Sebbene questa sottospecie sia diffusa in Corsica, Calabria e Sicilia[2], la diffusione maggiore la si trova sull'altopiano silano in Calabria (Pinus nigra ssp. laricio var. calabrica), dove si trovano estese foreste di pinete ricordate da Plinio, Livio e Virgilio, tanto da essere denominato comunemente Pino silano[1].
Una piccola formazione di pino laricio è presente in Toscana, presso Buti in provincia di Pisa, all'interno dell'Area naturale protetta di interesse locale Stazione Relitta di Pino Laricio, la cui autoctonia è incerta[2].
Il pino laricio è una specie che resiste molto bene agli sbalzi di temperatura. Lo si trova dagli 800 metri fino ai 1500. Preferisce suoli acidi[3].
In Italia
Questa specie in Calabria è presente sull'altopiano della Sila, in parte delle Serre Vibonesi e in Aspromonte tra i 1100 e i 1700 metri d'altezza[4].
La chioma ha dapprima forma conica che tende a prendere un aspetto ombrelliforme negli esemplari vetusti[3].
Corteccia
Da grigio a grigio-bruno scuro con profonde fessure verticali soprattutto nei grandi esemplari[3].
Portamento
Il pino laricio è un albero più alto rispetto al pino nero, l'altezza media è di circa 30 metri e può raggiungere i 40–50 metri. I rami sono rivolti in alto nei giovani esemplari mentre nei grandi alberi sono ascendenti solo i rami terminali[3].
Aghi
Gli aghi sono sottili e rigidi, possono essere curvi e sono lunghi da 8 a 16 cm. Hanno bordo seghettato[3].
I coni o strobili hanno picciolo brevissimo e sono lunghi fino a 8 cm. Maturano e si aprono 3 anni dopo l'impollinazione. Ogni cono contiene da 30 a 40 semi alati lunghi 5-7 mm[3].
Usi
Il pino laricio è stato impiegato essenzialmente per due scopi: la produzione di legname d'opera (specie per costruzioni navali) e l'estrazione della resina, prodotta in grande quantità da questa sottospecie ed utilizzata per isolamenti e per la produzione di torce[4].