Le relazioni bilaterali tra l'Italia e la Thailandia hanno inizio formalmente nel 1868, con la firma a Roma di un trattato di amicizia e commercio tra i rappresentanti di Chulalongkorn del Siam e Vittorio Emanuele II.[1] Architetti italiani realizzarono diverse opere importanti in Thailandia, come la Sala del trono Ananta Samakhom e la stazione centrale di Hua Lam Pong a Bangkok[1], e l'arte italiana ebbe un'influenza importante sull'arte moderna thailandese. La cultura thailandese suscitò interesse in Italia, e oggi elementi di essa, come la cucina thailandese e l'arte marziale del Muay thai, godono di crescente popolarità.
Il primo italiano a giungere vicino a l'allora Regno siamese, nonché la prima persona ad affermarne l'esistenza, fu Niccolò de' Conti nel 1420. Nel 1868 i rappresentanti di Re Chulalongkorn del Siam firmarono con Vittorio Emanuele II un trattato di amicizia e commercio, che sancì l'inizio delle relazioni bilaterali.[1] Il primo ambasciatore italiano in Thailandia, Guelfo Zamboni, tuttavia, fu accreditato quasi un secolo dopo, nel 1956. Dopo la firma del trattato del 1868, fu istituita una missione diplomatica italiana a Bangkok, e ben presto iniziarono significativi scambi a livello politico, economico e culturale, anche grazie al modo in cui il re Chulalongkorn riuscì a modernizzare il suo regno e ad aprire la strada a relazioni amichevoli con gli altri paesi. In effetti, egli fu il primo re siamese a visitare ufficialmente l'Europa e l'Italia, che fu il primo paese in cui fece tappa durante il suo tour europeo. Le relazioni tra l'Italia e il Regno di Thailandia prosperarono ulteriormente nella seconda metà dell'Ottocento.
Angelino Alfano (all'epoca Ministro degli Affari Esteri italiano) fu il primo ministro europeo a visitare Bangkok dopo che l'Unione europea ripristinò i rapporti con la Thailandia, nel febbraio del 2018.[1] In quell'anno, si festeggiavano i 150 anni di relazioni tra l'Italia e la Thailandia.[7] Un mese dopo, la visita fu ricambiata del Ministro degli Affari Esteri tailandese Don Pramudwinai, che si recò a Roma nel marzo del 2018.[1]
Le buone relazioni tra Italia e Thailandia si consolidarono nel tempo, fino ad arrivare all'odierno "rapporto di mutuo rispetto e collaborazione".[1]
Nel 2023 si è celebrato il 155º anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Thailandia.[8][9]
Rapporti economici
Le relazioni economiche tra i due paesi sono importanti, e sono fiorite particolarmente negli ultimi anni.[1] L'attività commerciale viene seguita insieme all’ICE e alla Camera di Commercio italo-thailandese.[3] Un Business Forum Italia-Thailandia è stato creato nel 2015, su iniziativa dell'ambasciata italiana.[3][4]
Il commercio bilaterale tra i due paesi è stato in media di 3,4 miliardi di dollari all'anno tra il 2015 e il 2017. Nel 2017 l'interscambio tra i due paesi è stato di oltre 3,7 miliardi di dollari, con un incremento dell'8% rispetto al 2016. L'Italia è al 24º posto tra i partner commerciali della Thailandia, ed è quinta tra quell dell'Unione Europea dopo Germania, Gran Bretagna, Olanda e Francia. La Thailandia è al 48º posto tra i partner commerciali dell'Italia, ma seconda tra i paesi dell'ASEAN, dopo Singapore.[10] Le principali esportazioni dalla Thailandia verso l'Italia includono condizionatori, automobili, attrezzature e parti, gomma, calamari refrigerati/congelati, ferro e acciaio, vestiti, elettrodomestici e altri componenti, gioielli, tessuti, macchine fax, telefoni, ecc. Le principali importazioni dall'Italia verso la Thailandia includono macchinari e componenti, prodotti chimici, macchinari e componenti elettrici, tessuti, prodotti farmaceutici, prodotti per animali, prodotti in metallo, prodotti in plastica, strumenti scientifici, strumenti medici, strumenti vari, ecc.[11]
Scambi culturali
Architetti e ingegneri italiani furono impegnati in Thailandia, principalmente durante la reggenza del monarca Chulalongkorn. Essi contribuirono alla modernizzazione del Siam. La testimonianza del lavoro degli architetti e ingegneri italiani si ha oggi in numerose strade, edifici e ponti sparsi in tutta la Thailandia.[1] Tra le realizzazioni di questi architetti italiani si annoverano la Sala del trono Ananta Samakhom e la stazione centrale di Hua Lam Pong a Bangkok.[1]
L'arte moderna tailandese è stata influenzata da artisti italiani. Corrado Feroci, meglio noto in Thalandia come "Professor Silpa Bhirasri", è considerato il padre dell’arte moderna tailandese. Feroci fondò inoltre l'Università Silpakorn, prima università di belle arti thailandese.[1][3] Il soffitto della Sala del Trono di Anantha Samakhom è stato realizzato da Galileo Chini, ed è considerato patrimonio nazionale in Thailandia.[1]
Il cibo italiano gode di buona popolarità in Thailandia.[1] Vi sono molti ristoranti italiani, distribuiti in tutto il paese.[3] La moda, le automobili e motociclette italiane sono inoltre molto apprezzate,[1][3] ed il marchio Ducati è particolarmente ricercato in Thailandia, come nel resto dell'Asia. Inoltre, i grandi magazzini thailandesi hanno investito nella catena italiana La Rinascente.[1]
Allo stesso modo, la cultura thailandese suscitò un forte interesse in Italia.[1] Essa gode di crescente popolarità. La cucina thailandese e l'arte marziale del Muay thai, ad esempio, stanno crescendo in popolarità nel Bel paese.[1]
Turismo e istruzione
Nel 2018 più di 280.000 italiani hanno visitato la Thailandia mentre 37.000 thailandesi hanno visitato l'Italia. La lingua italiana è insegnata nelle principali istituzioni accademiche in Thailandia, tra cui le università di Chulalongkorn e Thammasat. L'Università Ca' Foscari di Venezia offre corsi di lingua thailandese con l'obiettivo di istituire un programma di studi thailandesi.