Fu allievo prima dello Spagnoletto e poi del Domenichino, questi maestro di Giacinto Brandi e anche di Mattia Preti, suo fratello.
Ne consegue che se Gregorio fosse arrivato a Roma nel 1624, sarebbe arrivato in tempo per frequentare l'Accademia del Domenichino prima di partire per Napoli nel 1630, mentre dal 1632, e per quarant'anni, fece parte della Accademia di San Luca e della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon.
A Roma ebbe probabilmente la protezione degli Aldobrandini, signori di Rossano in Calabria, e ciò favorì le sue relazioni con importanti collezionisti. Tra il 1632 e il 1636 visse con il fratello, per il quale fece per un periodo da maestro, a scapito della propria carriera.
Gesù che disputa con i dottori, National Gallery, Londra;
Scena in una taverna, Circolo ufficiali delle forze armate d’Italia, palazzo Barberini, Roma;
quattro tele per la collezione Gabrielli, ora a Roma, palazzo Taverna.
In queste opere vi è un misto tra la tradizione classicista e l'adeguamento alle novità del Caravaggio, che però vennero comprese e realizzate con maggior forza dal fratello.
Negli anni immediatamente successivi fu aiutato dal fratello nei seguenti lavori:
Matrimonio della Vergine, San Giuseppe, Grosio, 1642-1644;
Apostolato, incompleto e smembrato tra l’episcopio di Nepi e la cattedrale di Santa Maria Assunta a Sutri;
Pilato che si lava le mani, Centro congressi Rospigliosi, Roma;
Madonna della Purità, chiesa di San Domenico, Taverna.
Da solo realizzò, invece:
Madonna della Provvidenza chiesa di San Domenico, Taverna, 1632 circa;
San Flaviano, Roma (ora perduto);
San Carlo che fa l’elemosina, chiesa di San Carlo ai Catinari, Roma, 1652.
Da notare anche il fratello operava contemporaneamente nelle stesse sedi, per cui è lecito ritenere che insieme formavano una sorta di impresa familiare. Questa ipotesi è confermata anche dai registri contabili di Marcantonio Colonna, che nel 1651 riportano un pagamento per entrambi i fratelli a seguito della realizzazione di un gruppo di tele, nel dettaglio otto del solo Gregorio; tra queste il Ratto di Europa, il Ratto di Proserpina e Ganimede, ora conservata a Roma nella Galleria Pallavicini.
Quando il fratello lasciò Roma, Gregorio, invece di approfondire le nuove tendenze caravaggieshe, rimase fedele alla tradizione del Domenichino e in quegli anni realizzò:
San Nicola in estasi, chiesa di San Nicolò, Fabriano;
Miracolo di san Nicola, chiesa di San Nicolò, Fabriano;
Estasi di santa Teresa d’Avila, chiesa di Santa Barbara, Taverna;
San Martino vescovo, chiesa di Santa Martino, Taverna;
quattro santi, chiesa di Santa Martino, Taverna;
Sant'Antonio di Padova con Gesù Bambino, chiesa di San Rocco a Ripetta.[1]
Nel 1668 sposò Santa Duchetti, una vedova aquilana ed ebbe come testimone il pittore Giacinto Brandi. Morì a Roma il 25 gennaio 1672.
Pur lontano dai risultati raggiunti dal fratello, fu considerato un pittore di buon nome,[2] guadagnandosi uno spazio tra i sostenitori della poetica classicista.
Note
^F. Titi, Studio di pittura, scoltura et architettura nelle chiese di Roma (1674-1763), a cura di B. Contardi - S. Romano, I, Firenze 1987, pp. 57, 429
^B. De Dominici, Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani, III (1745), a cura di F. Sricchia Santoro - A. Zezza, III, Napoli 2008, pp. 590-595, 603-607
Bibliografia
Rossella Vodret e Giorgio Leone, Gregorio Preti, calabrese (1603-1672). Un problema aperto, Silvana editoriale, 2004 (ISBN 88-8215-759-8)