Da piccolo venne educato prevalentemente dalla zia materna che lo incitò ad impegnarsi in studi letterari. All'età di nove anni incominciò i suoi studi secondari presso Puerto de Vega dove trascorse la sua adolescenza.[1]
Dopo aver rinunciato all'idea di entrare a far parte dei Gesuiti, si iscrisse alla facoltà di Medicinamadrilena, riuscendo nello stesso tempo ad incanalare la sua passione politica all'interno del partito moderato.[1]
Negli anni seguenti ottenne diversi incarichi istituzionali, come quello di governatore di Alicante e di Valencia, quello di alto funzionario, di deputato e di docente universitario.[1]
Le sue tendenze conservatrici si acuirono con il tempo e il suo libro Polémicas con la Democracia (1862), indicò le sue definitive opinioni ed i suoi ideali politici.[2]
Il suo esordio letterario risalì al 1837 per quanto riguarda la critica, grazie alla collaborazione con i periodici El Alba, No me olvides e Las Musas, cui seguirono gli incarichi di redattore con El Correo Nacional (1838) ed El Español (1845) e di direttore dell'El Estado (1856).[3]
Invece la sua carriera di poeta incominciò nel 1840, quando il Lyceum di Art e Letteratura madrileno pubblicò il suo Ternezas y flores, una collezione di idilli ed elegie, apprezzata soprattutto per la struttura tecnica ineccepibile; una buona accoglienza riscosse la sua opera intitolata Ayes del Alma (1842).[2]
Con Fábulas morales y politicas (1842) e Dolores (1845), lo scrittore mutò parzialmente toni e contenuti, indirizzandosi verso una liricamoraleggiante, che rinsaldò un certo successo sia di pubblico sia di critica.[4][5]
Campoamor tentò di sviluppare sia un ambizioso poema epico in ottave intitolato Colón (1853), ispirato alla vita ed alle imprese di Cristoforo Colombo, sia un poema simbolico come El drama universal, una sorta di leggenda narrante gli sviluppi del secolo, ma i risultati non furono entusiasmanti.[4]
Campoamor si dedicò al teatro, elaborando interessanti drammi sperimentali, quali El Palacio de la Verdad (1871), Dies Irae (1873), El Honor (1874) e Glorias Humanas (1885), ma si mise in evidenza soprattutto con importanti saggimetafisici e filosofici nei quali definì la sua posizione critica: La Filosofia de las leyes (1846), El personalismo, apuntes para una filosofía (1855), La metafísica limpia, fija y da esplendor al lenguaje (1862), Lo Absoluto (1865) e El Ideísmo (1883), furono i più significativi.[5]
La vena creatrice e le intenzioni letterarie di Campoamor, espresse nel libro Poética (1883), perseguirono come via alternativa al dilagante sentimentalismo proposto dai romantici, una letteratura incentrata sulle riflessioni, sulle idee e sui contenuti, talvolta però difettosi di originalità e slancio.[4][5]
Lo stesso Campoamor autodefinì le sue liriche come "dramatic humorada" e "pequeño poema", anche se la mescolanza umoristica, filosofica, poetica dei suoi scritti può anche essere vista come una rivisitazione di antiche forme letterarie, intrisa di una vena malinconica, non mancante di saldature con il misticismo e nemmeno di aperture ad una visione scettica ed epicurea della natura.