Maurizio DianeseMaurizio Dianese (San Donà di Piave, 11 febbraio 1954) è un giornalista e scrittore italiano. BiografiaÈ nato a San Donà di Piave, ma la famiglia si è trasferita nei primi anni sessanta a Mestre. Qui ha frequentato il Liceo classico Franchetti e si è successivamente laureato in lettere e filosofia presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Dopo un'iniziale collaborazione con Il Secolo XIX di Genova e l'Ora di Palermo, ha contribuito nei primi anni ottanta alla creazione dei servizi giornalistici di Radio7 e dell'allora nascente Televenezia e in seguito di Antennatre.[1] A metà degli anni '80 è stato assunto al Mattino di Padova e poi alla Nuova Venezia prima di entrare a far parte dell'organico del Gazzettino di Venezia, dove tuttora lavora, occupandosi di numerose inchieste sulla realtà locale. Maurizio Dianese ha inaugurato e sviluppato una modalità di indagine sui fatti malavitosi del Nordest che mette insieme il punto di vista degli investigatori con le interpretazioni e le spiegazioni dei diretti interessati e cioè dei banditi, per offrire ai lettori una conoscenza in presa diretta e il più possibile aderente alla realtà del fenomeno banditesco nel Nordest. Famose le numerose interviste a Felice Maniero e a Silvano Maritan, due boss della malavita organizzata locale e rimane scolpita nella storia recente il racconto della figura di Vincenzo Pipino, il re dei ladri veneziani. Rispettato da criminali e carabinieri, da poliziotti e magistrati, Dianese è oggi il più autorevole esperto di fatti di malavita nel Nordest. Molte sue inchieste sono sistematicamente saccheggiate da tanti "esperti" improvvisati che si limitano a ricopiare i suoi scritti. Dianese è l'unico giornalista, infatti, che ha analizzato e seguito la nascita e lo sviluppo di quella che avrebbe acquisito grande notorietà come la “Mala del Brenta"[2], divenendo profondo conoscitore delle modalità di penetrazione nel tessuto sociale della criminalità organizzata autoctona e di quella importata tramite i cosiddetti “soggiornanti obbligati”, condannati per camorra e mafia, con obbligo di residenza nelle città del Nord Italia. Su questa materia ha collaborato con le principali rete televisive nazionali (Rai, LA7, Sky) a inchieste, reportage e da ultimo, nel 2012, ad un film-documentario sulla vita di Felice Maniero e sull'ascesa e caduta della Mala del Brenta [2]. Sulla banda di Felice Maniero ha scritto Il bandito Felice Maniero e Malatempora. Nei decenni di attività giornalistica si è occupato, attraverso un cospicuo lavoro di indagine, di altre vicende che, pur situate a livello locale, hanno avuto risonanza nazionale. In particolare vanno menzionate:
Premi e riconoscimenti
Opere
Note
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