Il giro più veloce fu il 24º di Campari che fermò il cronometro a 3'32"800 alla media di 169,173 km/h, finalmente battendo lo strabiliante record 3'34"600, alla media di 167,753 km/h, stabilito nel 1924 da Antonio Ascari con l'Alfa Romeo P2.
Furono 14 gli equipaggi presenti al via e di questi ne vennero classificati 8 al termine della gara.
Il Gran Premio d'Italia aveva ormai raggiunto la consuetudine di essere disputato, come avviene del resto anche oggi, all'inizio di settembre ma in questa occasione, data la particolare lunghezza della prova, venne scelta una data primaverile per avere un maggior numero di ore di luce.
L'Alfa Romeo si era iscritta al via della gara di casa con tre equipaggi ufficiali, quelli di Giuseppe Campari/Luigi Arcangeli, Tazio Nuvolari/Baconin Borzacchini e Ferdinando Minoia/Goffredo Zehender ma la situazione subì molte variazioni: durante le prove, mentre testata la nuova Alfa Romeo 3500 bimotore tipo A, Luigi Arcangeli ebbe un incidente che lo portò alla morte e venne sostituito in partenza da Attilio Marinoni. Nei primi giri di corsa la vettura condotta da Nuvolari e Borzacchini ebbe un guasto e, dato che il regolamento lo consentiva, i due piloti vennero abbinati a Campari e Minoia rispettivamente, andando a comporre i due equipaggi che arrivarono ai primi due posti della classifica finale.