Il cielo brucia (Roter Himmel, lett. 'cielo rosso') è un film del 2023 scritto e diretto da Christian Petzold.
Presentato in anteprima mondiale alla 73ª edizione del Festival di Berlino, rappresenta il secondo capitolo di una trilogia iniziata nel 2020 con Undine - Un amore per sempre, dedicata alla solitudine e alla complessità dei rapporti interpersonali e basata sugli elementi naturali (in questo caso il fuoco, dopo l'acqua del film precedente).[1][2]
Due giovani amici berlinesi si ritrovano a trascorrere una torrida estate in una casa per le vacanze sulle coste del Mar Baltico. Leon è uno scrittore in crisi che sta terminando il suo secondo romanzo in attesa dell'arrivo del suo editore, mentre Felix deve preparare un portfolio per entrare in un'accademia di belle arti. Ai due ragazzi si uniscono Nadja, lavoratrice stagionale in un paesino dall'altro lato del bosco, e il suo ragazzo occasionale Devid dal quale anche Felix si sente attratto. Ma l'armonia che si viene a creare inizialmente non durerà a lungo e a peggiorare le cose sarà un incendio boschivo, che lentamente accerchierà i quattro ragazzi.
Il film presenta rimandi intermediali all'opera del poeta tedesco Heinrich Heine.
Il sito Rotten Tomatoes riporta l'87% di recensioni professionali con giudizio positivo,[5] mentre il sito Metacritic assegna al film un punteggio di 83 su 100 basato su 12 recensioni, indicando un «plauso universale».[6]
Su Screen International Jonathan Romney ha parlato di «un Petzold forse più leggero del solito, ma che porta ancora l'impronta inconfondibile della sua eleganza intellettuale e concettuale»,[7] mentre Peter Bradshaw ha scritto su The Guardian: «Il cambio di tonalità non è così convincente e avrei voluto che il potenziale da commedia leggera fosse stato sviluppato maggiormente. Resta comunque la grande performance di Schubert».[8]
Nella sua recensione su CinemaSerieTV.it il critico Max Borg ha parlato di «un film che fa della crisis creativa la premessa ideale per un esercizio di passione dalla coerenza emotiva e formale infallibile»,[2] mentre sulla rivista online Asbury Movies la giornalista Marina Pavido lo ha definito «un vero e proprio inno all'amicizia e all'arte» e «un delicato momento di passaggio dall'adolescenza all'età adulta».[1] Su Movieplayer.it la critica Chiara Nicoletti lo ha giudicato «tra i migliori film di Petzold e i più memorabili della 73esima Berlinale... con questo nuovo capitolo di una trilogia iniziata con Undine il regista diventa ancora più abile nel raccontare relazioni umane e sentimentali nella loro poesia ed egoismo».[9]