Pietro, laureato in farmacia e Sandro, laureato in giurisprudenza, si conobbero nelle redazioni del Corriere dello Sport e della Gazzetta dello Sport, a cui collaboravano entrambi. Insieme fondarono, con Franco Monicelli, il Cantachiaro, settimanale umoristico che uscì a Roma nel 1944 (vi collaborarono, fra gli altri, Corrado Alvaro ed Enrico Mattei). Ma ancora prima di dedicarsi al giornalismo ciascuno aveva iniziato, in piccolo, a preparare spettacoli: Garinei ideando, per gli studenti, rivistine di carnevale che andavano in scena al Teatro Valle, col fratello Enzo come primo attore, e Giovannini mettendo in piedi spettacoli d'intrattenimento per le truppe italiane in Albania.
Conosciuto l'impresario teatrale Remigio Paone i due, assieme a Franco Monicelli e Italo De Tuddo, decisero di portare la propria satira nel palcoscenico. Misero così in scena lo spettacolo di rivista Cantachiaro (1944) con Anna Magnani, Enrico Viarisio, Marisa Merlini. Nello spettacolo compariva la musica jazz - appena sdoganata, essendo stata proibita dal regime fascista - di Piero Piccioni. La satira era pungente, si ridicolizzava un po' tutti, soffermandosi non poco sulle grandi figure politiche del momento, di qualsiasi parte. Non si intendeva lanciare alcun messaggio ma solo far ridere le platee, anche se, in quegli anni di forti scontri sociali e ideologici, per gli autori non fu facile riuscirvi.
Motivati dai successi ottenuti decisero di orientarsi verso la rivista a grande spettacolo. Realizzazioni sfarzose (e costose: ci si avvicinava ai cinque milioni), ritagliate intorno alla figura della soubrette-diva che ancheggia sulla passerella e cambia decine di abiti vistosi e luccicanti nella stessa rappresentazione: Domani è sempre domenica (1947), e il kolossal Al Grand Hotel (1948, con Wanda Osiris, Gianni Agus, Giuseppe Porelli e Dolores Palumbo), Sono le 10 e tutto va bene (1949, con la Magnani e Viarisio), Il diavolo custode (1950, con la Osiris, Viarisio, Dolores Palumbo e Gianni Agus), Gran Baraonda (1952, con la Osiris, Sordi ed il Quartetto Cetra), Made in Italy (1953, con Macario e la Osiris).
Era una continua rincorsa del kolossal, e la megalomania dei produttori aveva spesso il sopravvento sull'aspetto artistico. Si cercava la grandiosità decorativa. Remigio Paone faceva collocare sul palcoscenico e in vari punti del teatro il proprio logo, con le iniziali inserite in uno stemma in stile principesco. In un caso fece realizzare per la scena un bar in duralluminio che poi durante gli intervalli doveva funzionare realmente per il pubblico (ma furono dieci milioni sprecati perché il palcoscenico non poteva reggerne il peso). Gli addobbi non erano di carta ma di vera stoffa, i programmi di sala, venduti a quattrocento lire quando un quotidiano ne costava venticinque, erano in tricromia e carta patinata pesante, con sovracoperta in stoffa. Allo sfarzo esteriore corrispondeva un'attenzione al valore del copione, sempre da parte del produttore, limitata. Garinei e Giovannini videro presto questa incongruenza e cominciarono a pensare a qualcosa di diverso.[1]
La commedia musicale
Il 1952 per i due fu l'anno della svolta. Fiutando i cambiamenti di gusto del pubblico, decisero di gettare le basi per un genere nuovo, la commedia musicale, in parte ispirandosi al modello americano, in parte prendendo spunti dalla rivista.
Presentarono così, nel 1952, Attanasio cavallo vanesio, e come interprete principale scelsero Renato Rascel, che era comparso ballando il tip tap nel loro varietà Sogno di una notte di questa estate. Fu la prima opera di una trilogia, che proseguiva con Alvaro piuttosto corsaro (1953) e Tobia la candida spia (1954). Le tre opere sono oggi considerate le prime commedie musicali italiane in assoluto (altri invece, come Lello Garinei e Marco Giovannini, le definiscono pre-commedie musicali). Tuttavia gli autori le vollero definire col termine, da loro coniato, favola musicale, passando alla denominazione commedia musicale solo in opere successive.
Fu Giove in doppiopetto (1954) a costituire la messa a punto del nuovo genere teatrale. La fase di trasformazione del teatro musicale leggero era completa e il paradigma della rivista abbandonato.
«Ad una abilità drammaturgica indubbia, che sapeva architettare le trame più complicate e sbrogliare i dialoghi sul filo di una brillante leggerezza ora comica ora patetica, essi seppero aggiungere un dosaggio astuto e insieme delicato degli altri elementi dello spettacolo: la musica, le variazioni coreografiche, il dinamismo delle scenografie.»
(Corriere della Sera, 27 aprile 1977)
G&G coniarono per questo spettacolo l'espressione 'avventura musicale', mentre lanciarono il termine commedia musicale solo nel cartellone dello spettacolo successivo, La padrona di Raggio di Luna.
Da allora in avanti non smisero mai di produrre nuovi copioni e di dirigerne la rappresentazione, restando nell'ambito del genere da loro creato, però introducendo sempre elementi di novità. La coppia scrisse ben quarantanove rappresentazioni ed allestì ottantacinque tournée portate in oltre venti nazioni.[2][3][4] Nel 1960 ottennero la direzione del Teatro Sistina di Roma, che condussero insieme fino alla scomparsa di Giovannini nel 1977, poi portata avanti dal solo Garinei fino al 2006, quando anch'egli morì.
Significativa anche la loro attività di autori televisivi; dopo la trasmissione d'esordio Duecento al secondo (1955), il successo fu raggiunto con la fortunata trasmissione Il Musichiere, presentata da Mario Riva (1957-1960).
Garinei e Giovannini lavoravano in modo così frenetico che spesso facevano firmare il contratto agli attori quando questi avevano potuto leggere solo metà del copione, essendo il resto ancora da scrivere. E spesso, anche se la seconda parte era già interamente scritta, la tenevano nel cassetto mentre si svolgevano le prove della parte iniziale; avevano così la possibilità, verificando dal vivo quanto e come gli attori principali entravano nel personaggio, di rimaneggiare il resto, per ritagliare più accuratamente le parti sull'indole recitativa degli interpreti. Questa particolarità del modo di lavorare dei due commediografi venne descritta da Delia Scala - l'attrice che più di altri diventò artisticamente un tutt'uno con i due - quando dichiarò: "Gli spettacoli di G&G sono come i vestiti di Valentino: con le pinces giuste, ti si adattano addosso e ti valorizzano".[6]
Domani è sempre domenica, con Wanda Osiris, Enrico Viarisio, Gianni Agus, Wilma Casagrande, Raimondo Viani, Ada Fioravanti (1947)
Col naso lungo e le gambe corte, con Nino Besozzi, Paola Orlova, Diana Dei, Mario Riva, Nietta Zocchi, Mauretta Schio, Paolo Panelli, Milly Corinaldi, Aldo Maio, Pietro Tommassini, Carlo Sammartini, Elide Marchetti, Gino Franzi (1948)
Al Grand Hotel, con Wanda Osiris, Dolores Palumbo, Gianni Agus, Vittorio Bottone, Enzo Braschi, Renato Tovaglieri, Vera Carmi, Marisa Bonecci, Magda Gonnella, Nuccia D'Alma, Flora Medini (1948)
Sogno di una notte di quest'estate, con Wanda Osiris, Dolores Palumbo, Gianni Agus, Renato Rascel, Diana Kelli, Antonio De Vico (1949)
Il diavolo custode, con Wanda Osiris, Enrico Viarisio, Dolores Palumbo e Gianni Agus (1950)
Babbo cicogna, rivista settimanale domenicale, con la partecipazione della Compagnia del teatro comico di Roma, orchestra Gino Filippini, regia Nino Meloni (1951-1952)
Caccia al tesoro, con la collaborazione di Puntoni e Dino Verde, orchestra di Gino Filippini, regia Nino Meloni (1952)
Note
^ Morando Morandini, Sessappiglio. Gli anni d'oro del teatro di rivista, Il Formichiere, 1978, pp. 12-13.
^ Lello Garinei e Marco Giovannini, Quarant'anni di teatro musicale all'italiana, 1985, pp. 93, 101, 107, 121.
Sandro Cappelletto, Musical alla Garinei. Con il compianto Giovannini ha inventato la via italiana alla commedia musicale, ne Il Giornale della Musica -Anno V n. 35, E.D.T. e Allemandi & C. Editori Associati1989
Pretini, Giancarlo, Spettacolo Leggero: dal Music-Hall, al Varieta, alla Rivista, al Musical, Trapezio, 1996
Francesco Mottola, Il teatro di Varietà. Dalle Belle Epoqué agli anni Sessanta ad oltre in Italia, Paolo Perrone Burali d'Arezzo, Nuove edizioni culturali 1995
Mario Quargnolo, Dal tramonto dell‘operetta al tramonto della rivista. Mezzo secolo di fasti e miserie del varietà e dell’avanspettacolo, Milano, Pan 1980
Morando Morandini, Sessappiglio. Gli anni d'oro del teatro di rivista, Il Formichiere 1978
Rita Cirio - Pietro Favari, Sentimental. ll teatro di rivista italiano, Bompiani, 1974