La parola Symbolum a sé stante comparve in un testo cristiano nel III secolo, nell'epistolario di Tascio Cecilio Cipriano:[1] Cipriano chiamò questa preghiera il «Simbolo della Trinità» e la riconobbe quale parte integrante del rito del battesimo.[2]
Il titolo di Symbolum Apostolicum («Simbolo degli Apostoli») compare in una lettera[3] del 390 circa, inviata dai partecipanti del concilio di Milano a papa Siricio e firmata tra gli altri da Ambrogio di Milano, nella quale si legge: «Si presti credito al Simbolo degli Apostoli, che la Chiesa Romana ha costantemente conservato e tramandato nella sua [originale] purezza».[4] Nella lettera è già presente la tradizione, riferita da Rufino[5] ma a lui precedente,[6] secondo la quale ciascuno dei dodici apostoli scrisse uno dei dodici articoli di fede del Symbolum,[7] ispirati dallo Spirito Santo[8] il giorno di Pentecoste.[2] Questa tradizione era viva nei primi secoli del Cristianesimo[4] e perdurò in tutto il Medioevo,[2] rafforzando l'autorità della formula ormai diventata sacra.[9]
Si sa inoltre che anche nella Chiesa antica i battezzandi pronunciavano una formula di professione di fede, che non si è conservata; non vi sono ragioni di credere che un nuovo Credo abbia sostituito quello apostolico prima del Concilio di Nicea, si può dunque ritenere che la formula usata fosse quella riportata in questa versione.
Secondo alcuni studiosi, la frase «creatore del cielo e della terra» fu aggiunta nel VII secolo.[10].
Scritti dei secoli V e VI indicano che questa preghiera, nei primi secoli della Chiesa, era considerata talmente sacra da non poter essere neppure scritta, ma soltanto memorizzata; questo spiegherebbe la mancanza di fonti scritte dirette antiche in favore di semplici allusioni o rimandi e di una tradizione orale.
Il più antico testo era ispirato al Vangelo secondo Matteo 28,29, quale parte del mandato apostolico (Mt 28,16-20), e si è ipotizzato al riguardo che esistesse in forma scritta già a partire dal II secolo, nota anche come «forma romana».[4][11][12]
Carlo Magno, re dei Franchi dal 768, impose il Credo apostolico su tutti i suoi territori, finché la Santa Sede non accettò di sostituirlo all'Antico simbolo romano, in uso da secoli[4].
Fra i critici, il tedesco Adolf von Harnack, lo storico del Cristianesimo e teologo protestante, ipotizzò una datazione del Symbolum molto più tarda dell'età apostolica, risalente al V secolo.[2][17]
«Credo in Deum Patrem omnipotentem, Creatorem caeli et terrae,
et in Iesum Christum, Filium Eius unicum, Dominum nostrum,
qui conceptus est de Spiritu Sancto, natus ex Maria Virgine,
passus sub Pontio Pilato, crucifixus, mortuus, et sepultus;
descendit ad inferos, tertia die resurrexit a mortuis;
ascendit ad caelos, sedet ad dexteram Dei Patris omnipotentis:
inde venturus est iudicare vivos et mortuos.
Credo in Spiritum Sanctum,
sanctam Ecclesiam Catholicam, sanctorum communionem,
remissionem peccatorum,
carnis resurrectionem,
vitam aeternam. Amen.»
(IT)
«Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra
e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna. Amen.»
Uso liturgico
Nella Chiesa cattolica
È tuttora in uso nella liturgia della Messa, in cui si alterna al «Simbolo niceno-costantinopolitano»; in particolare, può essere adottato durante la Quaresima ed il tempo di Pasqua, nonché in tutte le occasioni nelle quali la liturgia richiama il battesimo.[18] Nell'editio typica tertia del Missale Romanum (2002), il primo verso è stato cambiato in Credo in unum Deum. Il testo riportato in tale messale è il seguente:
Credo in unum Deum
Patrem omnipoténtem, Creatórem cæli et terræ,
et in Iesum Christum, Fílium eius únicum,
Dóminum nostrum,
qui concéptus est de Spíritu Sancto,
natus ex María Vírgine,
passus sub Póntio Piláto,
crucifíxus, mórtuus, et sepúltus,
descéndit ad ínferos,
tértia die resurréxit a mórtuis,
ascéndit ad cælos,
sedet ad déxteram Dei Patris omnipoténtis,
inde ventúrus est iudicáre vivos et mórtuos.
Credo in Spíritum Sanctum,
sanctam Ecclésiam cathólicam,
sanctórum communiónem,
remissiónem peccatórum,
carnis resurrectiónem,
vitam ætérnam. Amen.
Indulgenza
Con breve del 10 luglio 1515, papa Leone X concesse l'indulgenza di 100 giorni a chi recita devotamente il Simbolo degli Apostoli.[19]
«La Chiesa, benché disseminata su tutto il mondo abitato fino ai confini della terra, ricevette dagli apostoli e dai loro discepoli la fede in un solo Dio, Padre onnipotente, «che ha fatto il cielo la terra i mari e tutto ciò che è in essi», e in un solo Gesù Cristo, il Figlio di Dio, incarnatosi per la nostra salvezza; e nello Spirito Santo, che per mezzo dei profeti ha annunciato le economie, le venute, la nascita dalla Vergine, la passione e risurrezione dai morti, l'assunzione al cielo nella carne dell'amato Gesù Cristo nostro Signore e il ritorno dal cielo nella gloria del Padre, per «ricapitolare tutte le cose» e risuscitare ogni carne di tutta l'umanità: affinché davanti a Cristo Gesù Signore nostro, Dio Salvatore e Re, secondo il beneplacito del Padre invisibile, «si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti terrestri e sotterranee, e ogni lingua lo riconosca». Egli farà un giusto giudizio tra tutte le creature: manderà nel fuoco eterno «gli spiriti malvagi», gli angeli trasgressori e divenuti apostati e gli uomini empi, ingiusti, iniqui e blasfemi; a coloro che sono giusti e santi, che osservano i suoi comandamenti e persevereranno nel suo amore -alcuni fin dall'inizio altri dalla conversione- dopo aver conferito la vita come un atto di grazia, donerà l'incorruttibilità e procurerà una gloria eterna.»
^Missale Romanum, editio typica tertia, 2002, p. 513: Loco symboli nicæno-constantinopolitani, præsertim tempore Quadragesimæ et tempore paschali, adhiberi potest symbolum baptismale Ecclesiæ Romanæ sic dictum Apostolorum.
(EN) J.N.D. Kelly, Early Christian Creeds, 3ª ed., Continuum, 1972.
(EN) F. L. Cross e E. A. Livingstone (a cura di), Apostles' Creed, in The Oxford Dictionary of the Christian Church, Oxford University Press, 2005, p. 90, ISBN978-0-19-280290-3.
(EN) Piotr Ashwin-Siejkowski, The Apostles' Creed and Its Early Christian Context, New York, T&T Clark International, 2009.
(EN) Lieuwe H. Westra, The Apostles' Creed. Origin, History and some early Commentaries, Turnhout, Brepols, 2002.