La Maddalena giacente, o Maddalena distesa, è una scultura in marmo realizzata dallo scultore veneziano Antonio Canova tra il 1819 e il 1822.[1] Il modello in gesso di questo capolavoro viene conservato presso la Gipsoteca canoviana di Possagno.[2]
Storia
L'opera fu commissionata nel 1819 da Robert Banks Jenkinson, Lord Liverpool, allora Primo Ministro Britannico (dal 1812 al 1827), e comprata al prezzo di dodicimila sterline. Il modello in gesso è conservato nella gipsoteca canoviana con l'annotazione 1819 nel mese di settembre;[1] esiste anche un bozzetto realizzato in terra cruda. Realizzata tra il 1819 e il 1822, Canova ne scrisse così in una lettera a Quatremère de Quincy: «Esposi un altro modello di una seconda Maddalena, distesa in terra e svenuta quasi per eccesso di dolore di sua penitenza: soggetto che piace moltissimo, e che mi ha fruttato molto compatimento ed elogi assai lusinghieri».[3]
Finì all'asta nel 1852 da Christie's. Da allora sparì, perdendo la sua attribuzione allo scultore, dopodiché il suo ricordo cadde nell'oblio e fu considerata perduta.[4] Nel 2002 la scultura fu venduta a un'asta comune di sculture per giardino, senza attribuzione: i nuovi proprietari sono una coppia inglese, ignara del suo reale valore.[4]
Nel 2022 l'opera, posizionata come elemento decorativo in un giardino privato, viene riscoperta dopo 200 anni come opera originale di Canova.[1] Nel luglio dello stesso anno viene messa all'asta da Christie's, ma non viene acquistata.[5][6]
Descrizione
«Il Canova effigiò la Santa non anco condotta agli estremi finimenti della vita, ma di un medio temperamento fra l'antica bellezza, e lo squallore della penitenza.»
(Melchior Missirini, Della vita di Antonio Canova, 1824, p. 111[7])
Riprendendo il soggetto della Maddalena, appropriato alla resa del nudo, Canova scolpì per il prestigioso committente la santa come figura di penitente distesa, abbandonata su una roccia e priva di sensi. La figura è rappresentata seminuda ed ha le gambe coperte da un morbido panno, avvolto leggermente intorno ai fianchi. È riversa a terra in una posa di abbandono languido, con la testa reclinata a un lato e la bocca socchiusa, quasi dimentica di sé e in un abbandono delle membra proprio di chi ha perduto per sempre ogni vigore fisico. Appoggiata su un rialzo roccioso, lo sguardo estatico e il volto solcato dalle lacrime rafforzano il patetismo della figura, nella quale convergono sensualità e forte sacralità.