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Lucio Postumio Megello

Lucio Postumio Megello
Console della Repubblica romana
Nome originaleLucius Postumius Megellus
FigliLucio Postumio Megello
GensPostumia
Consolato305 a.C., 294 a.C., 291 a.C.

Lucio Postumio Megello[1] (in latino Lucius Postumius Megellus; fl. 306 a.C.-291 a.C.) è stato un politico e generale romano.

Biografia

Appartenente alla gens Postumia, fu eletto console nel 305 a.C., con il collega Tiberio Minucio Augurino[2]. Entrambi i consoli si diressero nel Sannio, dirigendosi però in zone diverse, Postumio a Tiferno e Minucio a Boviano. Postumio, che comandava la colonna orientale, superò e batté una forte resistenza sannita a Tiferno, prima di rincongiungersi con le truppe guidate da Minucio. I due eserciti romani, così riuniti, si scontrarono contro i Sanniti nella battaglia di Boviano, che risultò decisiva per l'esito finale della seconda guerra sannitica[2].

Fu eletto console nel 294 a.C., con il collega Marco Atilio Regolo di aristocratica origine volsca[3]. Entrambi i consoli vennero comandati di guidare l'esercito romano nel Sannio, perché si riteneva che i Sanniti stessero armando tre eserciti: uno da inviare in Etruria, un secondo in Campania ed il terzo per la difesa del loro territorio[3]. Postumio, prima si diresse a Sora[4], e da lì nella Marsica e nel Sannio, dove prima prese Milionia (la contemporanea Ortona dei Marsi) con la forza[5], e poi Feritro, abbandonata dagli abitanti ai romani. Postumio adottò quindi il cognomen Megello rarissimo caso di cognomen apparentemente privo di etimo[5].

Quindi Postumio guidò l'esercito in Etruria, dove sconfisse gli etruschi in campo aperto davanti alla città dei Volsinii e conquistò la città di Roselle. Dopo queste azioni, le città di Volsinii, Perugia e Arezzo, chiesero la pace a Roma, ottenendo una tregua trentennale[6].

Postumio Megello fu ancora console nel 291 a.C., quando combatté contro gli Irpini conquistando Venusia, una località particolarmente importante sotto l'aspetto strategico. Livio racconta che, come caso particolare, essendo egli interré (interrex), fu eletto console insieme a Gaio Giunio Bubulco negli stessi comizi centuriati, che egli aveva presieduti.[7]

Costruì il tempio della Vittoria sul Palatino[4].

Note

Bibliografia

Fonti antiche
Fonti storiografiche moderne
  • P. A. Brunt. Classi e conflitti sociali nella Roma repubblicana. Bari, Laterza, 1972. BNI 732105
  • Itala Dondero e Patrizio Pensabene. Roma repubblicana fra il 509 e il 270 a. C.. Roma, Quasar, 1983. ISBN 8885020410.
  • Antonietta Dosi. Lotte politiche e giochi di potere nella Roma repubblicana. Milano, Mursia, 1999. ISBN 8842525855.
  • Emilio Gabba. Esercito e società nella tarda repubblica romana. Firenze, La nuova Italia, 1973. BNI 7311654.
  • Andrea Giardina. L'uomo romano. Roma-Bari, Laterza, 1989. ISBN 88-420-3471-1
  • Jacques Harmand. L'armee et le soldat a Rome. Paris, Picard, 1967.
  • J. Michelet, Storia di Roma, Rimini, Rusconi, 2002.
  • Theodor Mommsen. Storia di Roma. Milano, Dall'Oglio, 1961.
  • Theodor Mommsen. Romisches Strafrecht Stellenregister. Munchen, Beck, 1982. ISBN 3406086888.
  • Lucia Monaco. Battaglie ambigue e svolte costituzionali nella Roma repubblicana. Napoli, Jovene, 1997. ISBN 8824311741
  • Claude Nicolet. Il mestiere di cittadino nell'antica Roma. Roma, Editori riuniti, 1980. BNI 8111132.
  • Claude Nicolet. Strutture dell'Italia romana, (sec. 3.-1. a.C.). Roma, Jouvence, 1984. ISBN 8878010472.
  • E. T. Salmon. Il Sannio e i Sanniti. Torino, Einaudi, 1995. ISBN 88-06-13689-5.
  • Paolo Sommella. Antichi campi di battaglia in Italia, contributi all'identificazione topografica di alcune battaglie d'età repubblicana. Roma, De Luca, 1967. BNI 684608.

Voci correlate

Predecessore Fasti consulares Successore
Quinto Marcio Tremulo
Publio Cornelio Arvina
305 a.C.
con Tiberio Minucio Augurino
Publio Sempronio Sofo
Publio Sulpicio Saverrione
I
Quinto Fabio Massimo Rulliano IV
Publio Decio Mure IV
294 a.C.
con Marco Atilio Regolo
Lucio Papirio Cursore
Spurio Carvilio Massimo
II
Quinto Fabio Massimo Gurgite
Decimo Giunio Bruto Sceva II
291 a.C.
con Gaio Giunio Bubulco Bruto
Manio Curio Dentato
Publio Cornelio Rufino
III
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