L'Istituto tecnico per attività sociali, in breve anche ITAS, è stato un istituto di formazione dell'ordinamento italiano, vigente in Italia dal 1956 al 2015.[1]
L'istituto tecnico per attività sociali[7] è ufficialmente costituito in Italia nel 1956, assumendo originariamente la denominazione di istituto tecnico femminile (abbreviato in ITF),[8] in seguito alla trasformazione, completata nel 1960, delle scuole di magistero professionale per l'insegnamento dell'economia domestica[9] nate nel 1931[10] (era stata attivata una sperimentazione didattica quinquennale, conclusasi con un esame di Stato negli anni 1952/1953[11]).
In origine, la legge n. 782/1956[8] istituisce nelle principali città italiane corsi di studio a indirizzo generale nelle attività economiche per i servizi alle famiglie e alle collettività (economie domestiche familiari e collettive),[12] ravvisando fin da subito la necessità di istituire ulteriori indirizzi formativi specializzati, in relazione alle crescenti esigenze del paese, nelle attività economiche professionali per i servizi assistenziali socio-sanitari e educativi alla persona e alle comunità.[13] In seguito a diversi lavori del Parlamento italiano, nel 1963 vengono quindi istituti i corsi di studio per le specializzazioni di dirigente di comunità e di economo-dietista[13] (anche declinato in economo-dietista di comunità[14]), professionisti specificamente destinati a operare nelle comunità, ovvero: "istituzioni a carattere formativo, educativo, medico sociale, assistenziale che, specie nel campo pediatrico, della riabilitazione, della geriatria, vanno sempre più aumentando in uno stato moderno che vuole risolvere i delicati problemi dell'assistenza sociale", come recita il successivo decreto del Ministero della pubblica istruzione del 14 gennaio 1967, che stabilisce i relativi profili professionali.
Con l'evoluzione sociale, che supererà l'idea di professioni per l'assistenza socio-sanitaria e l'educazione come proprie delle donne,[15] si considera l'esigenza di modificare la denominazione dell'istituto di formazione, in quanto appare ormai incongruente con le professionalità che vengono formate nei corsi di studio, a cui accedono sia donne sia uomini;[15] dal 1984 al 1988 il Parlamento italiano esamina la proposta della denominazione di "istituto tecnico per operatori sociali",[16][17] tuttavia, con la motivazione che un'imminente riforma avrebbe riconsiderato l'intero assetto del sistema di istruzione e formazione,[18][19] solo nel 1998 verrà assunta la denominazione definitiva di "istituto tecnico per attività sociali",[7] per decreto interministeriale della pubblica istruzione e del tesoro. Il cambiamento riguarderà esclusivamente la denominazione dell'istituto di formazione, rispetto al principio di neutralità di genere nel linguaggio,[19][20] lasciando invariato l'ordinamento di studio istituito dalla legge italiana del 1956,[8][14] come confermato dal ministro dell'istruzione pro temporeLuigi Berlinguer in risposta a un'interrogazione parlamentare che chiedeva conto del provvedimento amministrativo.[21]
Gli insegnamenti, con i relativi piani di studio, vengono stabiliti, nell'ambito delle riforme italiane per la modernizzazione del sistema di formazione tecnica professionale, mediante un susseguirsi di decreti del Ministero della Pubblica istruzione, il 10 agosto 1963, il 1º giugno 1964, finché non si arriva, il 14 gennaio 1967, alla definizione dei "programmi di studio degli istituti tecnici per attività sociali a indirizzo generale e indirizzi specializzati per economi-dietisti e per dirigenti di comunità",[14] che saranno vigenti sino alla cessazione degli istituti di formazione.
Dal 1966, gli istituti tecnici per attività sociali, considerati fino a quel momento solo finalizzati all'abilitazione della professione (come gli istituti tecnici in generale, secondo la riforma Gentile del 1923), sono riconosciuti anche propedeutici al proseguimento degli studi universitari e, sulla base del carattere dei piani di studio, viene stabilita inizialmente la possibilità di accesso diretto alle facoltà di scienze delle preparazioni alimentari, scienze biologiche, scienze naturali, chimica, economia e commercio e lingua e letteratura straniere[22] (quest'ultima era già stata individuata dal 1961 per tutti gli istituti tecnici[23]). Dal 1969, anche sotto la spinta di una rilevante stagione di movimenti studenteschi, vengono approvate norme che liberalizzano l'accesso a tutti i diplomati di istituti tecnici agli studi universitari.[15][24]
A partire dagli anni 1991/1992 si apre in Italia, per una riforma nazionale del sistema di istruzione e formazione, una stagione di sperimentazioni formative promosse dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca a cui aderiscono alcuni istituti tecnici per attività sociali, che vedono l'attivazione di nuovi corsi di studio, soprattutto nel settore biologico sanitario (nell'ambito del cosiddetto progetto Brocca). Già precedentemente, nell’ambito di sperimentazioni extraordinamento di studi, attiveranno alcuni corsi di formazione a orientamento specifico per tecnico di laboratorio biomedico, allo scopo di provvedere ai bisogni professionali del servizio sanitario nazionale italiano.[25][26][27][28]
Dal 1997/1998, con l'introduzione dell'autonomia degli istituti di istruzione, un'ulteriore sperimentazione formativa chiamata "progetto autonomia", effettuata dagli istituti di istruzione d'intesa con il dicastero dell'Istruzione, riguarderà solo i piani di studio[29] per la specializzazione di dirigente di comunità, caratterizzandosi in un nuovo settore formativo denominato "salute".
Nel 2012, secondo un report della Fondazione Giovanni Agnelli pubblicato dal Sole 24 Ore, vari istituti tecnici per le attività sociali facevano parte dei migliori istituti di istruzione tecnica professionale,[30][31] giudizio che sarà poi confermato, nell'ambito dello studio "Eduscopio"[32], fino al 2014, soprattutto in rapporto alla capacità dell'istituto di formazione ai fini dell’inserimento lavorativo.[33][34][35]
Con la riforma dell'istruzione tecnica attivata negli anni 2010/2011 in Italia, i corsi di studio generali e specializzati di istituto tecnico per attività sociali, con i relativi profili professionali, vengono collocati a esaurimento, cessando definitivamente negli anni 2013/2014. Nell'ambito del conseguente riordino degli istituti tecnici, gli istituti tecnici per attività sociali sono fatti confluire per lo più negli istituti tecnici del settore economico con indirizzo di studio in "amministrazione, finanza e marketing"[36][37], che però non si caratterizzano per una continuità formativa dei profili professionali socio-sanitari-educativi,[38][39] oppure negli istituti tecnici del settore tecnologico, con indirizzo di studio in "biotecnologie sanitarie",[37][39][40] nel caso dei corsi di studio sperimentali[29] nel settore salute del "progetto autonomia".
Nel 2014 risultavano attivi in Italia 98 istituti tecnici per le attività sociali[41] con i relativi corsi di studio.
Nel 2015, in via eccezionale, si svolge una sessione straordinaria d'esame di Stato per i candidati alla specializzazione di dirigente di comunità, in considerazione dell'alto numero di candidati esterni ai corsi di studio,[42] provenienti per lo più dalle professioni sociali, sanitarie e educative con bisogni di aggiornamento e specializzazione professionale.[43][44][45][46]
Offerta formativa
Per le peculiari vicende storiche dei servizi alle persone e alle comunità in Italia, l'istituto di istruzione si struttura in un indirizzo generale al quale si aggiungono due indirizzi specializzati, conseguentemente si articola in tre ordinamenti di studio in "attività sociali":[47]
"Generale",[48][49] preordinato alla formazione culturale e professionale di tecnici esperti dell'organizzazione e della gestione dei servizi di ristorazione collettiva e igiene di comunità (intera economia domestica collettiva o alcuni settori dell'economia domestica collettiva nell'ambito dell'ospitalità e delle cure: alimentazione, alloggio, igiene degli ambienti e dei testili, accoglienza ecc.), che applicano conoscenze integrate di alimentazione, igiene e ospitalità alberghiera, di merceologia, abbigliamento e arredamento;
I corsi di studio sono articolati in un biennio propedeutico comune e un successivo ciclo triennale a indirizzo generale[49] o a indirizzo specializzato.[50][52][53]
In Italia, al superamento dell'esame di Stato conclusivo dei corsi di studio di istituto tecnico per attività sociali viene rilasciato il relativo "diploma in Attività sociali", che reca anche la specificazione dell'indirizzo di studio seguito dallo studente, secondo la dicitura:[37][56][57][58][59]
"Generale";
"Specializzazione: Dirigente di comunità";
"Specializzazione: Economo-Dietista".
Il titolo di studio, in applicazione delle specifiche leggi italiane, costituisce una "abilitazione per l'esercizio dell'attività professionale"[60][61] delle rispettive professioni dei servizi alla persona e alle comunità.
La specializzazione di economo-dietista costituisce una specifica abilitazione per l'esercizio della professione di tecnologo dei servizi di alimentazione delle collettività, la normativa professionale la riconosce quale titolo professionale per l'esercizio della professione di dietista[25][62] (in seguito a un tirocinio semestrale in dietologia presso un servizio sanitario).
La specializzazione di dirigente di comunità, costituisce una specifica abilitazione per l'esercizio della professione di dirigente, educatore e tecnologo esperto dei servizi assistenziali socio-sanitari e educativi,[44][63] inoltre la normativa professionale la riconosce quale "titolo di preferenza" nei concorsi pubblici per l'accesso alla carriera di educatore d'infanzia[64][65][66][67] degli asili nido e degli altri servizi di assistenza all'infanzia.
La specializzazione generale costituisce una specifica abilitazione per l'esercizio della professione di tecnologo dei consumi alimentari e dei servizi di ospitalità, con riferimento all’organizzazione e alla gestione dei servizi di economia dimestica aziendale della ristorazione collettiva e dell’igiene di comunità (dalla preparazione, distribuzione e consumazione dei pasti alla pulizia, disinfezione e santificazione degli ambienti e dei tessili).
Il diploma in attività sociali, conseguito in una delle tre specializzazioni: generale, dirigente di comunità e economo-dietista, consente l'accesso alla formazione universitaria didattico-pedagogica[68] e al concorso pubblico[69] rispettivamente finalizzati al conseguimento dell'abilitazione e dell'idoneità all'esercizio alla professione docente, ai fini dell'insegnamento[70][71] dei servizi socio-sanitari,[70] dell'economia domestica collettiva[72] o di comunità e di tecnologie tessili.[72][71][73]
Infine, la legislazione igienico-alimentare italiana, in accordo a quella europea, attribuisce ai professionisti in attività sociali l'"abilitazione per l'esercizio dell'attività professionale per il commercio, la preparazione e la somministrazione degli alimenti".[40][74][75]
A partire dal 2015 tali specializzazioni non saranno più formate dagli istituti tecnici per attività sociali, collocati ad esaurimento nel 2010, fermo restando il valore legale dei diplomi in attività sociali[76] di abilitazione all'esercizio dell'attività professionale di dirigente di comunità e economo-dietista, la formazione dei profili professionali del settore sociale, sanitario e educativo passerà per lo più all'alta formazione tecnica e professionale e all'università.
Note
^Nel 2015, in via eccezionale, c'è stata una sessione straordinaria d'esame di Stato per i candidati dell'indirizzo specializzato per dirigente di comunità che, completata la formazione, non abbiano superato il conclusivo esame di Stato (Nota MIUR del 25 novembre 2014, n. 7316; Nota MIUR del 5 dicembre 2014, n. 7692).
«Considerata l'esigenza di modificare la denominazione degli istituti tecnici femminili, che appare ormai incongruente con l'evoluzione del loro ordinamento e con le finalità formative che esso si propone, finalità che non rispondono a professionalità esclusive della donna [...] La denominazione degli istituti tecnici femminili è modificata con quella di "Istituti tecnici per attività sociali"»
^abcLegge 8 luglio 1956, numero 782, su normattiva.it, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana numero 192 del 2 agosto 1956. URL consultato il 2 febbraio 2015 (permalink).
«Articolo 132. Fino a quando non saranno emanate norme legislative riguardanti l'ordinamento delle scuole di formazione professionale di alcune categorie di personale sanitario ausiliario e tecnico, ai fini della ammissione ai concorsi di assunzione, saranno considerati idonei i seguenti titoli di studio; [...] 2) dietisti: [...] diploma di economa dietista conseguito presso istituti tecnici femminili accompagnato da certificato di tirocinio ospedaliero; [...] 3) tecnico di laboratorio medico: [...] titolo di istituto tecnico femminile ad orientamento specifico»
^Ai sensi del Decreto del Ministero della Sanità 30 gennaio 1982 (Normativa concorsuale del personale delle unità sanitarie locali in applicazione dell'art. 12 del D.P.R. 20 dicembre 1979, n. 761), tale profilo professionale fu formato dagli istituti tecnici per attività sociali fino al 1986 (in quanto furono riconosciuti validi i corsi di formazione attivati fino all’anno scolastico 1981/1982)
^Circolare del Ministero della Sanità (Italia) 3 maggio 1972, numero 64, recante chiarimenti sui titoli di studio di "istituto tecnico femminile ad orientamento specifico"
^La classifica delle scuole superiori, su Il Sole 24 ORE, quotidiano politico economico e finanziario, Il Sole 24 ORE, 3 aprile 2012. URL consultato il 22 novembre 2016 (permalink).
^abcTabella di confluenza dei percorsi degli istituti tecnici (PDF), su archivio.pubblica.istruzione.it, Decreto del Presidente della Repubblica (Italia) del 15 marzo 2010, numero 88: Regolamento recante norme concernenti il riordino degli istituti tecnici. URL consultato il 31 ottobre 2016.
^ab Elena Fiore, Antonella Manzione, I requisiti morali e professionali per l'esercizio delle attività commerciali e di somministrazione, Dogana (Repubblica di San Marino), Maggioli Editore, 2012, pp. 289, 232, 239 e 302.
^ab ISFOL (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale), Figure professionali per il sociale: quadro di riferimento nazionale, collana Studio delle competenze professionali del sociale, Roma, 2004.
^ Ministero della Pubblica Istruzione, Servizio statistico, I percorsi formativi della scuola secondaria di secondo grado statale tra corsi di ordinamento, sperimentazioni e autonomia, Roma, 2007.
^Legge 8 luglio 1956, n. 782, su normattiva.it, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana numero 192 del 2 agosto 1956. URL consultato il 2 febbraio 2015 (permalink).
^ AA. VV., Istruttore negli Enti Locali . Area socio-assistenziale e scolastico-educativa, Edizione Simone, 2002.
^ Conferenza unificata tra Governo, Regioni e Autonomie locali, Monitoraggio del Piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, Istituto degli Innocenti, 2009.
^Secondo il principio di corrispondenza dei diplomi di Stato professionali con quelli tecnici di cui alla Legge 27 ottobre 1969, n. 754, articolo 3, D.Lgs. 16 aprile 1994, n. 297, articolo 197, comma 3, D.P.R. 23 luglio 1998, n. 323, articolo 15, comma 8, Legge 10 dicembre 1997, n. 425, articolo 1.
^Decreto Ministeriale 10 settembre 2010, n. 249, su normattiva.it, Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana numero 24 del 31 gennaio 2011, supplemento ordinario n. 23. URL consultato il 3 febbraio 2015 (permalink) (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2016).
^abDecreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 2016, numero 19, su normattiva.it, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 43 del 22 febbraio 2016, supplemento ordinario n. 5. URL consultato il 2 agosto 2016 (permalink) (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2016).
^Risoluzione del Ministero italiano dello Sviluppo Economico 13 giugno 2011, n. 11180
^ Senato della Repubblica, Servizio studi, Il valore legale del titolo di studio. Contesto europeo ed elementi di legislazione comparata, in Dossier, n. 208, marzo 2011.