Giovanni VII di Gerusalemme
Giovanni VII (... – Gerusalemme, 966) è stato il patriarca di Gerusalemme tra il 964 e il 966[1][2]. Secondo la cronotassi dei Benedettini, si chiamerebbe "Giovanni VI" non annoverando il precedente Giovanni VI, sarebbe il successore di Cristodulo I, non annoverando Agatone, e sarebbe morto nel 969.[3] Si chiamava Yuhanna ibn Jammi.[1] Fu bruciato sul rogo da una folla musulmana dopo aver scritto all'imperatore bizantino Niceforo II Foca chiedendogli di affrettarsi a salvare la Palestina dalle mani dei califfi fatimidi.[1][3][4] MartirioDurante il suo episcopato, il governatore berbero Muḥammad Ismāʿīl Ibn Ṣanhājī governava la città.[5] In una versione delle dinamiche della sua morte, nel 966, dopo che Giovanni si era più volte lamentato con al-Ḥasan, governatore di Ramla, Muḥammad, in cerca di vendetta, avrebbe incitato una folla contro di lui.[5] La popolazione avrebbe incendiato la Basilica del Santo Sepolcro, causando il crollo della sua cupola.[5] Quindi sarebbe andata alla chiesa del Cenacolo con l'obiettivo di darle fuoco.[5] Il giorno seguente, la folla avrebbe scoperto che Giovanni si nascondeva in una cisterna di olio nella Basilica del Santo Sepolcro.[5] Dopo averlo linciato, la folla avrebbe dato fuoco al suo corpo.[5] Un'altra versione del suo martirio sostiene che fu bruciato vivo perché l'imperatore bizantino Niceforo II Foca (r. 963-969) aveva riconquistato le province di Cilicia e Siria e i musulmani della città volevano vendicarsi dei cristiani[5] o chi secondo loro aveva istigato la guerra, ossia il Patriarca Giovanni stesso.[3] NoteBibliografia
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