Figlio di Marc Schœlcher (1766-1832), un alsaziano industriale della porcellana, e di Victoire Jacob (1767-1839), studiò al Liceo Condorcet e nel 1828 fu mandato dal padre in Messico, negli Stati Uniti e a Cuba come rappresentante commerciale dell'impresa paterna.
Tornato in Francia, nel 1832, alla morte del padre ereditò e vendette l'azienda, fu giornalista e critico d'arte. Nel 1833 scrisse De l'esclavage des Noirs et de la législation coloniale, dove sostenne che gli schiavi non fossero maturi per la libertà. Aderì alla massoneria, alla loggia « Les Amis de la Vérité » e in seguito a « La Clémente Amitié ». Nel 1847, per conto della Società per l'abolizione della schiavitù, scrisse una petizione per l'abolizione della schiavitù indirizzata alla Camera dei pari e alla Camera dei deputati.
Alla Rivoluzione del 1848 fu sottosegretario alla Marina e Colonie, e contribuì a far adottare il decreto sull'abolizione della schiavitù, entrato in vigore il 5 marzo. La Francia aveva già abolito la schiavitù nelle sue colonie il 4 febbraio 1794 su iniziativa di Henri Grégoire, il famoso abbé Grégoire, ma era stata ripristinata da Napoleone I il 20 maggio 1802. Tuttavia Schoelcher rimase per tutta la vita favorevole alle imprese coloniali.