Le sue opere, eseguite prevalentemente tra il 1621 e il 1657, sono documentate ed evidenziano la svolta artistica apportata da Claesz: dalla natura morta, tipica dei pittori di fine Cinquecento al nuovo tema dei 'banchetti' o 'piccole colazioni' (Ontbijtjes), per lo più, monocromi evolventi, nel corso degli anni, verso una gamma di variazioni.[2][4]
Le sue opere si caratterizzarono per il gioco di luci sugli oggetti, come un bicchiere di vino, un coltello, un piatto di metallo con pesce o pane e una ciotola di bacche, che produce un effetto ricco evidenziando la solidità delle forme.[5]
La trasformazione del suo gusto pittorico si manifesta dal passaggio dalle opere giovanili, caratterizzate da sfondi a campana o di tendaggi e con un impianto talvolta occasionale, alle opere della seconda fase contraddistinte da un orizzonte più basso, un'organizzazione più articolata. In un terzo periodo creativo, il pittore elaborò con più attenzione il livello prospettico dei primi piani, impreziosendolo con riflessi argentati, armonie cromatiche soffuse come appare nella Natura morta del 1646 conservata a Praga.[4]
In questa fase matura, appare pregevole la sintesi tematica, il virtuosismo immerso nell'incanto poetico e nella tonalità cromatica. Molti elementi del suo gusto tardivo si saldarono con quello giovanile di Willem Claesz Heda, che però evidenziò maggiore sensibilità nella luminosità e una maggiore liricità.[4]
Tra i prosecutori di Claesz si può citare il pittore Roelof Koets, noto per i suoi dipinti di grappoli d'uva.[1]
Nicolas Berchem Claesz, figlio di Pieter Claesz, nato nel 1620, divenne un famoso paesaggista.[1]
Note
^abcPieter Claesz (1597-1660), su bigli.com. URL consultato il 24 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2018).
^abPieter Claesz, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 24 giugno 2018.
AA. VV., Dizionario della pittura e dei pittori, diretto da Michel Laclotte con la collaborazione di Jean-Pierre Cuzin; edizione italiana diretta da Enrico Castelnuovo e Bruno Toscano, con la collaborazione di Liliana Barroero e Giovanna Sapori, vol. 1-6, Torino, Einaudi, 1989-1994, ad vocem, SBNCFI0114992.
(DE) Martina Brunner-Bulst, Pieter Claesz – der Hauptmeister des Haarlemer Stillebens im 17. Jahrhundert: kritischer Oeuvrekatalog, Lingen, 2004.