Il sostantivo (o nome) è la parte variabile del discorso che indica una persona, un luogo, una cosa o, più in generale, qualsiasi entità animata, inanimata o immaginata.
Si parla di "sostantivo" in base all'idea che i nomi sarebbero provvisti di una propria sostanza, cioè un referente extralinguistico di cui possiamo parlare, sia esso concreto (automobile) o astratto (amore). I nomi, insieme ai verbi, sono elementi primari di una lingua e costituiscono il pilastro su cui la frase si costruisce.
Che cos'è il nome e quali funzioni svolge
Il nome (dal latino nomen = "denominazione") o sostantivo (dal latino substantivum = substantia = "sostanza, ciò che esiste") è quella parte variabile del discorso che serve a indicare persone, animali, cose, idee, concetti, stati d'animo, azioni e fatti. In una parola tutto ciò che esiste nella realtà o che possiamo immaginare. I nomi svolgono due funzioni estremamente importanti:
Permettono di indicare tutti gli aspetti della realtà
sono, insieme ai verbi, i pilastri su cui la frase viene costruita.
I nomi comuni indicano persone, animali, cose, luoghi, in modo generico come appartenenti a una classe; il nome libro può indicare uno qualsiasi dei possibili libri esistenti, se non viene a esso aggiunto qualche maggiore elemento di identificazione:
il mio libro
il libro di matematica che ho lasciato sul tavolo
I nomi propri, invece, sono nomi o cognomi di persone, appellativi geografici, storici, letterari, culturali e sociali; indicano non ciò che è generico ma ciò che è individuale, non la classe ma l'elemento singolo, e questa singolarità viene evidenziata tramite l'uso della lettera maiuscola:
Parigi
Puglia
Nomi concreti e nomi astratti
I nomi concreti sono quei nomi che si utilizzano per indicare elementi tangibili come:
I nomi astratti sono quei nomi che esprimono elementi intangibili come:
bontà, bellezza, male, paura, fede, giustizia...
Nomi individuali e nomi collettivi
Il nome individuale designa un'entità singola che può essere una persona, un animale, una cosa o un concetto, indicandola con il nome proprio o con il nome comune della classe a cui questo appartiene. Questa categoria comprende la maggior parte dei nomi:
Luisa, donna, lupo, tazza, virtù...
Per indicare una pluralità di individui, questi nomi devono essere usati al plurale.
Il nome collettivo, invece, pur essendo al singolare designa gruppi o insiemi di persone (folla), cose (fogliame) o animali (mandria). Quando il nome collettivo è in funzione di soggetto, il verbo di solito va al singolare; si potrebbe considerare corretto l'uso del plurale nel solo caso in cui il nome collettivo sia seguito da un complemento di specificazione:
Si dicono numerabili le cose che si possono contare, perché esistono in un numero praticamente infinito:
un libro, dieci libri...
Si dicono non numerabili (o nomi massa) i nomi che indicano quantità indistinte di una certa sostanza (acqua, miele...); questa quantità indistinta infatti non può essere contata: in genere non possiamo dire un'acqua, due acque, ecc. I nomi non numerabili richiedono, per indicare una quantità, l'articolo partitivo o una locuzione:
Maria ha chiesto del sale
Maria ha chiesto un po' di sale
Spesso, sono presenti entrambe le accezioni in uno stesso nome:
Prendo del caffè (non numerabile)
Prendo due caffè (numerabile)
Nomi difettivi
Si dicono nomi difettivi quei sostantivi usati solo al singolare o solo al plurale.[1]
nomi astratti: la pazienza, la costanza, il coraggio
nomi collettivi: il fogliame, la prole
nomi di elementi unici: il sud, l'occidente, l'equatore
nomi di sensazioni fisiche: la sete, la fame, il sonno
Esempi di nomi difettivi solo plurali sono:
nomi che indicano una pluralità di cose: le congratulazioni, le nozze, le ferie
nomi che indicano due elementi che stanno insieme: le bretelle, i pantaloni, le forbici.
Nomi sovrabbondanti
I nomi sovrabbondanti sono quelli che presentano:
due singolari e un plurale (per esempio) singolari arma / arme, plurale armi; singolari nocchiero / nocchiere plurale nocchieri; singolari scudiero / scudiere, plurale scudieri; singolari presepe / presepio plurale presepi)
un singolare e due plurali (per es. singolare braccio, plurale bracci / braccia; singolare corno, plurali corni / corna; singolare filo , plurali fili / fila)
due singolari e due plurali (per es. singolari orecchio / orecchia, plurali orecchi / orecchie)[1]
La seconda categoria è molto importante perché le due forme del plurale hanno spesso un significato diverso: le due forme non sono interscambiabili in tutti i contesti. In genere una delle due viene utilizzata maggiormente per indicare un oggetto concreto, l'altra viene prediletta per il senso figurato (per es. i gesti / le gesta).
Si dicono invariabili o indeclinabili i sostantivi che mantengono la stessa desinenza sia al singolare sia al plurale (modificano soltanto l'articolo che li precede).[1]
Ecco alcuni esempi:
I nomi che terminano con la vocale accentata
Singolare
Plurale
età
età
caffè
caffè
città
città
virtù
virtù
I nomi che terminano con la vocale "i"
Singolare
Plurale
analisi
analisi
brindisi
brindisi
crisi
crisi
ipotesi
ipotesi
metropoli
metropoli
oasi
oasi
sintesi
sintesi
tesi
tesi
Alcuni nomi maschili che terminano con la vocale "a"
Singolare
Plurale
boia
boia
cinema
cinema
cobra
cobra
gorilla
gorilla
vaglia
vaglia
Alcuni nomi femminili che terminano con la vocale "o"
^Esistono comunque delle eccezioni. Ad esempio il plurale di moglie è mogli. Quindi, per evitare errori, è sempre buona norma controllare sul vocabolario.