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L'idroclorotiazide è un diuretico tiazidico appartenente alla classe delle benzotiazidi, che agisce a livello renale inibendo la capacità di quest'organo nel ritenere sodio ed acqua. L'aumentata diuresi riduce il volume di sangue, il ritorno plasmatico verso il cuore e l'output cardiaco.[2]
Farmacodinamica
Il composto esercita la sua attività diuretica tramite l'inibizione del simporto (cotrasportatore) Na+-Cl- a livello del tubulo contorto distale, competendo per il sito di trasporto del cloro. Il cotrasportatore Na+-Cl− svolge la funzione di facilitatore del riassorbimento di sodio dal tubulo distale in direzione dell'interstizio. Idroclorotiazide, riducendo il riassorbimento di sodio, determina un aumento di volume di fluidi che viene perso con le urine (ovvero una maggiore escrezione di sodio ed acqua), il che comporta una riduzione del volume extracellulare così come una contrazione del volume plasmatico.
La perdita di questo volume di fluidi a sua volta determina una riduzione del ritorno venoso, un incremento di rilascio di renina, una riduzione dell'output cardiaco ed una riduzione della pressione arteriosa.
Il composto, come altri tiazidi, aumenta il riassorbimento di calcio da parte del tubulo distale in modo non correlato al trasporto di sodio. Inoltre, attraverso altri meccanismi non completamente chiariti, si ritiene che la molecola, con l'uso cronico, possa comportare una riduzione della resistenza vascolare periferica.[2]
Farmacocinetica
Dopo somministrazione per via orale idroclorotiazide viene ben assorbita dal tratto gastroenterico, sia pure con variabilità individuali. La contemporanea somministrazione di cibo riduce la quota assorbita. La biodisponibilità della molecola raggiunge il 70%. L'emivita di eliminazione è pari a circa 2,5 ore. Il farmaco si distribuisce nello spazio extracellulare, non oltrepassa la barriera ematoencefalica, ma attraversa la barriera placentare e viene secreto nel latte. L'eliminazione dall'organismo avviene attraverso l'emuntorio renale: circa il 60% del farmaco viene eliminato immodificato entro 24 ore.
A volte idroclorotiazide viene anche utilizzata per il trattamento dell'ipoparatiroidismo,[3]
della malattia di Dent[4][5]
e della malattia di Ménière.[6][7][8]
Nel diabete insipido, l'effetto dei diuretici tiazidici è presumibilmente legato ad un aumento del riassorbimento di sodio e acqua nel tubulo prossimale, indotto dall'ipovolemia. Viene così a diminuire l'acqua nei siti ADH-sensibili dei tubuli collettori ed in ultima analisi si assiste ad una diminuita diuresi.[9]
Va ricordato che un uso routinario di diuretici in una gravidanza a normale evoluzione è inappropriato ed espone la madre ed il nascituro a rischi evitabili. La tossiemia gravidica non è affatto prevenibile con l'uso di diuretici e pertanto questi ultimi non sono di alcuna utilità.
L'edema della gravida è correlato ad un minor ritorno venoso causato dalle aumentate dimensioni dell'utero, ed è trattato correttamente semplicemente tramite l'elevazione degli arti inferiori e l'utilizzo di calze elastiche.
La Food and Drug Administration (FDA) ha inserito l'idroclorotiazide in classe B per l'uso in gravidanza. Questa classe comprende i farmaci i cui studi riproduttivi sugli animali non hanno mostrato un rischio per il feto e per i quali non esistono studi controllati sull'uomo. Comprende inoltre farmaci i cui studi sugli animali hanno mostrato un effetto dannoso (oltre a un decremento della fertilità) che non è stato confermato con studi controllati in donne nel primo trimestre di gravidanza e per i quali non c'è evidenza di danno nelle fasi avanzate della gravidanza.[21]
I tiazidici sono escreti nel latte materno. A causa delle potenziali reazioni avverse nei lattanti, tenendo presente l'importanza del trattamento per la madre, si deve decidere se si intende interrompere l'assunzione del diuretico durante il periodo di allattamento al seno, oppure se si vuole rinunciare a quest'ultimo.
Interazioni
Diazossido: la contemporanea somministrazione con idroclorotiazide può comportare iperglicemia.[22]
Litio: il trattamento di associazione può ridurre l'escrezione renale di litio.
Diuretici dell'ansa (furosemide ed altri): la co-somministrazione con idroclorotiazide determina effetti sinergici che possono condurre ad una diuresi eccessiva, spesso associata ad alterazioni elettrolitiche.
Glicosidi cardioattivi digitalici (digossina, digitossina): dal momento che idroclorotiazide può causare ipokaliemia e ipomagnesemia, la terapia di associazione potenzialmente può indurre gravi aritmie digitale-correlate.
Resine sequestranti gli acidi biliari (colestiramina, colestipolo, colesevelam): questi composti somministrati in associazione con idroclorotiazide possono ridurre l'assorbimento del tiazidico. Se la terapia d'associazione non può essere evitata idroclorotiazide deve essere assunta almeno 2 ore dopo tali resine.[23][24]
^ MH. Vaisbich, Ldos S. Henriques; T. Igarashi; T. Sekine; G. Seki; VH. Koch, The long-term use of enalapril and hydrochlorothiazide in two novel mutations patients with Dent's disease type 1., in J Bras Nefrol, vol. 34, n. 1, marzo 2012, pp. 78-81, PMID22441187.
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