Figlio primogenito di Ludovico Gonzaga, conte di Rodigo del ramo cadetto gonzaghesco di Gazzuolo e di Francesca Fieschi, dei conti di Lavagna. Sin da giovane viene avviato agli studi umanistici (ebbe come precettore Giovanni Bonavoglia[1]) e all'arte della guerra. Chiamato “Rodomonte” per la sua straordinaria forza fisica, vive presso le corti di Spagna e d'Inghilterra.
La sua carriera militare proseguì sotto le insegne pontificie con la presa di Ancona il 20 settembre 1532 e la lotta contro il ribelle abate di Farfa Napoleone Orsini arroccatosi nel castello di famiglia a Vicovaro.
Qui giunto in ottobre, la cinse d'assedio incontrando vigorosa resistenza. Sferrato l'assalto finale il 30 novembre, finalmente il Gonzaga entrò vittorioso. Ma non tutti si arresero: un colpo di archibugio colpì il Gonzaga alla spalla sinistra. Senza volto l'autore del tiro proditorio, ma un poeta dell'epoca, del pari anonimo, attribuì al crudel Orsin l'affocata palla che sorprese il cavaliere ardito.
Mortale il colpo, ma non fulminante: trasportato nel palazzo cittadino, assistito dalla moglie (i racconti in prosa e in versi sulle ultime ore del Gonzaga concordano nel farla presente al suo fianco), il Gonzaga ebbe modo, prima di spirare, di dettare minuziose disposizioni testamentarie. Le trascrissero i due notai pubblici di Vicovaro, essendo testimoni, tutti videnti et intelligenti, il mantovano Giovan Francesco Capi colonnello generale pontificio, il medico lodigiano Tommaso Cadimosto, il phisico romano Damiano de Damianis, il mantovano Emilio Boccalino, il nobile Roberto Pallavicini, il milanese maestro Dionisio de Bonatti. Lucida la volontà testamentaria del Gonzaga - marchese, duca di Trajeto, conte di Fundi et capitano generale della Chiesa; questi i titoli di sua spettanza -, il quale, sano di mente, senso et intellecto, nell'imminenza della morte, dispose con chiara dictatura, chiedendo perdono al papa per aver partecipato al sacco di Roma. Il Gonzaga spirò nel 1532, nella terra di Vicovaro, nel palazzo di detto loco, sotto la diocesi tiburtina.
Il comando della sua compagnia venne assunto dal suo condottiero Capino da Mantova.
Luigi Gonzaga fu anche poeta e cultore delle lettere.
Dopo alcuni anni di soggiorno a Rivarolo, nel 1534, la moglie decise di ritornare con il figlio nelle proprie terre. Isabella si risposò con Filippo di Lannoy, principe di Sulmona ed ottenne il consenso imperiale per affidare Vespasiano alle cure della zia Giulia Gonzaga.
Mario Castagna, Stemmi e vicende di casate mantovane, Montichiari, 2002, ISBN non esistente.
Palmiro Ghidetti, Rivarolo Mantovano. Itinerario storico, Rivarolo Mantovano, 1985, ISBN non esistente.
Adelaide Murgia, I Gonzaga, Milano, Mondadori, 1972, ISBN non esistente.
Renata Salvarani, I Gonzaga e i papi. Roma e le corti padane fra Umanesimo e Rinascimento (1418-1620), Roma, Libreria Editrice Vaticana, 2014, ISBN978-8820991722.
Leandro Ventura, I Gonzaga delle nebbie: storia di una dinastia cadetta nelle terre tra Oglio e Po, Silvana, Cinisello Balsamo, 2008.