben presto la sua propensione per il proprio idioma.
Così scrisse Nicolò Chetta in Tesoro di notizie su de' Macedoni[1] su di lui:
«Don Francesco Parrino, fratello di don Antonino, dopo grammatica, filosofia e danno di greco sta pella teologica; ma quest'anno è passato ... come malcondotta salute. È alunno amante [...] della lingua patria albanese. [...] È amante di far versi albanesi in lingua patria di cui è molto geniale.»
Egli scrisse importanti versi in albanese, come la poesia I shën Gjergji e i shën Mitri luftuan (San Giorgio e San Demetrio combatterono). Egli è l'autore del Canto di Lazzaro (Kënka e Lazarit o kënga e Lazërit)[2][3][4] che ancora oggi si canta[5][6] per le vie delle comunità siculo-albanesi la notte di venerdì antecedente la Domenica delle Palme (E Diellja e Rromollidhet)[7][8][9][10][11][12], quando si ricorda la resurrezione di Lazzaro di Betania da Gesù, simbolo della comune resurrezione degli uomini.
Fu amantissimo, scrive il poeta Giuseppe Schirò, della patria lingua albanese[13] e lo ricorda così in Opere VIII Saggi:
«Francesco Parrino, letterato [...] di lui resta ben poco, cioè il Lazëri, che leggesi a p. 282 e seg. n. c. II, ed un altro sul medesimo argomento. Anche il padre fu un distinto letterato, che lasciò manoscritte alcune traduzioni di cose liturgiche bizantine, qualcuna delle quali anche in versi.»
Il canto, divenuto popolare e comune a tutta la comunità albanese di Sicilia, è una testimonianza che contiene utili informazioni linguistiche[14], nonché storiche. Una cattiva variante della versione del Parrino fu rinvenuta da Giuseppe Schirò in un manoscritto inviato al poeta di Piana degli Albanesi da P. Niilo Borgia[15], monaco basiliano arbëresh del Monastero di Grottaferrata. Fu quindi recuperato e pubblicato nelle opere tradizionali[2] di Giuseppe Schirò. Sulle sue trascrizioni studiò e scrisse, nel 1938, anche l'albanese K. Prifti, su Kënga e “Lazarit” të Arbreshët in “Përpjekja Shqiptare”, II, pp. 219 sgg.
Morì a 77 anni a Piana degli Albanesi il 24 aprile 1831.
Note
^Nicolò Chetta, Tesoro di notizie su de' Macedoni, Contessa Entellina, 2002, p. 557.
^Terminata la Proiasmena (“Messa dei presantificati”) del venerdì sera, a ricordo dell'evento evangelico, i fedeli intonano il canto di Lazzaro (Lazëri), e, subito dopo, gruppi di giovani, guidati da un papàs per le vie del paese e davanti agli uscì delle case, eseguono lo stesso canto.
^Il canto di Lazzaro, come da tradizione orientale, è interpretato senza strumenti musicali e unicamente a voce. Recentemente, d'altro canto, è stato eseguito anche con il supporto musicale bandistico nella comunità dell'Eparchia di Piana degli Albanesi di Mezzojuso.
^Sotir Ferrara, Il ruolo del clero di rito bizantino nella conservazione del patrimonio etnico e culturale, in Le minoranze etniche e linguistiche. Atti del 2º Congresso Internazionale. Piana degli Albanesi, 7/11 settembre 188, I, Palermo 1989, p. 157.
Giuseppe Schirò, Opere: Prose e canti sacri VI, Biblioteca "Giuseppe Schirò" di Piana degli Albanesi, Cosenza, 95-110, 1997.ISBN non esistente
Giuseppe Schirò, Canti tradizionali ed altri saggi delle colonie albanesi di Sicilia Napoli, XLI, 1923.ISBN non esistente
Atti della Giornata di Studi su: Musica e paraliturgia degli Albanesi di Sicilia, Girolamo Garofalo, 79-110, 2002.ISBN non esistente
Profilo storico-antologico della letteratura degli Albanesi di Sicilia: volume I Albanica / collana di albanistica fondata da Antonino Guzzetta e curata da Matteo Mandalà, Biblioteca "Giuseppe Schirò" di Piana degli Albanesi, Caltanissetta, 696-701, 2005.ISBN non esistente