Nirmala JoshiNirmala Joshi (Ranchi, 23 luglio 1934 – Calcutta, 23 giugno 2015) è stata una religiosa indiana succeduta a Madre Teresa di Calcutta alla guida delle Missionarie della Carità, espandendo il movimento oltremare[1][2][3]. BiografiaJoshi, nata Kusum, nacque nel luglio 1934[4] in una famiglia di bramini, maggiore di sette figli, a Ranchi, nella provincia di Bihar e Orissa nell'India britannica (futura capitale dello stato indiano di Jharkhand).[5][6][7] I suoi genitori erano originari del Nepal e suo padre fu un ufficiale del British Indian Army fino all'indipendenza nazionale del 1947.[7] Nonostante la sua famiglia fosse induista, fu istruita da missionarie cristiane carmelitane ad Hazaribag. In questo frangente, venne a conoscenza dell'operato di Madre Teresa e decise di dare il proprio contributo. Si convertì quindi al cattolicesimo e all'età di diciassette anni si unì alle Missionarie della Carità fondate da Madre Teresa.[1][8] Joshi si laureò in Scienze politiche e ottenne un dottorato in Giurisprudenza all'Università di Calcutta.[5][9] Si trasferì a Panama, divenendo una delle prime consorelle dell'istituto a guidare una missione straniera. Nel 1976 Joshi inaugurò il ramo contemplativo delle Missionarie, rimanendo alla sua guida fino al 1997, quando sarebbe stata eletta per succedere a Madre Teresa come Superiora generale dell'istituto.[1][9] Sotto la sua egida il raggio d'azione della congregazione si espanse ulteriormente, in particolare con l'apertura di nuovi centri in Afghanistan, Israele e Thailandia.[1] Il suo mandato come superiora scadde il 25 marzo 2009 e le successe la tedesca Mary Prema Pierick.[1][7] MorteJoshi morì nel giugno 2015 a Kolkata (Calcutta) a causa di una malattia cardiaca.[10] Molti leader indiani espressero pubblicamente le loro condoglianze, tra i quali il primo ministro Narendra Modi e la Chief Minister del Bengala Occidentale Mamata Banerjee.[11] Premi e riconoscimentiIl governo indiano le conferì il Padma Vibhushan, la seconda più alta onirificenza civile del Paese, durante la Festa della Repubblica (26 gennaio) del 2009 per i suoi servigi alla nazione.[12][13] Note
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