Il s’inscrit l'Académie des Beaux Arts de Gênes qu’il quitte en 1859 pour s’enrôler dans le détachement des Cavalleggeri à Pignerol. Il rejoint Parme en 1860 pour participer à l’expédition des Mille : de Gênes, il embarque pour la Sicile pour combattre à Calatafimi, à Palerme et ensuite à Volturno. Cette expérience sera fondamentale dans sa vie et dans son œuvre.
En 1862, il s'établit à Pise[2]. En 1866, il quitte Pise pour rejoindre à Bari les troupes de Garibaldi à Bezzecca qui préparent une attaque contre l’empire des Habsbourg en passant par la Dalmatie. Ce projet ayant été abandonné, il combat avec Garibaldi à Bezzecca et obtient la médaille d'argent de la valeur militaire.
La troisième guerre d’indépendance terminée, il rentre à Cairo Montenotte où il est élu maire. Il entre en contact avec Giosuè Carducci qui promeut ses écrits. En 1875, il termine l’écriture du roman historique Le rive della Bormida et en 1880, il publie Le Noterelle d'uno dei Mille edite dopo vent'anni. En 1881, il est nommé professeur dans un lycée de Faenza et, à partir de 1884, il enseigne à Brescia.
Noterelle d'uno dei Mille edite dopo vent'anni, 1880
Romagna, 1887
Cose vedute, 1887
Da Quarto al Volturno. Noterelle d'uno dei Mille, 1891
Storia dei Mille narrata ai giovanetti, 1904
Vita di Nino Bixio, 1905
Vecchi versi, 1906
Cose garibaldine, 1907
Ricordi e meditazioni, 1911
Notes et références
↑Giuseppe Cesare Abba, Autobiographie : « Nacque in Cairo Montenotte il 6 ottobre 1838, e visse, come tutti i ragazzi di quei tempi, fino agli otto o nove anni, con poco tormento di scuola. A dodici anni, preparato, come si soleva allora, alla testa, perché il corpo era già abbastanza saldo, entrò dagli Scolopi di Carcare, in quel Collegio dove gli entusiasmi del 1848 erano ancora vivissimi, specie nel padre Atanasio Canata, grande svegliatore di ingegni e di cuori, come erano stati tra gli Scolopi di Savona i padri Pizzorno e Faà di Bruno. Svegliavano all'amore delle lettere, dell'arte e della patria, cui molti degli alunni offrirono il braccio nel 1859 ».
↑Giuseppe Cesare Abba, Autobiographie : « Finita la guerra del 1860, G. C. Abba se ne andò a stare in Pisa per vaghezza di studi e per vivere coi giovani amici già compagni d'armi e tornati studenti in quell'Università, gioconda e pensosa; dove anch'egli ascoltò le lezioni dei grandi maestri, memori d'essere stati a Curtatone e a Montanara, lieti di insegnare ai giovani che avevano già provata la guerra e che studiando pensavano a quella o a quelle ancora da farsi. Erano anni di gran vita.
Allora Abba scriveva un suo poemetto romantico, intitolato Arrigo: da Quarto al Volturno che stampò nella primavera del 1866 più per contentar gli amici che per lusinga di far leggere cose sue. Gli dicevano che dalla guerra imminente non era certo di tornare, e che non sarebbe stato inutile lasciare di sé quel lavoro ».
L. Balestrero, Gli ultimi scritti giornalistici di G. C. Abba, in « Miscellanea di storia del Risorgimento in onore di Arturo Codignola », Genova, 1967
L. Cattaneo, Un manifesto elettorale di Giuseppe Cesare Abba, in « Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria », Savona, 1968