Nonostante abbia sempre sostenuto che il suo nome di battesimo fosse Laruschka Mischa Skikne, in realtà esso era Zvi Mosheh (Hirsh) Skikne, detto Hirshkeh. Di famiglia di origine ebraica, era il più giovane dei tre figli di Ber "Boris" ed Ella Skikne, due coniugi emigrati in Sudafrica[1] nel 1933 dalla cittadina lituana di Joniškis.
Carriera
Il ragazzo crebbe a Johannesburg, dove assunse il nome anglicizzato di Harry e da adolescente calcò le scene teatrali[2], servendo nella compagnia di comici al seguito della South African Army durante la seconda guerra mondiale[3]. Dopo essersi trasferito a Londra alla fine della guerra[1], entrò nella Royal Academy of Dramatic Art[2], recitò con successo a Manchester, principalmente in opere di Shakespeare[2] e debuttò nel cinema nel 1948[3], iniziando a interpretare piccoli ruoli in diverse pellicole britanniche degli anni cinquanta, con il nome d'arte di Laurence Harvey, ispiratogli dal celebre grande magazzino londinese Harvey Nichols.
Tuttavia l'attore continuava a dare l'impressione di essere privo di calore umano nelle sue interpretazioni[1], caratterizzate da una freddezza e un distacco che non gli attiravano le simpatie del pubblico[1]. Ma furono proprio queste peculiarità a fornirgli la grande occasione della sua carriera[1], quando nel 1959 il regista britannico Jack Clayton gli assegnò il ruolo di protagonista nella pellicola La strada dei quartieri alti (1959), prodotto dai fratelli John e James Woolf per la Remus Films. Grazie all'interpretazione dell'ambizioso e arrivista Joe Lampton, impiegato senza scrupoli e determinato a scalare il successo a qualsiasi prezzo, Harvey s'impose come attore internazionale[2], guadagnandosi una nomination per il premio BAFTA e una candidatura al Premio Oscar come miglior attore protagonista, e fissando definitivamente la propria personalità cinematografica quale interprete ideale di ruoli da laconico ma astuto opportunista[3].
Questi tre film rappresentarono l'apice della carriera di Harvey[1], che andò successivamente incontro a una serie di film ad alto costo, che lo avviarono però a un rapido declino[1]. Tra questi, un remake di Schiavo d'amore (1964), L'oltraggio (1964), modesto rifacimento di Rashomon (1950), Flagrante adulterio (1965), un mediocre sequel de La strada dei quartieri alti, in cui riprese il personaggio di Joe Lampton, e Sull'orlo della paura (1968), un thriller di spionaggio, di cui Harvey - nel ruolo di un agente doppiogiochista[2] - curò di terminare la direzione dopo la morte del regista Anthony Mann, avvenuta nel corso delle riprese. L'unica interpretazione convincente di questo periodo fu quella del disinvolto e maturo Miles Brand, il playboy in declino nel film Darling (1965), accanto a Dirk Bogarde e Julie Christie.
l'attrice britannica Margaret Leighton, che sposò nel 1957 e dalla quale divorziò nel 1961;
Joan Perry, vedova del magnate cinematografico Harry Cohn, che sposò nel 1968 e dalla quale divorziò nel 1972;
la modella Paulene Stone, che sposò nel 1972 e dalla quale ebbe una figlia, Domino, divenuta anch'essa celebre modella e poi cacciatrice di taglie, che nacque nel 1969 (quando Harvey era ancora sposato con la Perry) e morì nel 2005.
Il matrimonio di Harvey con la Stone durò fino alla scomparsa dell'attore, avvenuta il 25 novembre 1973, all'età di 45 anni, per un cancro allo stomaco.