Giordano Ruffodi Calabria (lat. Jordanus Rufus, fl. 1239 ca.; ... – 1257) fu un funzionario di Federico II di Svevia, del quale fu castellano e maniscalco. È noto soprattutto per essere stato una sorta di proto-veterinario, autore di un celebre trattato di ippiatria.
Le sue qualità gli guadagnarono i favori dell'imperatore svevo, che lo annoverò tra i suoi familiares e lo ebbe come maniscalco.
La fedeltà alla dinastia sveva declinò con la morte di Federico II e questo determinò anche la sua disgrazia. Giordano condivise la fine tragica di suo zio Pietro, che aveva tradito la causa degli Hohenstaufen schierandosi con papa Alessandro IV contro Manfredi.
Manfredi condannò Pietro Ruffo a morte mentre questi era in esilio, e lo fece uccidere nel 1257 a Terracina. Giordano fu invece accecato, ma morì ugualmente per gli esiti delle ferite agli occhi.
Il trattato di mascalcia
È conosciuto per un trattato di ippiatria, concentrato soprattutto sulla cura dei cavalli da adibire alla guerra. Il trattato gli fu commissionato dall'imperatore stesso, che ne supervisionò la stesura, ma non fu completato se non dopo la morte di Federico II. Era il primo trattato di veterinaria dell'Europa latina[1]. Ebbe una notevole fortuna, conoscendo subito una traduzione in ebraico. In seguito conoscerà diverse edizioni (tra cui un incunabolo e alcune cinquecentine) e varie traduzioni e imitazioni[1]. Edizione più recenti si sono avute nel 1818 e nel 2002 (La Mascalcia, a cura di Pasquino Crupi, Rubbettino EditoreISBN 978-88-498-0480-5).
Note
^abAntonino De Stefano, La cultura alla corte di Federico II imperatore, Palermo, 1938 (p. 84)
Sandro Bertelli, La «Mascalcia» di Giordano Ruffo nei più antichi manoscritti in volgare conservati a Firenze, in La veterinaria antica e medievale (testi greci, latini e romanzi). Atti del II Convegno internazionale di studi (Catania, 3-5 ottobre 2007), a cura di V. Ortoleva e M.R. Petringa, Lugano, Athenaion, 2009 («Biblioteca di Sileno», 2), pp. 389–427.
Giovanni Sali, Giordano Ruffo di Calabria, proto-veterinario e ippiatra (morto nel 1257), in «Praxis Veterinaria», XXI, 2(2000), Illustrazioni di Renato Verimi