Antonio Luridiana
Antonio Luridiana (Pattada, 13 giugno 1888 – Livorno, 1957) è stato un generale italiano, generale di brigata del Regio Esercito durante la seconda guerra mondiale, ricordato per il suo ruolo nel corso dell'offensiva russa sul medio Don nel dicembre 1942.
Biografia
Nacque a Pattada, provincia di Cagliari, il 13 giugno 1888, figlio di Giuseppe e Maria Campus. Entro giovanissimo nella Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, ne uscì nel 1910 con il grado di sottotenente,[2] assegnato all'arma di fanteria, corpo dei bersaglieri,[3] partecipando alla guerra italo-turca nel 1911-1912 in Tripolitania. Tra il 1915 e il 1918 partecipò alla Grande Guerra, quale capitano prima e maggiore poi, del III Battaglione bersaglieri ciclisti, venendo decorato con una medaglie d'argento e due di bronzo al valor militare.https://books.google.it/books?id=uwXcjRLZUuUC&pg=PA750&lpg=PA750
Promosso tenente colonnello,[4] durante la guerra d'Etiopia comandò un battaglione del 3º Reggimento bersaglieri conducendolo nella battaglia dell'Amba Aradam in Etiopia nel febbraio 1936, venendo decorato con la seconda medaglia d'argento e con la croce di guerra al valor militare.
Nell'anno seguente, promosso colonnello, comandò l'11º Reggimento bersaglieri in Friuli.[N 1][1]
Nel 1941 operò fu presso il comando della 2ª Armata.[1] Dal 1º marzo 1942, promosso generale di brigata con anzianità 1 gennaio, fu comandante della fanteria divisionale della 151ª Divisione fanteria "Perugia", conducendola nei Balcani.[1]
Ai primi di dicembre 1942, partì per il fronte russo, giungendovi il 13 corrente,[5] per assumere il comando della fanteria della 3ª Divisione celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta",[1] composta dai reggimenti bersaglieri 3° e 6°. Sul Don, dopo lo sfondamento da parte di preponderanti forze corazzate sovietiche, partecipò nel fatto d'arme della Valle Tichaja il 22 dicembre, venendo decorato con la seconda croce di guerra al valor militare, e riconducendo poi i suoi reparti, ordinatamente, a Bologna nell'aprile 1943.
Nell'agosto successivo fu ancora in Albania, comandando interinalmente la 151ª Divisione fanteria "Perugia", tornando poi in Friuli presso il comando dell'8ª Armata e quindi al comando del presidio militare di Ferrara, dove lo colse l'armistizio dell'8 settembre 1943. In seguito aderì alla Repubblica Sociale Italiana e per questo nel dopoguerra fu sottoposto a procedimento di epurazione e radiato dall'esercito.
Onorificenze
«Ristabilì la saldezza di una linea che stava per essere sopraffatta dall'avversario, organizzò con rapida iniziativa una energica difesa ed obbligò l'avversario a ripiegare in disordine. Fortemente contuso da scoppio di granata, non lasciò il comando del reparto. Fu esemplare per fermezza, valore e ardire. Flondar, quota 146 (Carso), 26 maggio 1917.»
«Comandante di battaglione in avanguardia attaccato violentemente sul fronte dal fuoco avversario ed assalito contemporaneamente sul flanco da un forte reparto nemico, provvedeva tempestivamente, sprezzante del rischio personale e con serenità di spirito, energia e fermezza, prima a parare l'improvviso assalto sul flanco e poi a scacciare il nemico dalle posizioni occupate, concorrendo, con altro battaglione di primo scaglione, a raggiungere in breve tempo e con perdite lievi l'importante obbiettivo assegnatogli. Alture di Belesat - Amba Aradam, 15 febbraio 1936.»
«In una critica circostanza nella quale il suo reparto stava subendo forti perdite, difendeva ad oltranza contro forze preponderanti il tratto di linea a lui affidata, dando tempo ad altre nostre truppe che già si erano arretrare di fermarsi e riordinarsi, su di una nuova linea di difesa. Canale Fassetta (Piave). 16 giugno 1918.»
«Mentre trovavasi degente in un ospedale lontano per malattia, saputo che il suo battaglione era impegnato in arduo combattimento, decimato di truppe ed ufficiali, chiedeva, sebbene febbricitante, di raggiungere il suo posto d'onore. Assunse quindi il comando del battaglione e prese parte ai contrattacchi nemici, finché fu rilevato da altro reparto. Carso (quota 144), 12-19 settembre 1916.»
«Comandante di battaglione, benché incaricato di un comando superiore, chiedeva di conservare il comando delle proprie unità destinata a far parte di una colonna autocarrata alla quale era affidata un'ardua impresa. Durante tredici giorni di tenace lotta occorsi per raggiungere l'obiettivo, fra difficoltà di ogni genere, op poste dalla natura e dal nemico, diede prova continua di tenace volere, capacità professionale, sprezzo d'ogni rischio, concorrendo efficacemente al raggiungimento del successo. Om Ager-Gondar, 20 marzo-1 aprile 1936.»
«Vice comandante di una divisione celere, in una situazione operativa particolarmente delicata, assunto il comando di un settore fortemente premuto da soverchianti forze corazzate e da fanterie, con l'esempio personale e con oculata azione di comando riarmava le poche forze a disposizione. Con la sua tenace resistenza contribuiva efficacemente a permettere ad altre colonne in ripiegamento di effettuare in sicurezza i movimenti stabiliti. Valle Tichaja (fronte russo), 22 dicembre 1942.»
Note
Annotazioni
- ^ Si trattava di un reggimento assai caro a Mussolini, nelle cui file partecipò alla Grande Guerra nel 1916.
Fonti
Bibliografia
- Arrigo Petacco, L'armata scomparsa, Milano, Mondadori, 2015 [1998], ISBN 978-88-04-59587-8.
- Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943, Milano, Einaudi, 2008, ISBN 978-88-06-19168-9.
- Thomas Schlemmer, Invasori, non vittime - La campagna italiana di Russia 1941-1943, Bari-Roma, Laterza, 2009, ISBN 978-88-420-7981-1.
- Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito (a cura di), Le operazioni delle unità italiane al fronte russo (1941-1943), Roma, Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, 1993.
Collegamenti esterni
|
|