Nacque a Alhama la Seca un piccolo centro andaluso in provincia di Almería figlio di Francisco Salmerón Lopez e di Rosalia Alonso Garcia. Il padre era un medico di idee liberali e per questo perseguitato politico. Nicolás rimase orfano di madre da piccolo, esperienza che segnò la sua sensibilità per tutta la vita. Aveva delle sorelle, che lo crebbero senza affetto, e un fratello maggiore di 16 anni di nome Francisco, avvocato penalista, anch'egli militante politico in campo liberale[1].
Tramite le traduzioni fatte dal suo amico Julián Sanz del Río ebbe modo di studiare l'opera del filosofo tedesco Karl Krause che influenzò profondamente la sua visione della vita, evolutasi poi nella maturità in chiave positivista. Fu tra i fondatori nel 1876 della Institución Libre de Enseñanza (ILE).
Le sue idee liberali lo indussero a intervenire nel dibattito politico del suo Paese, scrivendo articoli sui giornali e aderendo al Partito Democratico, motivo per cui soffrì cinque mesi di carcere, insieme ad altri repubblicani fra cui Francisco Pi y Margall, fautore però del federalismo, sotto il Regno di Isabella II nel 1867, diventando uno dei protagonisti del cosiddetto "Sessennio democratico", strenuo difensore della legalità democratica, della libertà di associazione dei lavoratori e dell'unità nazionale.
Fece parte il 2 aprile 1865 della giunta dei fondatori della Società abolizionista spagnola (Sociedad Abolicionista Española), fondata da Julio Vizcarrondo (1829-1889) che ne fu anche il segretario, la quale si prefiggeva l'abolizione della schiavitù nelle colonie spagnole di Porto Rico e Cuba. Durante la Rivoluzione del 1868 torna a Madrid dove, dopo essere stato reintegrato nella Cattedra che aveva occupato, prese parte alle Giunte rivoluzionarie.
Nel 1871 è eletto Deputato al Parlamento per la provincia di Badajoz e dopo la proclamazione della Prima Repubblica spagnola diventa Ministro di Grazia e Giustizia nel gabinetto di Estanislao Figueras e poi Presidente delle Cortes Generales. Fu nominato Presidente del Potere Esecutivo[3] incarico che occupò dal 18 luglio al 7 settembre del 1873.
La sua politica, che perseguiva tenacemente l'unità nazionale, non resse alle forti spinte separatiste e federaliste dei suoi oppositori. Dette le dimissioni da Presidente della repubblica per non voler firmare due condanne a morte in ossequio al suo ideale di non violenza applicato anche nella vita pubblica e politica. Lasciata la politica attiva torna a occupare nel 1874 la sua Cattedra di Metafisica a Madrid ma il 17 luglio 1875, in seguito alla Restaurazione borbonica in Spagna, fu estromesso insieme a tutti gli altri professori dissidenti dall'insegnamento. Andrà temporaneamente in esilio in Francia dove a Pau fonderà il partito dell'Unione Repubblicana.
Nel 1885 tornò in Spagna e rioccupò la sua cattedra. Nel 1889 fu anche l'avvocato della difesa nel processo del famoso delitto della calle de Fuencarral di Madrid.
Di salute precaria durante le vacanze frequentava i bagni termali della sua città natale, dove si fece costruire una villa, e quando era ospite a Baranda di Montija del suo amico Teodoro Sainz Rueda quelli di Gayangos di Montija in provincia di Burgos. Morì a Pau in Francia mentre vi si trovava in vacanza il 20 settembre del 1908. È sepolto nel cimitero civile del Este di Madrid, il suo monumento funebre si trova alla destra di quello di Francisco Pi y Margall, suo predecessore nella Presidenza della Prima Repubblica spagnola.
La città di Almería, in Andalusia, gli ha dedicato una strada e un parco pubblico.
Matrimonio
Salmeron si sposò all'età di 22 anni[6], quando ancora era ausiliario della sezione di Lettere dell'Istituto di San Isidro di Madrid, con Catalina Garcia y Perez di 19 anni[7] che aveva conosciuto a casa di suo fratello maggiore Francisco, in piazza del Progresso, quando andava da lui a studiare. Catalina viveva a Madrid, dove si era trasferita all'età di otto anni con la sorella Vicenta, che le faceva da madre e che era diventata grande amica della famiglia di Francisco Salmerón.
Dal matrimonio nacquero tredici figli di cui sei morirono in tenera età.
Francisco, il maggiore diventerà dottore in medicina a Parigi; Exoristo diventerà un famoso caricaturista con il nomignolo di "Tito". Questi due figli morirono poco dopo il padre. Nicolas, sarà farmacista e scrittore; Catalina; Pablo diventerà avvocato; José ingegnere civile; l'ultimogenita si chiamava Rosalia.
Opere e contestazioni
Nel 1876 scrisse il Prologo[8] a una delle due edizioni pubblicate in lingua spagnola in quell'anno della Historia de los conflictos entre la religión y la ciencia di Juan Guillermo Draper che, pubblicato anche sulla Revista de España di luglio-agosto del 1876, fu attaccato da Menéndez Pelayo[9] nell'ambito della “polemica sulla scienza spagnola” che stava organizzando Gumersindo Laverde. Come filósofo si distinse per il suo pensiero razionalista.
La sua opera omnia fu pubblicata nel 1911 in quattro volumi. A Madrid gli è stato intitolato il Centro Culturale Nicolás Salmerón che organizza mostre d'arte e incontri culturali.
^Catalina Garcia y Perez era nata a Torrelaguna in provincia di Madrid il 13.2.1840 da Pablo Garcia e Josefa Perez due modesti lavoratori di Lozoyuela.
^L'opinione di Marcelino Menéndez Pelayo, monarchico e ultra conservatore, espressa in una lettera ai suoi genitori ancora ai tempi in cui era studente a Barcellona, era che “Salmeron e il “Krausismo” altro non fossero che una specie di massoneria dove una volta entrati fosse impossibile uscirne” ed imputava alla necessità di sottrarsi al nefasto insegnamento di Salmerón e alla sua filosofia “krausista” la sua decisione di iscriversi all'Università di Barcellona dove insegnava invece José Ramón Fernández de Luanco grande amico di suo padre e suo primo maestro.