Nazirock - Come sdoganare la svastica e i saluti romani
Nazirock - Come sdoganare la svastica e i saluti romani è un film-documentario del 2008 diretto da Claudio Lazzaro. La pellicola è un viaggio nell'estrema destra italiana, attraverso i suoi rituali, la musica, gli slogan e i movimenti politici d'ispirazione fascista sdoganati durante il Governo Berlusconi. Si tratta della prima opera di giornalismo d'inchiesta che mostra dall'interno il rapporto tra i giovani neofascisti e neonazisti e la musica cosiddetta identitaria, utilizzata come strumento di proselitismo politico da Forza Nuova e da altri gruppi dell'estrema destra[1][2][3][4][5]. TramaDistribuzioneNazirock viene distribuito in DVD, dall'aprile 2008, nella collana Feltrinelli "Real Cinema" (allora diretta dal produttore Carlo Cresto-Dina), con un allegato che raccoglie testi di presentazione, a firma di Antonio Pennacchi e Furio Colombo, assieme ad altri, scritti in precedenza da Valerio Marchi, Nicola Mariani e Ugo Maria Tassinari.[6] La sua distribuzione cinematografica viene boicottata dai gruppi della destra neofascista. L’autore e i cinema che mettono Nazirock in cartellone ricevono minacce. Molte proiezioni vengono cancellate, così come il contratto di distribuzione su Roma firmato con Fandango.[7][8][9] Alcune librerie non espongono il DVD negli scaffali per timore di rappresaglie.[10] Il film viene sabotato anche in rete, dove qualcuno (che la polizia postale non riuscirà a identificare) scarica copie falsificate di Nazirock, con musiche festose che vanno a sovrapporsi alle immagini strazianti dei campi di sterminio.[11] Anche il sito in cui Lazzaro pubblica le date delle proiezioni subisce attacchi hacker, che per due volte riescono a cancellarlo dalla rete. Problemi giudiziariAll’uscita del film, gli avvocati di Forza Nuova, movimento di Roberto Fiore, hanno citato in giudizio il regista e minacciato di intraprendere azioni legali nei confronti degli esercenti che lo avessero proiettato nei loro cinema.[12][13] Il giornalista ha dovuto difendersi in sei diversi procedimenti giudiziari, a seguito delle denunce di personaggi della destra estrema che a vario titolo si ritengono diffamati o danneggiati dal suo documentario; ha vinto tutte le cause, dovendo ogni volta pagare le sue spese legali, fino al 2015, quando è stato condannato a risarcire Gigi Guerzoni[14], pregiudicato, candidato di Forza Nuova alle elezioni, frontman di una rock band che inneggia alla Repubblica di Salò, perché il film avrebbe danneggiato la sua attività artistica[15]. Il processo di appello dà torto al Guerzoni, riconoscendo la correttezza delle informazioni fornite dal documentario. Infine la Cassazione, il 3 febbraio del 2022, respinge il ricorso dell’esponente di Forza Nuova e, nel rispetto del diritto di cronaca e della professionalità dell’autore, ribalta la sentenza che nel 2015 aveva condannato Nazirock. [16] Sono passati però dieci anni dall’inizio dell’offensiva giudiziaria scatenata contro Claudio Lazzaro con procedimenti pretestuosi e intimidatori che, mancando in Italia una legge sulle cause temerarie, che preveda giusti risarcimenti e il rimborso delle spese legali per chi subisce questo genere di attacchi, ha impedito all’autore di procedere nel suo lavoro di giornalista indipendente.[17] Prese di posizioneNazirock ha suscitato reazioni contrastanti anche al di fuori della destra neofascista[18]. In alcune università, quella di Bologna e la Luiss di Roma, i rettori ne hanno vietato le proiezioni, provocando manifestazioni di protesta [19][20][21][22]. Dalla sua uscita e per diversi anni Nazirock è stato proiettato e dibattuto in molte sedi locali dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e dell’Associazione Ricreativa e Culturale Italiana, ma in occasione della recente sentenza di condanna i vertici di Anpi e Arci non hanno preso le sue difese.[senza fonte] Contro l’accanimento giudiziario nei confronti di Nazirock ha invece preso posizione Articolo21, l’associazione di giornalisti, giuristi, economisti e personaggi della cultura che difendono la libertà di manifestazione del pensiero[23]. Anche Ossigeno per l’informazione, l’associazione che gestisce l’Osservatorio sui giornalisti minacciati, patrocinato dalla Federazione Nazionale della Stampa e dall’Ordine dei Giornalisti, ha preso le difese del regista e ha inserito Claudio Lazzaro nella tabella dei nomi delle vittime di minacce[24][25]. Note
Voci correlateCollegamenti esterni
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