Dopo la maturità Rudolf Dilong divenne frate francescano. In gioventù era stato amico del poeta Štefan Atila Brezány, con cui Dilong mantenne uno sporadico contatto epistolare anche durante il periodo dell'emigrazione. Risiedette a Kremnica, a Hlohovec, a Malacky. Dopo aver completato gli studi teologici, nel 1929 fu ordinato sacerdote. Per qualche anno fu professore di religione alle scuole superiori. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale si arruolò nell'esercito come cappellano militare.
Nel 1945 abbandonò la Slovacchia. Si trasferì a Roma e di qui nel 1947 partì per l'Argentina, dove subito fu destinato all'assistenza spirituale degli immigrati slovacchi di Buenos Aires. Fu redattore del periodico Slovenské zvesti ("Novelle slovacche"). Dal 1965 visse nel monastero di Pittsburgh negli Stati Uniti d'America, ove fu redattore di Listov sv. Františka ("Lettere di San Francesco"). Lavorò anche come funzionario del Congresso mondiale degli slovacchi. Nel 1969 visitò la Slovacchia, avendo in mente di potervi rimanere. Esistono diverse versioni del motivo per cui ciò non si realizzò. Secondo Jozef Rydlo, la responsabilità fu di Laco Novomeský. Dilong ricevette molti soprannomi da parte della critica letteraria: il frate nascosto, il principe dei poeti, il poeta della libertà spezzata, il poeta della perduta libertà slovacca. Era considerato un poeta impetuoso.
Attività
Dilong è uno dei più importanti e più prolifici autori del modernismo cattolico. Si dedicò soprattutto alla poesia, ma anche ai drammi. fu fondatore del giornale Postup. Le sue opere sono collocate in un ambiente rurale, affrontò il tema dell'infanzia e spesso descrisse l'Orava, la sua regione natale, che gli diede rifugio e stabilità soprattutto nel periodo della Seconda guerra mondiale. Fu autore di più di 100 opere, delle quali molte andarono perdute a seguito di un incendio in Argentina.
Dilong passa dal misticismo al surrealismo, ai problemi intriganti della natura, a quelli dell'era atomica, alla triste sorte della sua patria oppressa sotto il giogo del comunismo.[2]
1992 – Ja, Rudolf Dilong, trubadúr: Výber z exilovej tvorby Rudolfa Dilonga ("Io, Rudolf Dilong, trovatore: selezione delle opere dell'esilio") (a cura di Peter Cabadaj)
^(FR) Renée Perreal e Joseph A. Mikuš, La Slovaquie: une nation au cœur de l'Europe, Lausanne, 1992, p. 156
Bibliografia
Bruno Meriggi, Le letterature ceca e slovacca, Firenze, 1968, pp. 310-311
(FR) Renée Perreal e Joseph A. Mikuš, La Slovaquie: une nation au cœur de l'Europe, Lausanne, 1992, pp. 156-157
(SK) Imrich Kružliak, Rudolf Dilong: Honolulu, pieseň labute, Bratislava, Spolok slovenských spisovateľov, 1998, ISBN 80-88735-89-0.
(SK) Jozef M. Rydlo (a cura di), Rudolf Dilong (1905 – 1986): Zborník o živote a diele k básnikovej storočnici. Bratislava, Libri historiae, 2009 ISBN 978-80-89348-04-6.
(SK) Denisa Fulmeková, Konvália: Zakázaná láska Rudolfa Dilonga, Bratislava, Slovart, 2016 ISBN 978-80-556-2484-6.