La tecnica costruttiva dei primi motori in produzione, ancora in uso nei motori di piccola cubatura e in molti motori motociclistici, prediligeva una soluzione diversa dal monoblocco, ovvero quella di lasciare cilindri e basamento come parti distinte.
Questa soluzione ha l'innegabile vantaggio di prevedere una certa modularità nel riutilizzare parti meccaniche comuni, ma nella realizzazione di motori a più cilindri la tecnica costruttiva si orientò successivamente per la soluzione a monoblocco.[1]
Vantaggi del monoblocco
Il monoblocco è usato per i seguenti vantaggi:
offre una rigidità meccanica complessiva superiore, anche in previsione di una funzione portante della struttura del monoblocco, ottenuta riducendo da tre a due elementi le parti costruttive e riunendo il basamento superiore con il cilindro, con eliminazione della bancata
offre una riduzione delle vibrazioni, ovviata in parte nella soluzione a blocchi separati dalla realizzazione di una testata comune per tutta la serie di cilindri
contiene i costi produttivi, privilegiando la riduzione di parti necessarie alla realizzazione del motore piuttosto che la sua modularità
permette di ricavare nella struttura del monoblocco una serie di canalizzazioni interne atte a distribuire, in caso di motore raffreddato a liquido, il liquido di raffreddamento che contribuisce allo smaltimento termico dell'unità e, in generale, a inglobare anche le canalizzazioni dei circuito di lubrificazione. Le canalizzazioni divennero via via possibili con l'evoluzione della tecnologia costruttiva, legata al miglioramento delle macchine utensili e alla ricerca sui materiali usati per realizzare i motori.[2]
Uso
Nei motori automobilistici il monoblocco è la soluzione normalmente usata, mentre in campo motociclistico si conserva l'uso della bancata, sia per motivi di marketing, come nella produzione delle celeberrime Harley-Davidson, sia di semplicità manutentiva, come nei motori a due tempi di piccola cubatura.