La menzione più antica circa l'esistenza del sinodo di Grado è contenuta negli atti del concilio di Mantova dell'827, nei quali sono citati l'introduzione degli atti sinodali e i nomi dei vescovi partecipanti.[2] Cronache veneziane successive riportano ampi stralci degli atti sinodali, che sono pubblicati in extenso da Andrea Dandolo nel suo Chronicon Venetum nel XIV secolo.[3]
Gli studiosi ritengono che i testi riportati dalle diverse cronache veneziane e dal Dandolo siano falsificazioni, dove, agli atti originali e genuini, siano state aggiunte nel corso dei secoli numerose interpolazioni,[3][4] introdotte per sostenere le posizioni del patriarcato di Grado contro quelle dei patriarchi di Aquileia.[1] Roberto Cessi fu il primo a pubblicare un'edizione critica degli atti sinodali di Grado, distinguendo la parte originale e genuina dalle manipolazioni aggiunte posteriormente.[5]
Le scelte di Cessi non sono state unanimemente accolte da tutti gli studi successivi, a partire dalla data del sinodo, attribuito, stando alla cronaca di Dandolo, al 3 novembre 579. In questa cronaca, tra i firmatari degli atti figura anche Agnello di Trento, mentre nelle sottoscrizioni riportate dai verbali di Mantova, che sono la fonte più antica, il vescovo di Trento si chiama Flaminio.[6] Se si ammette come genuina la lista riportata dai verbali di Mantova, poiché Agnello iniziò il suo episcopato a Trento nel 577,[3] il sinodo di Grado deve essere precedente a questa data, presumibilmente tra il 571/572 e il 576/577.[1][7][8]
Secondo la versione degli atti sinodali, pubblicati per esteso da Andrea Dandolo nel XIV secolo, il sinodo fu convocato dal patriarca Elia di Aquileia e celebrato nella basilica di Sant'Eufemia a Grado il 3 novembre 579. Al sinodo fu presente anche il legato pontificio, il prete Lorenzo. Durante la riunione, i vescovi approvarono il trasferimento della sede aquileiese a Grado, chiamata Nova Aquileia, ed Elia scrisse una lettera a papa Pelagio II esprimendo i motivi di questo trasferimento e chiedendone le necessarie autorizzazioni. Alla fine i vescovi sottoscrissero una professione di fede, dove viene ricordato il concilio ecumenico di Calcedonia del 451 e i precedenti di Nicea (325), Costantinopoli (381) e Efeso (431).[9]
Questa versione dei fatti è tuttavia un falso, e il motivo principale è l'assenza, nella professione di fede, della memoria del concilio di Costantinopoli del 553, nel quale furono condannati i Tre Capitoli.[9]
Scrive Gabriella Braga:
«È evidente che questa implicita professione di fede scismatica mal si accorda con la presenza di un legato pontificio e con l'approvazione papale. Perciò, se il Baronio, il Noris e il Troya avevano considerato gli atti autentici, già il Muratori, il De Rubeis e il Mansi li ritennero falsi o almeno interpolati. Il Cessi, sottoponendo a un attento esame tutte le fonti che tramandano gli atti e le notizie relative a essi, giunse alla conclusione che la sinodo gradense fu realmente convocata nel 579; mentre il Friedrich[10] ritenne che si fosse svolta tra il 571 e il 576 o al più tardi nel 577. Unico scopo di tale sinodo era quello di confermare l'adesione di Elia e dei suoi vescovi suffraganei allo scisma tricapitolino. La lettera di Pelagio II che riconosceva il trasferimento della sede vescovile e la supremazia patriarcale di Grado nonché la presenza del legato Lorenzo sono interpolazioni inserite in vari momenti, identificabili tra i secoli IX e XI, legati alle fasi della lotta tra Aquileia e Grado per il riconoscimento della sede vescovile e della supremazia metropolitica.»
Il sinodo di Grado fu dunque un'assise, forse convocata in concomitanza con la consacrazione della chiesa di Sant'Eufemia,[11] dove Elia e gli altri vescovi non fecero che confermare la loro adesione allo scisma tricapitolino senza compiere alcun trasferimento ufficiale della sede vescovile da Aquileia a Grado, come invece affermano le cronache venete.[12]
Laurentius presbyter, locum faciens Fontesi ecclesiae Feltrinae
20
Marcianus Petenatis
Marcianus Petenatis
Le differenze più notevoli tra le varie liste sono evidenziate dagli editori delle Monumenta Germaniae Historica[18] in questo modo:
il nome del vescovo di Padova è indicato in tre diversi modi, Vigulus, Bergullus e infine Virgilius;
nella lista del IX secolo il vescovo di Sabiona è Materninus, mentre in quella dell'XI secolo è Ingenuus; secondo Dandolo invece il vescovo si chiamava Ingenuinus e fu rappresentato al sinodo dal presbitero Marciano;
nella lista del IX secolo il vescovo di Trento si chiama Flaminio, nelle altre liste invece è Agnello;
nella lista del IX secolo il vescovo di Feltre si chiama Laurentius, mentre nella Cronica de singulis patriarchis il suo nome è Fontegius; secondo Dandolo invece il vescovo Fontesius non era presente al sinodo ma fu rappresentato dal presbitero Laurentius;
negli atti di Andrea Dandolo manca il vescovo di Trento, mentre quello di Celje è Clarissimo, che nelle altre liste è vescovo di Concordia, sede assente in Dandolo;
infine le cronache medievali aggiungono il vescovo di Verona, assente nella lista riportata negli atti del sinodo di Mantova.
^Cuscito, La fede calcedonese e i concili di Grado e di Marano, pp. 213 e seguenti.
^Roberto Cessi, Nova Aquileia, Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Tomo 88., Scienze morali e lettere (1928-1929), Parte seconda: Pubblicazioni letterarie e scientifiche, pp. 588-594.
^Margetić, Il sinodo di Grado di Elia, pp. 137-139.
^Paschini, Le vicende politiche e religiose del territorio friulano da Costantino a Carlo Magno, p. 102.
^abPaschini, Le vicende politiche e religiose del territorio friulano da Costantino a Carlo Magno, p. 103. Cuscito, La fede calcedonese e i concili di Grado e di Marano, p. 214. Gabriella Braga, Elia, Dizionario biografico degli italiani, volume 42, 1993.
^(DE) Johann Friedrich, Die Ecclesia Augustana in den Schreiben der istrischen Bischöfe an Kaiser Mauritius von Jahre 591 und die Synode von Gradus zwischen 572 und 577, in: Sitzungsberichte der K. Bayerischen Akademie der Wissenschaften, Philos.-philol. hist. Klasse, 1906, 2, pp. 327-356.
^Cuscito, La fede calcedonese e i concili di Grado e di Marano, p. 222.
^Cuscito, La fede calcedonese e i concili di Grado e di Marano, p. 215.
^Cuscito, La fede calcedonese e i concili di Grado e di Marano, p. 218.
Roberto Cessi, Nova Aquileia, Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Tomo 88, Scienze morali e lettere (1928-1929), Parte seconda: Pubblicazioni letterarie e scientifiche, pp. 543-594
Lujo Margetić, Il sinodo di Grado di Elia (572-577), in: Lujo Margetić, Histrica et Adriatica: Raccolta di saggi storico-giuridici e storici, Trieste, 1983, pp. 135-140